venerdì 30 settembre 2011

...E i commenti?

Cari amici...
Un post di commento multiplo, dato che uno strano problema mi impedisce di commentare: quando clicco su "Posta commento" il commento semplicemente scompare dalla videata e non si stampa sotto il post. Chissà perchè... Altra manovra dei gestori? Del resto dal momento che l'altra volta l'errore lo feci io se gridassi "Al lupo, al lupo" da qui alla fine dei tempi non mi crederebbe nessuno...

Commento al post di Doson sui neutrini: Mi permetto di sottolineare due cose: anzitutto come a questa scoperta scientifica, che richiede certamente altre prove prima di diventare il presupposto per una revisione teorica, non si sarebbe mai arrivati con la filosofia che impronta quell'articolo di Avvenire (che, chissà come mai, già che c'è se la prende pure con Marx...) In secondo luogo trovo ironico che, visto il punto precedente, si dia così tanto valore, per pervenire a tesi preconfezionate, ad un prodotto della Scienza stessa di cui si critica la sua ipotetica egemonia. Resto apertissimo a mettere in discussione qualche assunto scientifico dato per assodato (basterebbe magari rivedere la misurazione della velocità della luce di qualche infinitesimo), ma non, per il fatto che anche la scienza sbaglia, ad affiancarmi "alla fede", come si pretenderebbe nell'articolo. Guglielmo di Ockham è morto da più di 650 anni e nonostante ciò certa gente continua non capire che le due sfere sono SEPARATE.

Commento al post di Ballets su Berlusconi nel mondo: Ma mi spieghi per quale motivo i miei supposti post fregnaccia vengono investiti di ogni critica e post come il tuo (stile facebook, come diresti tu) no. Dove sta la differenza? Ti sorprenderebbe sapere in quanti la pensano come me su queste cose...

Commento al post di Lore sul neutrino: Riflettevo stasera. A breve qualche post che chiarisca la situazione.

Designati - Settembre 2011


Seconda imperdibile puntata di designati!

Architettura

Originale costruzione a Seattle, stile moderno e design minimale.














Interni

Per i matematici: lo "square root table", tavolo con porta riviste incorporato.













Anche la Monnalisa dev'essere al passo coi tempi, ecco la Gioconda 2.0














Un progetto italiano: la poltrona/biblioteca.



















Esterni

Alcuni designers della Columbia University riscrivono il concetto di panchina, con la loro "panchina polimorfica cinetica".













Nerd stuff

Per la serie "famolo strano", un originalissimo orologio. Il segnare il tempo in maniera precisa non è il suo forte, ma da un tocco di colore e unicità in casa.















Foto e Video

Stazione ferroviaria di Osaka, la fontana.



Per la promozione del "New York Latino Film Festival", una divertente serie di cartelli pubblicitari per scherzare i film hollywoodiani (chiamati movie, per distinguerli dai loro film) e la poca considerazione degli ispanici in questi film.


giovedì 29 settembre 2011

Avvenire ed i neutrini

In tema di neutrini, Einstein e tunnel, beccatevi sto articolo di avvenire a cui sono giunto tramite facebook (e tramite Bruno, sempre grande ispiratore!).. Tanto per dare un'idea del tenore copio e incollo la frase per me più rappresentativa:

"Perché viviamo nell’epoca in cui la scienza ha preso il posto della magia, seppure conviva allegramente con l’astrologia che ci propina bollettini quotidiani sulle cui elucubrazioni pare non manchi chi modula la propria esistenza, come solevano fare gli antichi Romani coi verdetti dei loro aruspici."

Auguri...

mercoledì 28 settembre 2011

Stimato in tutto il mondo (4)















Una raccolta di come è ben visto Berlusconi in tutto il mondo. Risate garantite per milioni di persone su tutta la Terra!



[Qui la prima, la seconda e la terza parte]

lunedì 26 settembre 2011

Ore 15 e tutto va male

Cari amici...
Visto il clima da "blog come tutti gli altri", in cui il tam tam contro la Gelmini riduce i veri problemi ad una barzelletta che è, in fondo, il vero intento di chi ci governa, tutti mi perdoneranno una caduta nei clichè più beceri concernenti la televisione italiana.

Ore 15. Sfortunatamente oggi è come fossi una casalinga da cui l'idraulico non va mai, o la signora anziana che ha come compagnia solo la televisione. Tra che cosa posso scegliere?

RAI1: "Verdetto Finale", una sorta di rilettura di Forum di Mamma Rai, ma con tanto di avvocati che perorano le cause dei loro assistiti, con una passione alla Grisham. Trama: la figlia ha rubato 10000 euro alla madre per darli al padre da cui la la seconda è separata; con tanto di psicologo in studio si sondano motivazioni, alibi, suggestioni, sospetti. Assolutamente ridicolo.

RETE4: Il vero "Forum", format vergogna, con una Rita dalla Chiesa inaccettabile, una infinita successione di luoghi comuni, di appelli alla vita degli animali e di cazzate del genere. Trama: non pervenuta; so solo che si parla di angeli e roba simile. Nota positiva: la pubblicità di AirFrance e la pubblicità dell'Amplifon con Lino Banfi nella sezione "Consigli per gli acquisti".

RAI2: "L'Italia sul 2", conduttrice gnocca al punto giusto, si parla di bambini scomparsi, con ospiti in studio e la madre di Denise Pipitone che lancia appelli vari. Trenta secondi dopo il conduttore, maturo ma gnocco al punto giusto, attacca a parlare del papa Benedetto XVI.

CANALE5: Gli anziani di Maria de Filippi, l'upper class milanese e non solo, ballano davanti allo schermo, sparano una serie di minchiate volte a far nascere un'ipotetica tenerezza, si operano confronti, opinioni, corteggiamenti (Raffaele cerca di riconquistare Franca, dopo aver dichiarato di non essere attratto fisicamente da lei...). Discussioni su gesti, intenzioni, parole, coerenza... Rivoluzione: anche signore e signori di mezza età. Lasciatemi dire che il fascino discreto esercitato da Maria, la sua capacità di percepire come tira il vento, di gestire situazioni popolari pur mantenendo un certo distacco, fa di lei la mia candidata preferita al ministero della Propaganda. Diabolicamente attraente. E decisamente sexy con quegli occhiali pornosegretaria.

ITALIA1: non pervenuta per eccesso di turbamento.

RAI3: trasmette un documentario, poi una telenovela in cui l'interpretazione lascia a desiderare. Dopo un pò mi rendo conto che NON E' una telenovela (colpa dell'interpretazione) ma una sorta di telefilm d'avventura. (? carramba! anche su RaiTre tv dal valore risibile? Ma và????) Prima ancora una edizione speciale del TG3 diretta, cito la conduttrice, alle persone SORDE. Ho riso per mezz'ora. Apprezzato tantissimo questo ritorno alla purezza degli anni Ottanta. Io sono d'accordo: basta con questo mondo popolato da ipovedenti, non udenti, diversamente credenti, diversamente votanti, diversamente pensanti, crotalocefali...

Dio che imbarazzo! Va beh, andrò a fare due passi và. Ogni tanto, lo ammetto, cadere nello stereotipo può diventare divertente.

sabato 24 settembre 2011

Che facciamo: ridiamo?

tumblr_ls0svcFF681qz4il9o1_500

Nel comunicato ufficiale riportato sopra, la ministra Gelmini esprime gioia per la recente scoperta scientifica sulla velocità della luce, in particolare ci tiene a congratularsi con gli operai che hanno costruito quel lunghissimo tunnel tra il Gran Sasso e Ginevra che ha permesso la riuscita dell’esperimento.

In un successivo comunicato stampa ha ammesso di un piano di Tremonti per far pagare il pedaggio ai neutrini in ingresso dalla Svizzera, ma che si batterà strenuamente perché non venga imposta nessuna ulteriore tassa sulla ricerca scientifica.

