martedì 9 novembre 2010

Musica e reinterpretazione

Cari amici,
questo è uno spazio di condivisione in un senso ampio. Per questo adesso rimpiazzo il mio promesso post su Fini con la recensione di un'opera, stimolando una riflessione accennata nel mio vecchio post "Il grande dittatore" sull'interpretazione del passato e sul potere della cultura.
"Tannhauser" è un'opera di Richard Wagner diretta la prima volta nel 1845 e rimaneggiata fino alla fine della sua vita. Non mi soffermerò sugli aspetti rivoluzionari della sua musica e del suo teatro, anticipatori del cinema, quanto sulla sua capacità di essere, via opportune reinterpretazioni, attuale al massimo.
Il plot è datato ma non del tutto scontato per i tempi di allora. Tannhauser è un cantore del X secolo che scopre con la sua musica la montagna di Venere, luogo traboccante di sesso e delizie innominabili. Dopo un lungo periodo al suo interno, decide di lasciare Venere e tornare nella società, in cerca di libertà e di nuove avventure. Venere lo maledice e gli predice il suo ritorno. La società riaccoglie Tannhauser come un eroe dopo la lunga assenza; qui egli ritrova Elisabetta, innamorata di lui da sempre di un amore casto e pulito. Ma durante una gara di cantori, Tannhauser, in preda alla maledizione, rivela di essere stato nella montagna di Venere. L'ipocrita corte di palazzo lo ripudia e vuole metterlo a morte ma Elisabetta lo difende, facendo appello alla speranza della redenzione umana. Tannhauser parte allora in pellegrinaggio per Roma per ricevere il perdono del Papa. Ma il Papa si rifiuta di accordarglielo e paragona la sua speranza di salvezza all'impossibilità del suo bastone di rifiorire. Il cantore si rimette quindi in cerca della montagna di Venere, disgustato dalla falsità del mondo e della speranza cristiana. Venere compiaciuta sta per accoglierlo di nuovo, abbandonato da tutti, quando gli giunge la notizia della morte di Elisabetta e delle sue costanti preghiere. Mentre alcuni pellegrini portano il bastone del Papa di nuovo verde, Tannhauser muore, certo di avere trovato la redenzione.
Solo una sciocca visione superficiale vedrebbe in questo un drammone cristiano, offuscato da cupi fumi nordici o nazisti. L'atmosfera nordica è palpabile, certo (si pensi allo scambio vita di Elisabetta-anima di Tannhauser). Ma in quest'opera non c'è solo questo. Tannhauser è un reietto della società perchè ha assaporato sapori sessuali proibiti. Sapori che certamente anche i nobili che lo condannano conoscono... Neppure il Papa lo perdona. Eppure Dio (in cambio di una vita umana) lo perdona. Da questo punto di vista l'opera si trasforma in un tentativo da parte di Tannhauser di essere accettato, capito, compreso. Ecco come, usando un punto di vista diverso, si possa INTERPRETARE, rileggere, scoprire. Wagner non penso avesse in mente questo, magari no, ma importa?
In Italia Wagner non solo non si rappresenta molto per una faccenda di costi. Esiste un pregiudizio troppo diffuso sulla sua "nazisticità". Wagner è morto nel 1883. E non era un santo. Ma Hitler è nato nel 1889. La finiamo di accostare queste due personalità come fossero la stessa cosa? La reinterpretazione, la stessa che ho operato io in modo grossolano qualche riga fa, ha permesso di fare di Wagner un nazista. Non è allora possibile un rinnovamento?
Negli ultimi anni ammetto che c'è un'inversione di tendenza. Quest'anno (e pure due anni fa) la Scala inaugurerà con "Die Walkure", altro capolavoro di questo genio tanto incompreso. Ma è noto quale sia lo stato degli stanziamenti alla cultura in Italia.
Vi lascio nella speranza di non avervi annoiato con un link che vi consiglio per apprezzare semplicemente la bellezza, scevra da ogni connotato politico. Ed è da uomo dichiaratamente di sinistra che vi parlo.
Il vostro corrispondente dall'Emilia

1 commento:

  1. Bel post bolo, sei stato interessante, nonostante si parlasse di opera e di Wagner!

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