Fuori dal tunnel

















Che il nostro ministro della ricerca e dell'istruzione sia totalmente inopportuna a coprire il suo ruolo in quanto stupida non c'erano dubbi, ma oggi si è superata:
Ufficio Stampa 
Roma, 23 settembre 2011 
Dichiarazione del ministro Mariastella Gelmini 
"La scoperta del Cern di Ginevra e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare è un avvenimento scientifico di fondamentale importanza." 
Rivolgo il mio plauso e le mie più sentite congratulazioni agli autori di un esperimento storico. Sono profondamente grata a tutti i ricercatori italiani che hanno contribuito a questo evento che cambierà il volto della fisica moderna.
Fino a qui ci siamo.
Il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo.
Una vittoria? E perché? Era una gara a chi riusciva a superarla per primo, come andare sulla luna?
Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro.
Il tunnel?!? Ma come fai a dire che tra Ginevra e il Gran Sasso c'è un tunnel?? Qui non ci sono scuse, se da ministro italiano dici una cosa del genere non puoi che essere una stupida, soprattutto se citi degli ignoti finanziamenti italiani per la costruzione di questo fantomatico tunnel.
Inoltre, oggi l'Italia sostiene il Cern con assoluta convinzione, con un contributo di oltre 80 milioni di euro l'anno e gli eventi che stiamo vivendo ci confermano che si tratta di una scelta giusta e lungimirante". 
Mi chiedo poi come sia possibile che nessuno dell'ufficio stampa si sia reso conto della castroneria sesquipedale (per citare Bartocci), e soprattutto perché nessuno lo abbia modificato visto che oramai ne 
parla tutto il web.

Sempre più allibito.

venerdì 23 settembre 2011

Veloce come la luce?





Proprio nelle ore in cui una pioggia di detriti potrebbe cadere sulla Liguria, mentre centinaia di tunisini sono riaccompagnati a casa in preda alla smania leghista di nascondere tutto sotto il tappeto, e mentre io stesso aspetto che il mio algoritmo in Matlab dia un qualche risultato, si rende nota la seguente scoperta scientifica: esperimenti del Cern di Ginevra hanno dimostrato che i neutrini viaggiano piu` veloci della luce.

Proprio sapendo di andare a toccare un tabu` della fisica moderna, il team di scienziati del Cern e dell'Infn guidato dall'italiano Antonio Ereditato ha cercato di verificare per tre anni questa sorprendente scoperta, ripetendo l'esperimento sotterraneo, ed ora chiede ad altri scienziati di verificare a loro volta

Le conseguenze? Devastanti, inimmaginabili, una vera rivoluzione! Si tratterebbe della prima vera confutazione della relativita` di Einstein, la cui equazione E=mc2 pone come costante c la velocita` della luce....

Attendiamo aggiornamenti.

giovedì 22 settembre 2011

Berlusconi nel mondo

Inserisci linkPubblico il link ad una galleria di Repubblica che contiene una raccolta di vignette satiriche straniere sulla gestione di B della crisi italiana.

mercoledì 21 settembre 2011

Oggettive difficoltà

Mi sono letto l’intervista del Corriere a Luisella Costamagna, l’ultima trombata della Tv: fino ad agosto conduceva “In Onda” con quel furbetto di Telese, da qualche giorno è stata sostituita da Nicola Porro, vice direttore di un quotidiano innominabile… Non entro nel merito della faccenda, non mi sono informato. Mi ha fatto sorridere una frecciatina della “bella Luisella” al “piccolo e nero Telese”, che vi trascrivo:

image A proposito di abitino, spesso in trasmissione Telese le faceva complimenti sul suo aspetto fisico: «la bella Luisella», «l'affascinante Luisella»... E lei si infastidiva.
«Perché ridurre tutto all'aspetto fisico può risultare screditante. Dopodiché non era solo fastidio, ma anche oggettiva difficoltà a ricambiare il complimento. Comunque basta con Telese, appartiene a una vita precedente. Mi interessa quello che verrà».

lunedì 19 settembre 2011

Berlusconi, indirettamente

Scrivo per stemperare il nervosismo che mi è venuto guardando una mezz'ora della trasmissione di Lerner, su La 7. Si parlava di Berlusconi ma non è direttamente di lui che vorrei discutere. Il discorso riguarda Berlusconi ma indirettamente.

Il nervosismo mi è montato a seguito di un discorso fatto da due studentesse che erano tra il pubblico e che sono state intervistate modello santoro per far capire quello che è il punto di vista dei giovani sulla faccenda e su quali siano le conseguenze "ambientali" o sociali che la faccenda crea (domande del tipo: "Quanto vi sembra che conti la bellezza tra i vostri coetanei?").

Il succo del discorso delle due è stato che Berlusconi - con questi fatti ma ancor prima con i trent'anni di televisione - ha creato un tale clima per cui i giovani - incerti nella loro giovane età - cadono vittime di situazioni spiacevoli in cui alla fine si prostituiscono (in senso letterale ma anche non) a questi orchi cattivi che sono costantemente in agguato. Ancor più, la crisi e la mancanza di
lavoro attuale fanno sì che questi poverini - deboli e incerti, che forse ancora non sanno bene distinguere il giusto dallo sbagliato - si trovino ad accettare compromessi che altrimenti non avrebbero accettato. Insomma, la sostanza è: berlusconi colpevole due volte (nei fatti attuali e nel mondo che ha creato), vittime le povere ragazze.

Quello che mi fa incazzare è questo eterno salvagente nel quale noi (?) giovani pretendiamo di vivere. E non è un discorso soltanto legato a questo fatto ma che rivedo in una valanga di altre situazioni. Personalmente - se mi guardo indietro - mi sento responsabile nel bene e nel male di ogni minimo fatto che ha riguardato la mia vita. Non voglio negare che l'ambiente in cui sono cresciuto (televisivo o familiare) non possa avermi influenzato ma è stato un fatto esattamente uguale al fatto di essere nato in Italia piuttosto che in mezzo all'amazzonia. Uno lo accetta per buono e quello che è è, e da allora ognuno fa quello che vuole e quello che riesce.

Esempi: noi matematici usciamo dall'università e ci lamentiamo che non si trova il lavoro tagliato esattamente su ciò che uno ha studiato.. Lo sapevamo anche prima che non c'era.. Cazzi nostri! Gente che rimane in università o che vuole insegnare a scuola nonostante sia chiaro che prospettive non ce n'è solo perchè quello è il lavoro che ti piace fare: e se piacesse vendere sabbia nel deserto?! Sono d'accordo che il fatto che non ci sia lavoro in quei settori è un sintomo di un mondo che va a rotoli ma nella realtà microscopica di ognuno di noi non conta! Le nuove matricole in università: sono sempre di più ma le percentuali di gente che passa gli esami devono rimanere sempre le stesse a discapito del livello.. Ma perchè?! A me per primo dispiace vedere uno che ce la potrebbe fare ma studia poco e non passa l'esame ma fa parte del gioco..

Le ragazze di B. sono delle prostitute che miravano a favori. Punto e basta. C'è poco da giudicare: si sono giocate le carte che hanno voluto e consapevolmente.. farle passare a vittime per cause ambientali è pazzesco.. E la stessa cosa vale per noi: ognuno è artefice del proprio destino, nel bene e nel male e se ne prende la responsabilità..

domenica 18 settembre 2011

... ... ... ... ... ... ...

Cari amici...
No dai! Per me questa (già nota per il "passerottino") è una pagata dalla sinistra per screditare Berlusconi. Non può essere vera dai... Sembra It in versione "nonna vampira" (Ho imparato a mettere i video, siiiii!!!!)



P.S. Sinistrati?

Pedalando si suona

Per la gioia di Doson (trova il tempo nella tua densissima vita per pubblicare tu un post davvero interessante), uno dei due finti intellettuali (di sinistra) pubblica il video di una curiosa iniziativa in campo di sostenibilità ambientale svoltasi al porto antico di Genova: una sperimentazione? una provocazione? una trovata da finti intellettuali ecologisti?

sabato 17 settembre 2011

Olocausto e revisionismo storico



Cari amici

è con enorme difficoltà che mi accingo a scrivere questo post. Ispirato dal post di ieri notte mi sono messo ad indagare più del solito.

L'esperimento Milgram porta immediatamente ad una riflessione coinvolgente la pagina nera del secolo scorso: l'Olocausto, un ragionato sterminio di molte vite umane, perpetrato da esseri umani che eseguivano degli ordini, con la coscienza a posto. Probabilmente non si è scritto mai abbastanza sulle responsabilità collettive di un simile evento storico. Ma ora voglio concentrarmi sull'esperienza quotidiana di una guardia di Auschwitz. L'esecutore materiale di simili atrocità delega la propria responsabilità ad altri ("E' giusto così, non può essere altrimenti, bla bla bla"). Ma è tutto qui? Non si tratta, come scrivevo nel post precedente, di una eccessiva attitudine a fare il male al prossimo? La violenza gratuita, fisica e psicologica, è solo un preliminare necessario, volto a spersonalizzare la vittima?


Non abbiamo la cultura e la mentalità del tempo per penetrare dentro a questo mistero. E più il tempo passa, più si tende a dimenticare. Io sono convinto che il Novecento, a livello puramente accademico, con l'avvento della psicoanalisi, sia stato il primo secolo che ha preso coscienza del lato oscuro dell'uomo. Di genocidi, di violenze immani, su ampia e piccola scala, di sottili modi per disumanizzare le persone, la Storia è piena. Ma l'esperienza del Novecento ha in più il fatto di averlo riconosciuto. Ebbene questa ondata di consapevolezza si sta affievolendo. Quindi se vogliamo dare risposte a queste domande ora (e forse è già tardi) o mai più.

Io non sono d'accordo con chi ritiene che questo tipo di domande è meglio lasciarle dove stanno o che non hanno risposta. Indagare, chiarire, capire, può servire a impedire il ritorno di queste follie. Mi sono reso conto solo dopo averla scritta della fondamentale ipocrisia della frase precedente: in qualche luogo, in questo momento, sta certamente avvenendo qualcosa di innominabile per le nostre menti vincitrici e fiduciose nelle possibilità della ragione. E non escludo che non sia opera di un singolo quel che accade, ma di una approvata volontà generale.

Giungo alla parte difficile da scrivere. Io sono contrario a qualsiasi forma di revisionismo storico coinvolgente il nazismo: troppe volte si sbandiera il revisionismo storico come un'inversione totale o un occultamento della verità dei fatti. C'è chi scrive che troppe sono le esagerazioni uscite dal processo di Norimberga, le cose visibilmente impossibili, le incoerenze. E allora? Se invece che sei milioni di ebrei ne fossero stati uccisi la metà, la responsabilità storica ne verrebbe in qualche modo diminuita? Come quelli che sbandierano i morti di Stalin per far impallidire quelli di Hitler... Tenete conto che, per me, tutte le stime di questo tipo andrebbero aumentate almeno del 25%, perchè Dio solo sa, senza documentazione precisa, che cosa è accaduto laggiù.



Eppure c'è un fatto fastidioso. Molto fastidioso. Andando su internet (e senza ovviamente finire in siti apertamente revisionisti o, peggio, negazionisti) si ha la sensazione che non si possa scavare più di tanto sulla faccenda. La verità è una, la mia, perchè ho vinto. C'è una urtante tendenza a screditare sistematicamente chiunque abbia dato pareri leggermente discordanti o chi cerca di studiare più a fondo l'accaduto senza partire dall'assioma che alcune cose non si possono contraddire. Un conto è ascoltare un negazionista. Un conto è continuare ad indagare ciò che è successo.

Il link tra le due parti del post è questa: è come se la parte ragionevole, la nostra, che ha sconfitto il nazismo, abbia un bisogno smodato di demonizzare, per non ammettere che alcune istanze, alcune ombre e (in certi casi) alcune pratiche quotidiane (penso alla tortura in ambienti militari occidentalissimi) ci appartengono e sono parte di noi.



Intendiamoci. Il nazismo è stata una follia collettiva che, in quelle dimensioni e in quel modo, è unica nel suo genere e andava estirpata con tutta l'ideologia ignorante che lo muoveva. Ma, in un senso più ampio, sembra l'enfatizzazione, la realizzazione storica di un moto violento proprio dell'uomo. E' l'organizzazione di esso che deve fare paura, non l'esistenza del moto stesso. Ho la sensazione che qui si stia ignorando questo. E proprio QUI che risiede il pericolo di una riorganizzazione, nel continuare ad ignorare chi siamo e di cosa siamo capaci in peggio. Perciò sono contrario al revisionismo storico senza postulati, ma non alla possibilità di scavare ancora su ciò che è accaduto: non si tratta di deresponsabilizzare i colpevoli, si tratta di umanizzarli e ricavarne insegnamenti per il futuro.

L'esperimento Milgram e la natura umana

Cari amici...
Torno finalmente alla serietà. Una chiaccherata con un amico mi ha fatto conoscere un esperimento sociologico che mi ha sconvolto.

Nel 1961 lo psicologo Milgram mise in atto un esperimento volto a spiegare il comportamento di un individuo sottoposto ad una autorità. Venne costituito un campione di esseri umani maschi tra i 20 e i 50 anni, di varia estrazione, con degli annunci; scopo fittizio: partecipare dietro compenso ad un esperimento sulla memoria e l'apprendimento.
Il partecipante (P) veniva messo in una stanza con l'esaminatore (E), che poneva domande ad un suo complice (C) posto in una stanza attigua, collegato alla prima da cavi elettrici. Ad ogni errore di C, il partecipante P (ignaro del fattto che C è d'accordo con E) avrebbe dovuto premere uno dei trenta interruttori, in ordine crescente di voltaggio, davanti a sè, sottoponendo C ad una scarica punitiva (dai 15V di base ai 450 finali, decisamente pericolosi). La stanza attigua nell'esperimento iniziale non era visibile, ma organizzata in modo che P potesse sentire le risposte ed eventuali grida o implorazioni provenienti dall'altra parte (architettate da C). L'esaminatore E esortava il partecipante P a continuare nonostante tutto, presentando la cosa come necessaria. Il 62,5% dei partecipanti non si oppose per giungere sino alla scossa finale.

Mutando le condizioni dell'esperimento mutano anche i dati: impedendo a P di sentire le grida fittizie del complice, la percentuale si alza al 65%; consentendo inoltre di vedere (a quel punto C dovrebbe simulare bene) oltre che di ascoltare, la percentuale si abbassa al 40% (percentuale un pò altina mi sembra...).

Al di là dello scetticismo che mi prende nel considerare propriamente scientifiche queste speculazioni, la cosa mi ha turbato non poco: cosa si dimostra? Si dimostra che far giungere un individuo ad uno stato eteronomico (stato in cui non ci si ritiene più responsabili delle proprie azioni, ma si delega la responsabilità all'autorità che ce le ordina) non è poi così difficile. E che riteniamo un'azione (aggressiva gratuita) ragionevole o no, necessaria oppure no, dipendentemente dal contesto in cui ci troviamo.

Un fattore non indifferente in questo momento mi appare la componente del controllo, del potere che si ha su un altro essere vivente. A partire da questo esperimento si fanno facili paralleli con il celebre esperimento del '71 del "carcere di Stanford", in cui ad un gruppo di studenti consenzienti si affidarono i ruoli di secondini e carcerati e la situazione degenerò in episodi di violenza e disumanità inaudite (credo siano stati ispirati anche alcuni film da questo e dai meccanismi di definizione di un gruppo sociale codificato in contrasto con un altro). Dove vanno a finire le nostre pretese di umanità, a fronte di episodi di follia collettiva come il nazismo o gli abusi di guerra? Cosa è più naturale?

Consentitemi un parallelo audace. Il sesso è una delle manifestazioni più primitive e naturali dell'essere umano. Pensiamo a quanta importanza ha il controllo e il gioco delle parti in una componente così spontanea della nostra vita (dal punto di vista puramente meccanico, l'atto stesso è una forma di controllo dell'uomo sulla donna; non è un caso che certe violenze destino notevole stupore se perpetrate da una donna). Pensiamo a quanto, in alcuni casi patologici, il fulcro risieda proprio nel controllo del corpo, delle sensazioni altrui.

Cosa siamo? Io, come ben sapete, credo nell'enorme potenzialità positiva dell'essere umano, che per me è più di un animale. Ma ciò che è più profondo, più inconfessabile, più nascosto, non sarà diverso dall'idea comune che abbiamo? Il pericolo c'è. Vedete... La cosa che mi turba (e dovrebbe turbare anche voi, oppure inizio a preoccuparmi) è che qui non si tratta di sopravvivenza. Studi di ogni sorta dimostrano che in situazioni estreme il sostrato sociale tende a sfilacciarsi e la morale a indebolirsi (si pensi al cannibalismo forzato). E fin qui... Ma quando si tratta di situazioni del tutto normali, la violenza gratuita come si spiega? Sono tutti pazzi? Penso per esempio alle angherie di certi esponenti della polizia (ricordo il G8). No. Il problema risiede nella sconfortante capacità dell'individuo di deresponsabilizzarsi che porta, talvolta, a disumanizzare, oggettivizzare un altro individuo per consentire al peggio di sè di esprimersi. Sono inquietato...

Cosa ne pensate? Se volete andate pure al di là dell'esperimento in sè e riflettete su episodi vicini e lontani di potere esercitato al di là dei limiti: vedrete che anche senza Milgram alcuni dubbi potevano venirci.

venerdì 16 settembre 2011

Le manovre economiche evitabili

Per farmi perdonare dai deliri odierni con il famoso "corrispondente dall'Emilia", consiglio la lettura di questo post di Vladimiro Giacche' che pubblicizza il libro "Soldi rubati" di Nunzia Penelope:



"una sorta di viaggio nei gironi infernali dell’illegalità economica
all’italiana."



Evasione fiscale, lavoro nero, corruzione, riciclaggio, truffe varie... sicuramente un ottimo acquisto per chi passa da una libreria!

Dedicato ai fondatori...

Che R-I-D-E-R-E!
In questo link si parla di voi!!!
http://www.ledieci.net/oggetti-i-dieci-accessori-di-un-vero-finto-intellettuale-214.html

Vediamo chi vince... Marcherò con una L e una B per la gara. Se segue il punto interrogativo si è in dubbio.

E' una lista delle dieci cose fondamentali da fare o da avere per essere un FINTO INTELLETTUALE! Una breve rassegna con sunto:

10) MOLESKINE (L): questione di orgoglio per i predecessori che l'hanno usata; palesarsi in fervente scrittura in pubblico;
9) GIORNALE NELLA TASCA POSTERIORE (L): indizio che si è una persona interessante ed informata, spesso si tratta del Fatto Quotidiano;
8) LE CLARKS: radical chic, ma non potrei dire molto altro... Non me la sento di dare punteggio a nessuno dei due; potrei beatamente sostituirle con le BIRKENSTOCK e otterrei un punto per ciascuno (L,B);
7) VINILE: qui sfortunatamente i due partecipanti non danno soddisfazioni, essendo dotato chi di mp3 e chi di iPhone; ma che Vinicio sia un guru per entrambi come descritto non se ne può dubitare;
6) TABACCO (L,B): le sigarette sono così convenzionali... Vuoi mettere?
5) TOPPE OVALI SUI GOMITI DELLA GIACCA (L?): non ne sono sicuro... Ma i sospetti sono più che fondati!
4) BICICLETTA (L): rigorosamente con il portapacchi, che permette talvolta di sfoggiare altri oggetti da finto intellettuale; denota impegno ecologico;
3) IL MAC (B): decisamente senza bisogno di commenti;
2) IL LIBRO (giusto): presentarsi in pubblico con il libro giusto per essere osservati è uno dei particolari più difficili; entrambi ne sembrano esenti, ma solo perchè il fatto di apparire TROPPO intellettuali enfatizzerebbe le altre componenti o minerebbe la loro capacità di accoppiamento, di solito molto alta, dati i particolari di cui sopra; a B. darebbe un'aura inchiavabile che non soppeserebbe l'uso del tabacco;
1) LA REFLEX (B!!!): passare per artisti perchè si fotografano posaceneri, mazzi di carte gettate a caso ed altre insulsaggini, è un'esigenza quasi fisica; l'ironia a questo punto si spreca!!!One, batti un cinque amico! Speriamo di averli fatti arrabbiare... Ballets se levi il post dimostri ancora una volta tutta la tua pochezza in fatto di dialettica; almeno Lore sembra aver iniziato ad autoironizzare su alcune cose... Dando 1/2 punto al ? e punto pieno altrimenti abbiamo:

Lore VS Ballets: 5 1/2 - 4

Esito scontato direte. Ma Ballets secondo me volendo recupera un pò perchè compare nella top three!


Vediamo cosa accade. Aspetto veleno e confronto...

giovedì 15 settembre 2011

Meno cinque al voto Onu



Martedi 20 settembre, a distanza di sessantaquattro anni dalla nascita di Israele, verra' presentata all'Onu la candidatura dello stato indipendente di Palestina. Salvo sviluppi dell'ultimora. Infatti se la candidatura dovesse essere effettivamente messa ai voti passarebbe con ampia maggioranza tra i 192 stati. E allora perche' la Palestina non dovrebbe farsi avanti?


Beh, c'e' di mezzo una trattativa diplomatica degli USA che sta cercando di convincere l'OLP (Organizzazione di Liberazione della Palestina) a rinunciare, pena il blocco degli aiuti economici verso la Cis-Giordania. Motivo di facciata? Un processo di pace non puo' avvenire per mezzo di atti unilaterali (ovviamente questo principio vale solo per i palestinesi, gli israeliani possono unilateralizzare tutto quello che vogliono!!). In realta' e' Israele a fare pressioni agli Stati Uniti per evitare che la causa palestinese prenda una piega diversa da quella attuale, scrive infatti Bernardo Valli su Repubblica che con il riconoscimento dell'Onu lo stato di Palestina

"avrebbe accesso alla Corte internazionale di Giustizia dell'Aja
e a quella penale internazionale, con la facoltà di denunciare Israele per le
sue eventuali azioni come forza di occupazione. Potrebbe usufruire delle
istituzioni finanziarie, economiche e commerciali. Potrebbe soprattutto esigere
di trattare alla pari con lo Stato di Israele, non più nel quadro del Quartetto
(Usa, Russia, Europa, Onu), ma in quello dell'Onu e sulla base delle
risoluzioni."

Una grande rivoluzione e' in atto in Medio Oriente (Siria, Egitto, Tunisia, Libia) e questo ulteriore tassello non farebbe che aggiungere benzina sul fuoco del cambiamento.

Il giornalista conclude l'articolo riassumendo la condizione attuale dei palestinesi sparsi in quel piccolo lembo di terra sul Mediterraneo:

"Le forze centrifughe e la storia hanno frantumato negli anni la Palestina
in cinque zone o entità. La prima dell'elenco può essere Gaza, abitata da un
milione di uomini e donne che vivono come in un limbo rispetto al resto dei
palestinesi. Un limbo non facile, sotto l'autorità intollerante di Hamas, e in
una società più islamista, più tradizionalista ed esclusa dal crescente
benessere di cui gode la Cisgordania. Isolata, Gaza è rivolta all'Egitto.
Seconda zona o entità la West Bank, la Cisgiordania. Là vivono due milioni e
seicentomila palestinesi, governati dall'Organizzazione per la Liberazione della
Palestina (Olp), oggetto di indulgenza da parte di Israele, i cui soldati
occupano una larga porzione del territorio. Una certa sicurezza e un evidente
progresso economico hanno creato una stabilità che ha favorito uno status quo,
da non pochi osservatori definito prerivoluzionario. Pur godendo di una
situazione favorevole rispetto a quella dei connazionali di Gaza, i palestinesi
della West Bank non si sentono garantiti da uno stato di diritto. Restano
cittadini sotto un'occupazione straniera e non nutrono grande fiducia nei loro
corrotti amministratori dell'Olp.La terza entità palestinese vive a Gerusalemme
Est e conta trecentomila uomini e donne. Circa il 38 per cento della
popolazione. Gli abitanti non sono cittadini israeliani, ma residenti permanenti
costretti a temere notte e giorno la perdita del diritto di residenza. Le
barriere imposte nella vita quotidiana aumentano il senso di precarietà. Essi
pagano le tasse allo Stato israeliano e usufruiscono, in tono minore, dei
diritti all'assistenza sanitaria e alla scuola. In questo sono favoriti rispetto
ai palestinesi della West Bank. La quarta entità è la più numerosa. Conta cinque
milioni di uomini e donne registrati come profughi. Vivono in cinquantotto
campi, diventati grossi borghi, in Giordania, in Siria, in Libano, nella West
Bank e a Gaza. Sognano il ritorno in una patria che non c'è più o che è stata
dimezzata. Il riconoscimento formale dello Stato palestinese riaccenderà molte
speranze.La quinta e ultima entità palestinese conta un milione e trecentomila
persone, con la nazionalità israeliana. Come creare un comun denominatore di
interessi e di aspirazioni in un popolo frantumato e represso resta un problema.
Ma certo la nascita di uno Stato formalmente riconosciuto susciterà emozioni e
rianimerà progetti e ideali."



martedì 13 settembre 2011

Andiamo in Palestina?

01PortaDiDamasco Segnalo questo interessante itinerario di viaggio in Palestina a cura di "Viaggi di Repubblica", alla scoperta della Gerusalemme piu' nascosta e sfortunata.

muro-300x220

Citta' antichissime, con una storia affascinante e tormentata, non ancora invase dall'ondata globalizzatrice che uniforma.

art_gerusalemme02

sabato 10 settembre 2011

La notte bianca con Edipo

Per una cena interessante

in un contesto meraviglioso

preludio di una divertente notte bianca

tn

Codesta sera,

notte bianca genovese,

la mia compagnia "La Pinguicola sulle Vigne"

ed io

vi delizieremo con una

prova in costume dell'Edipo Re

che nei prossimi mesi porteremo negli anfiteatri romani della Liguria e del basso Piemonte.

 

Non esistono orario o luogo precisi,

ma il chiaro intento di farlo prima del tramonto (ma passate le ore 20) nella zona di via Balbi alta:

piazzetta San Carlo (salendo verso Principe sulla sinistra dopo palazzo Reale)

o

piazza Truogoli di Santa Brigida (ancora più in su, sulla sinistra, sotto l'arco).

 

Ovviamente "ingresso" libero

ed "uscita" soggetta ad ostentazione di un cappello per le

gentili

offerte.

Non perdetevi questa anteprima mondiale.

 

http://pinguicolateatro.blogspot.com/

martedì 6 settembre 2011

Giochi di parole


L'hanno scritto davvero, quelli di Libero.

--------

UPDATE: l'hanno cambiato: "Il governo aumenterà l'Iva per non fare i tagli".

Un manifesto per un nuovo sistema educativo


Sul numero di settembre di Wired c'è una sezione dedicata alla scuola e in particolare alla necessità di una riforma radicale di un sistema scolastico vaccaio e superato. Tra gli articoli, mi è piaciuto particolarmente quello di Sir Ken Robinson, docente in educazione, creatività e innovazione. È un po' lungo ma molto interessante, anche per chi come me non è molto esperto del settore.
Da notare che in questo articolo si parla di istruzione a livello globale (o almeno, a livello di paesi occidentali), non solo a livello italiano.
Ogni singolo paese del mondo, in questo momento storico, è alle prese con la riforma del sistema educativo. Per due ragioni principali. La prima è di ordine economico. Come facciamo ad aiutare i nostri figli a trovare il loro posto nell'economia del Ventunesimo secolo? Ma come possiamo riuscirci se, come hanno dimostrato i recenti disastri, non siamo neanche in grado di prevedere lo scenario economico da qui a una settimana? La seconda ragione, invece, è di tipo culturale. Come possiamo educare i nostri studenti in modo che riescano a costruirsi un senso di identità, necessario per mantenere viva la comunità e trasmettere un patrimonio culturale mentre siamo parte di un processo di globalizzazione?  
Il problema è che si sta cercando di rispondere a questi due quesiti ripetendo quello che si faceva in passato. Così però consolidiamo il senso di alienazione di milioni di bambini e ragazzi che non vedono nessun motivo valido per andare a scuola. A noi raccontavano la storia che se avessimo studiato tanto, e avessimo avuto dei bei voti, saremmo andati all'università e avremmo trovato un bel lavoro. E questo bastava a trattenerci sui banchi. I nostri figli non ci cascano e, in effetti, non hanno tutti i torti. Certo, è sempre meglio avere una laurea, ma questo non garantisce più la possibilità di trovare un lavoro, specialmente se il percorso per raggiungerla ti porta a trascurare aspetti della tua personalità che ritieni importanti. Si parla così di alzare gli standard. Del resto, perché bisognerebbe abbassarli? Ma il vero punto è che l'attuale sistema scolastico è stato progettato, ideato e strutturato per un'altra epoca.
È stato concepito nel clima culturale e intellettuale dell'Illuminismo e nelle circostanze economiche della prima rivoluzione industriale. Prima del 1850 non esistevano istituzioni scolastiche pubbliche (al massimo si poteva essere educati dai Gesuiti che accoglievano chiunque fosse disposto a pagare profumatamente). Ma l'istruzione pubblica finanziata dalle tasse dei cittadini, obbligatoria per tutti ed erogata gratuitamente, è stata un'idea rivoluzionaria. Tanto rivoluzionaria che molti si opposero: "I ragazzai di strada, i figli degli operai, che se ne fanno dell'istruzione? Non impareranno mai a leggere e a scrivere, quindi perché perdere tempo?". Secondo i pregiudizi dell'epoca, le facoltà mentali erano direttamente proporzionali al ceto sociale di appartenenza.
La rivoluzione scolastica è stata imposta da un imperativo economico di quel momento storico, ma era pervasa da un modello intellettuale derivato essenzialmente dalla visione illuministica dell'intelligenza. Secondo questa concezione, la vera intelligenza consisteva nella predisposizione a un certo tipo di ragionamento deduttivo e nella conoscenza dei classici, sviluppando così un'abilità di tipo accademico. Queste convinzioni sono profondamente radicate nel corredo genetico dei nostri sistemi di istruzione pubblica, che dividono le persone in due tipi. Studiosi e svogliati. Intelligenti e stupidi. E la conseguenza è che molte persone brillanti pensano di non esserlo affatto, perché sono state giudicate secondo questa specifica visione della mente e dell'intelligenza. Il nostro modello scolastico poggia su due pilastri: uno economico e uno intellettuale, e a mio avviso questa architettura ha contribuito a creare confusione nella vita di molte persone. Alcuni ne hanno tratto enormi vantaggi, ma non si può dire lo stesso della maggioranza, che ne ha risentito pesantemente.
Prendiamo, per esempio, un'assurda quanto fittizia epidemia della modernità: la sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Non fraintendetemi, non è mia intenzione negarne l'esistenza. Non possiedo le qualifiche necessarie per determinarne l'esistenza o meno. So che la stragrande maggioranza degli psicologi e dei pediatri è convinta che sia una realtà; ma è ancora tutto da vedere. Quello che so per certoè che non si tratta di un'epidemia. Abbiamo cominciato a imbottire i bambini di medicinali con la stessa facilità con cui ai miei tempi si toglievano le tonsille. Ma i nostri figli stanno vivendo nel periodo più stimolante in assoluto nella storia del pianeta. Sono bombardati da informazioni da tutte le parti e la loro attenzione deve costantemente diramarsi in direzioni diverse: computer, iPhone, pubblicità di centinaia di canali televisivi. E noi li penalizziamo perché si distraggono. Da cosa? Roba noiosa, principalmente a scuola. E cosi gli facciamo buttare giù Ritalin e Adderall e chissà cos'altro. Pensiamo un attimo all'arte, la vittima principale di questa mentalità. Le arti si focalizzano su quella che viene definita un'esperienza estetica. Un'esperienza estetica è quella in cui tutti i tuoi sensi stanno operando al massimo. Sei totalmente vivo. "Anestetico" è quando invece spegni i tuoi sensi e perdi il contatto con ciò che sta succedendo, e molti farmaci producono questo risultato. Stiamo istruendo i nostri figli anestetizzandoli. E credo che dovremmo fare esattamente il contrario. Non dovremmo farli addormentare, ma risvegliarli al suono di quello che racchiudono dentro di loro.
Tuttavia, il modello di cui disponiamo ce lo impedisce, perché è plasmato sugli interessi dell'industrializzazione e dell'immagine che si ha di essa. Vi faccio un paio di esempi. Le scuole sono ancora organizzate sul modello della linea di produzione, come in fabbrica. Ci sono le campanelle, delle strutture separate, gli alunni si specializzano in materie diverse. Educhiamo ancora i bambini per annate: li inseriamo nel sistema raggruppandoli per età. Perché mai? Perché si crede ancora che la cosa più importante che i bambini hanno in comune sia la loro età? È come affermare che la loro caratteristica fondamentale sia la data di produzione. Ebbene, io conosco bambini che sono molto più avanti dei loro coetanei in certe discipline, oppure che rendono di più in momenti diversi della giornata, o che fanno meglio in piccoli gruppi piuttosto che in classi numerose e addirittura bambini che a volte vogliono starsene per conto loro.
Un interesse reale per i modelli di apprendimento non parte da questa mentalità da catena di montaggio. Anche con il fiorire dei test e curricula standardizzati si sta incentivando un sistema basato sul conformismo, mentre dovremmo andare esattamente nella direzione opposta. È questo che intendo quando parlo di nuovi paradigmi. 
Di recente è stato fatto un validissimo studio sul "pensiero divergente". Non bisogna confondere il pensiero divergente con la creatività. Definisco la creatività come il processo che porta ad avere idee originali di valore. Il pensiero divergente non è un sinonimo, ma una capacità essenziale per essere creativi. È l'abilità di vedere molte possibili risposte a una domanda, e soprattutto molti possibili modi di interpretare quella domanda; è la capacità di pensare non solo in modo lineare ma "lateralmente", per usare la definizione di Edward De Bono, e di vedere molte risposte, non solo una. Esistono test per misurare questa abilità. Per farvi un esempio molto banale, si potrebbe chiedere alla gente: "Quanti modi ti vengono in mente per usare una graffetta?". La maggior parte di noi ne trova 10 o 15. Quelli più bravi ne trovano anche 200. E li trovano facendo domande del tipo: "La graffetta potrebbe essere alta 60 metri e fatta di gommapiuma? Deve essere per forza una graffetta come conosciamo?". Questo tipo di test è stato fatto a 1500 persone e i risultati sono riportati in un libro intitolato 'Breakpoint and Beyond'. Chi otteneva risultati sopra un certo punteggio poteva considerarsi un genio del pensiero divergente. Sapete quale percentuale ha raggiunto il livello 'genio'? Ah, dovete sapere un'altra cosa: erano tutti bambini dell'asilo. Ve lo dico io: il 98%. Essendo uno studio a lungo termine, hanno ritestato gli stessi bambini cinque anni dopo, all'età di 8-10 anni. La percentuale? Si era dimezzata. Li hanno riesaminati ancora dopo lo stesso intervallo di tempo, all'età di 13-15 anni: un tracollo. È un esempio davvero rivelatore. A rigor di logica avrebbe dovuto essere l'opposto. All'inizio non sei tanto bravo, ma man mano che cresci lo diventi sempre di più.
L'aneddoto, comunque, ci mostra due cose: la prima è che abbiamo tutti la capacità innata del pensiero divergente; la seconda è che essa si deteriora col tempo. Sono successe un sacco di cose a questi bambini mentre crescevano. Ma una delle cose più importante è che nel frattempo hanno ricevuto un'istruzione: sono convinto che il motivo sia questo. Per dieci anni a scuola si sentono dire che c'è solo una risposta giusta, che si trova alla fine del libro, "ma mi raccomando non sbirciate! E non copiate, che è da imbroglioni!". Anche se fuori da scuola la chiameremmo 'collaborazione'… Non è colpa degli insegnanti. Purtroppo è parte del dna del sistema scolastico. Dobbiamo cominciare a vedere le capacità umane sotto un'altra luce. Per prima cosa, dobbiamo sbarazzarci di questi concetti antiquati come scolastico, non scolastico, astratto, teorico, pratico e vederli per quello che sono: dei miti. E poi dobbiamo riconoscere che un apprendimento efficace avviene principalmente in gruppo, e che la collaborazione è il fondamento stesso della crescita. Se atomizziamo le persone, le dividiamo e le giudichiamo separatamente, formiamo una specia di barriera tra loro e il loro ambiente naturale di apprendimento. Infine, posso affermare che il problema cruciale risiede nella cultura delle nostre istituzioni, nel clima che vi si respira e nelle abitudini che hanno consolidato.

Link - 6 Settembre














  • per la serie "famosi in tutto il mondo" (parte 1), rapporto di foreign policy sulle leadership internazionali: Berlusconi è definito "il più grande imbarazzo italiano", nonché il peggior leader al mondo tra le grandi nazioni;
  • per la serie "famosi in tutto il mondo" (parte 2), Berlusconi intercettato dice che l'Italia è un "paese di merda" (vedi copertina di Libero) e tutto il mondo riprende la sua frase: merda in tutte le lingue del mondo (grazie a Wil);
  • per la serie "famosi in tutto il mondo" (parte 3), la copertina della sezione esteri del Times;
  • Luca Sofri su Matteo Renzi e Pippo Civati (che da un po' di tempo non collaborano più);
  • Civati sottolinea la frase "chiave" di una delle tante interviste di Veltroni su Repubblica;
  • a proposito di giovani del PD, c'è un nuovo progetto dei giovani del PD ligure che hanno creato un bel sito di idee e iniziative per opporsi alla proverbiale inadeguatezza del partito democratico verso i giovani. Giovedì 15 settembre ci sarà la presentazione di questo progetto, io forse andrò;
  • interessante post di Matteo Bordone sulle maratone televisive Telethon americane (confrontate con quelle italiane);
  • da Big Picture, le foto delle ville abbandonate da Gheddafi e saccheggiate dai ribelli.

Macchianera blog award 2011














Come ogni anno, si stanno svolgendo le votazioni per il Macchianera blog award, gli Oscar italiani per i blog.
Dopo la prima fase in cui si potevano indicare i propri blog preferiti nelle diverse categorie (io avevo indicato anche il Quinto Postulato!), è stata fatta una selezione dei blog maggiormente segnalati, e si è arrivati alla votazione finale.
Ventotto categorie, dieci blog/siti/blogger per categoria. Si può votare fino al 28 settembre, i risultati saranno dati alla BlogFest 2011, il primo di ottobre.

Qui sotto il modulo per la votazione!

----

[Io ho votato Freddy Nietzsche come miglior blog, Francesco Costa come blog rivelazione e miglior blog di opinione, il Post come miglior testata giornalistica online. E voi?]


lunedì 5 settembre 2011

Che aria tira




Per la gioia della Sara, pubblico il link al sondaggio Demos-Repubblica commentato da Ilvo Diamanti sullo stato del paese: ne emerge un paese senza persone capaci di guidarlo fuori dalla crisi economica e politica, completamente sfiduciato nei confronti degli attuali leader, che ha compreso il fallimento del governo di centro-destra ma che non crede nella capacita' della coalizione di centro-sinistra di essere da meglio.




[...] la profonda differenza rispetto alla stagione di Tangentopoli.
Allora, mentre crollava il Muro, insieme alla Prima Repubblica, era diffusa la
convinzione che ci attendeva un futuro migliore. Che il cambiamento avrebbe
fatto bene [...] Inoltre, in quegli anni erano presenti soggetti e riferimenti
importanti [...]. Oggi non è così. Dietro alla crisi si stenta a vedere la luce.
Il Movimento invisibile e reticolare, emerso nei mesi scorsi, ha espresso una
domanda di cambiamento, fin qui ancora in attesa di rappresentanza. Mi pare
difficile che possa venire soddisfatta dai nomi che circolano in questi tempi.


sabato 3 settembre 2011

Братья Карамазовы (parte 2)

Cari amici...
Continua l'esplorazione di questo capolavoro.

Il padre dissoluto Fedor ha quattro figli: il primo Dmitrj è impulsivo e passionale e verrà accusato subito del delitto; il secondo, Ivan, è l'intellettuale, il cinico, l'alter ego del Raskol'nikov di Delitto e castigo, ma più incapace di cristallizzare il proprio percorso della ricerca della verità; Aleksej (Alesa), il puro, colui che più di tutti si è messo su una strada di fede facendosi monaco, ma è ancora inesperto e il suo personaggio sembra ancora in via di formazione (all'inizio del progetto, interrotto dalla morte di Dostoevskij, in effetti questo doveva essere solo il primo romanzo che raccontasse la vita di Alesa); moralmente sopra tutti, durante il romanzo fa esperienza del male, lontano dalle celesti e aeree idee che lo dominano e ne viene scioccato, data la sua inesperienza (la morte del suo padre spirituale e la percezione della decomposizione del suo corpo ne sono un esempio); e poi c'è Smerdjakov, il figlio ridotto a essere lo schiavo, l'emarginato instabile ed epilettico.

Tre grandi figure femminili a fare da contrappunto. La prima è Grusencka, la prostituta amata sia da Fedor che da Dmitrij e motore ideale della vicenda: il tema archetipico della lotta per la donna, coinvolgente consenguinei, non trova altrove simile espressività. Proveniente dal lato e oscuro della società, è una "cattiva" ma presenterà una levatura morale e spirituale inaspettata. Il secondo personaggio femminile è Katerina Ivanovna, orgogliosa donna aristocratica, promessa a Dmitrij e legata a lui da complicati sentimenti di amore-odio e intrallazzi finanziari. Questa figura la accumuno all'indimenticabile Nastas'ja Filippovna dell'Idiota, la più bella creazione di Dostoevskij, per capacità di risultare ambigua al lettore fin quasi all'ultima pagina. Al di là di questo paragone, Katerina Ivanovna si rivelerà ben peggiore della "puttana" Grusencka. Terza e forse un pò marginale rispetto alle altre due la figura di Lizaveta, la ragazza che, infatuata di Alesa, cerca di sedurlo nonostante i suoi voti. Quest'ultima la ricordo perchè è al centro di una delle immagini che ho più vivide del romanzo: dopo una discussione con Alesa, frustrata dalla (perlomeno apparente) stabilità di lui, quasi invidiosa della sua esperienza della bontà, si schiaccia volontariamente le dita nello stipite di una porta, in un tentativo di punire la sua inadeguatezza, come donna ma soprattutto come essere umano sordo al richiamo della bene.

L'affresco non è storico in senso stretto, ma qua e là si evince la presenza di una struttura sociale ed economica stritolante, quasi una profezia della rivoluzione imminente. Come altrove Dostoevskij affida questo compito "sociale" del romanzo (ma che è anche e soprattutto spirituale) alle figure emarginate, umiliate, prigioniere dell'alcol e di una condizione disonorevole: a farne le spese in questo romanzo è la tenerissima figura di un bambino, Iljusa, il cui padre è stato sbeffeggiato da Dmitrij e la cui famiglia Alesa cerca di aiutare.

Non posso non fare riferimento alla celeberrima scena in cui Ivan narra a Alesa la leggenda del Grande Inquisitore, in cui si racconta di un ipotetico ritorno di Cristo sulla Terra a cui viene risposto "Perchè sei venuto a disturbarci?". Questa leggenda ha mille livelli di lettura e meriterebbe un post più dettagliato a parte.

Anche il libro, come ho già scritto, ha mille livelli di lettura. Uno dei messaggi che credo di aver trovato io è che una delle istanze per esprimere la propria religiosità è accettare, comprendere, SFRUTTARE la presenza del male non come una punizione, nè acriticamente come una calamità, ma come un'esperienza, uno strumento diverso (spesso necessario) per raggiungere la verità e la felicità. Ma neppure questa ipotetica consapevolezza può impedire allo scrittore e al lettore di rimanere adombrato dal dubbio che alla domanda "Perchè esiste il male?" non esista una risposta, a nessun livello.

Ho ritenuto inutile mettermi a raccontarvi cosa succede per sommi capi, ho preferito presentarvi con un paio di pennellate poco esaustive i personaggi principali. Come vedete di carne al fuoco ce n'è parecchia. Anche questo, credo, caratterizza un grande classico.


Anime alla deriva

Cari amici...
Nel post precedente ho fatto riferimento ad un autore il cui romanzo di esordio mi ha colpito profondamente. Sto parlando di Richard Mason e del suo Anime alla deriva, un libro del 1999 scritto a soli ventidue anni, pieno di frasi folgoranti e dotato del fascino derivante da quelle storie che io chiamo "un pò malate": il maestro di questo genere è Patrick McGrath di cui vi scriverò prossimamente. Si tratta di drammi passionali, con una forte componente data al sadismo psicologico, ai sensi di colpa e alla distruttività delle emozioni.

Nella prima pagina l'anziano James confessa al lettore di aver ucciso la moglie Sarah. Parte così un lungo flashback che porta a spiegare le ragioni di un simile gesto, compiuto in età così avanzata. Si torna allora a cinquant'anni prima, a quando James, appena ventenne, conosce Ella, la cugina della sua futura moglie, e se ne innamora ricambiato di un amore distruttivo, segnato da un oscuro passato. Questo sentimento li porta per la prima volta a sperimentare la passione, passione che distruggerà anzitutto Eric, un amico di James innamorato di lui. Pagina dopo pagina ci si rende conto che la vita di James è stata segnata dall'ingenuità giovanile e, soprattutto, dall'inganno perpetrato nei suoi confronti...

Le atmosfere sono piuttosto cupe, velate da un presagio sempre crescente di marcio, di sfatto, di ineluttabile. Un senso claustrofobico di pesantezza, di stagnazione in una pozza di pensieri bui rapisce più si va avanti. La scrittura è in prima persona, una sorta di confessione/giustificazione in cerca di una assoluzione impossibile. Insomma è uno di quei libri in cui non vedi l'ora di svolgere il bandolo della matassa e di capire come sono andate le cose e che chiudi avendo accumulato un bel pò di impressioni.

"Il corpo insanguinato di Sarah ha meno potere di commuovermi che il dolce, aspro odore delle sigarette di Ella e del suo sapore da tanto tempo dimenticato, ma adesso affiorato alla memoria."
"Mentre la baciavo provai la pura gioia di esserci ritrovati, il potere assoluto e schiacciante della nostra passione, la forza di quella unione. E non ebbi il buon senso di averne paura."


Il Partito Del…

index

Massì, dai, oggi mi sento ispirato per aggiungere un po' di merda al buon nome (?) del PD.
Guardate, non lo faccio con cattiveria, credetemi: nonostante il mio cuore batta molto a sinistra, una sinistra estrema ed estremamente idealista, la mia ragione mi spinge sempre a tornare coi piedi per terra per cui io mi accontenterei tranquillamente di votare un partito di centro-sinistra anziché un partito di sinistra. Ve lo garantisco! Alla fine trovo che farsi contaminare, uscire dallo stretto delle proprie idee per trovare una mediazione con chi la pensa diversamente sia anche una sfida interessante! Altrimenti che presunzione!!


Però... ci vorrebbe un partito di centro-sinistra PRESENTABILE.


bersani"Ohibò, ragassi, ma siam passi!??" direbbe il caro Pier Luigi de noantri. "Partito Presentabile? Mica ci chiamiam PP, noi siam democratici, noi ci chiamiam PD, cioè Partito Del!".
Mi scusi, segretario, cosa vuol dire "partito del"?
"Partito Del, vuol dire che dopo puoi Inserisci linkmetterci la parola che più ti piace! Partito del popolo, Partito dei PapaBoys, Partito della Fiom, Partito dello smacchiamento dei giaguari... eccetera eccetera, mica posso stare qui a dirteli tutti. Scegli tu quello che vuoi e noi ce Inserisci linklo mettiamo!"
Chiedo scusa, onorevole, questo significa che potrebbe essere anche Partito delle Libertà?
"Massì, ma certo, che domande: quello è già quotatissimo tra il nostro gruppo dirigente!!"


Sono davvero sconfortato, l'indecisione regna sovrana i n questo paese di merda (non è un insulto, ma una dichiarazione del presidente del consiglio NON SMENTITA!!!). Indecisione tra il governo nel varare la manovra, indecisione tra l'opposizione (e indovinate chi è il principale partito di opposizione??) nel contrastare lo scempio di questa maggioranza e cercare di riprendere in mano le redini.
Ho apprezzato l'intervista a Renzi, su Repubblica, che sta sui coglioni a tutti ma a me continua a sembrare -quantomeno- sincero, concreto, innovativo. Il sindaco di Firenze parla chiaro di questione morale, di riforme dei partiti e dell'Italia, di primarie, ecc.
Da tenere presente l'articolo di Claudio Cerasa sul Foglio, che fa notare come Renzi non possa candidarsi alle primarie del centro-sinistra in quanto lo statuto del suo partito obbliga a presentare come unico candidato il segretario (ad esempio, questa è una norma dello statuto del PD, quindi dovrebbe essere chiaro che il PD la vorrà rispettare, ovvero il PD sosterrà Bersani: voi l'avevate capito?).
Luca Telese dal FattoQuotidiano è stato la scintilla che mi ha spinto a concepire questo post: ecco la sua analisi sulle non scelte del PD.
Infine un post di Dino Amenduni, sempre sul blog del Fatto, che ci porta un po' di sano ottimismo, gggiovane e spensierato!


Torniamo a casa e riprendiamoci sta Italia!

venerdì 2 settembre 2011

Espiazione

Cari amici...
Oggi sono proprio ispirato. Per gli amanti dei drammoni un pò morbosi, la recensione di un film visto ieri sera.

Datato 2007, tratto da un libro di Ian McEwan del 2002, questo Espiazione non ha deluso le mie aspettative. McEwan lo conoscevo per un allucinante Il giardino di cemento; credo che, come Richard Mason, di cui parlerò prossimamente, sia esperto di drammi passionali a tinte forti. E' un pò che il dvd è lì, ma sono sempre stato un pò scettico a guardarlo. Poi ieri l'illuminazione.

Cecilia (una bellissima Keira Knightley che ci ha messo tanto a farsi valere, con film come The Hole e La duchessa per citare solo quelli che ho visto e nota al grande pubblico per l'insopportabile Pirati nei Caraibi) è una borghese che, nell'Inghilterra del 1935, si invaghisce di Robbie (tal James McAvoy, mai sentito, che troppe volte sembra dover far affidamento su un bel visino e nient'altro), il figlio di una domestica ma assistito dai suoi genitori. In un solo giorno (che occupa la prima ora del film e ne costituisce l'essenza) le loro vite cambiano, perchè Briany, la sorella più piccola di Cecilia, una bambina, accusa ingiustamente Robbie di aver stuprato una sua cuginetta, per gelosia nei confronti delle loro effusioni e aiutata da uno scherzo del destino, una lettera a sfondo sessuale scritta da Robbie a Cecilia che la seconda non avrebbe mai dovuto leggere. Robbie entra quindi in carcere. Briany e Robbie iniziano allora due percorsi paralleli di espiazione...

L'Oscar alla colonna sonora (tra l'altro curata da un italiano) non è immeritato, soprattutto perchè è ossessiva la presenza, NELLA musica, del ticchettio di una macchina da scrivere, a rappresentare quella componente del caso che, combinata all'ingenuità o alla malvagità delle persone, può cambiare il corso di una vita.

Il messaggio, pur senza svelare troppo altro, è abbastanza desolante. Il film, dominato dalla morbosa ossessione per le colpe di ciascuno, fa comprendere come il peso di queste possa trascinarsi indefinitamente, indipendentemente dalle costrizioni, dalle punizioni o dalle privazioni a cui ci sottoponiamo; e come non esista perdono o redenzione per alcune di esse. Forse una forma di salvezza può derivare però dall'arte, dalla fantasia, dalla letteratura.

Non privo di difetti, dall'eccessiva pesantezza della seconda parte, con però uno splendido scorcio sul lato reale e concreto della guerra, ambientato sulla spiaggia di Dunkerque, alla concentrazione intimista sui tre personaggi principali, il film ha superato la prova.

Братья Карамазовы (parte 1)

"Se un seme cade a terra e non muore rimarrà solo;
ma se muore allora darà molti frutti."



Cari amici...
Il ritorno al commento di un nostro lettore mi ha fatto venire in mente un possibile ciclo di post su alcuni romanzi del grande Fedor Dostoevskij (1821-1881). Inizio con quello che ho apprezzato di più: "I fratelli Karamazov".

Troppo ci sarebbe da dire sull'autore e sulla Russia del tempo per dare un'idea non sommaria delle implicazioni del romanzo. Per ora mi accontenterò di qualche spunto qui e là, sperando di invogliare chi ancora non l'avesse letto a leggerlo.

Il modo in cui io sono arrivato a leggere questo capolavoro è dei meno nobili, ma subito mi apparve il grande regalo che mi era stato fatto. Al quarto anno di liceo organizzammo, in mancanza di una gita, una tre giorni "meditativa" in un luogo isolato nei paraggi con la prof. di filosofia e il prof. di storia sul tema del male. Per noi era più che altro un modo per staccare dal tran tran scolastico. Al termine di questo ritiro, come consiglio, non come compito, ci venne consigliata la lettura de "I fratelli Karamazov". Seguii il consiglio l'estate successiva. Ho raccontato tutto questo per darvi quella che fu la mia interpretazione del libro: un romanzo corale sul male, una meditazione sul libero arbitrio e sulla sensibilità cristiana.

Mi ha sempre affascinato particolarmente il punto di vista orientale, e russo in particolare, sulla religione "occidentale". Ritengo che Dostoevskij avesse molte più cose (e di qualità) da dire sull'argomento rispetto a un pidocchio rifatto come Manzoni o, per istituire un confronto più equo, a Tolstoj, troppo ossessionato dalla sua condizione di privilegiato per costruire una riflessione assoluta e universale.

Il messaggio è semplice ma rivoluzionario: la verità, la vita, la felicità sono raggiungibili attraverso un percorso che passa attraverso il male, la caduta morale, la consapevolezza di ciò che c'è di vuoto, basso e sterile nell'uomo. Religiosità problematica quella di Dostoevskij, impregnata di dubbi e tremori (come non pensare a Kierkegaard?). Memorabili alcuni dei suoi personaggi che, durante questo viaggio interiore, perdono salute mentale, rispettabilità e, in alcuni casi, la vita.

Il libro è lungo ma ha presentato una leggibilità inaspettata: troppe volte si crede che un classico, solo perchè tale, sia inaccessibile.

Non mi avventuro ancora nella trama, cosa che farò nel prossimo post e senza svelare troppo. Il nucleo centrale è la morte violenta di un padre dissoluto e vizioso, che del padre ha perso ogni connotato. I suoi quattro figli, avuti da tre madri diverse, rappresentano diverse istanze e modalità verso la vita, la religione e la libertà. Come in un giallo, dopo un pò ci si pone la domanda: "Chi è l'assassino?" Andando sempre più avanti ci si rende conto di come questa sia la domanda sbagliata, un non aver del tutto capito il libro. Una volta chiuso, infatti, abbiamo la conferma che quella è solo una delle domande, la più esteriore, che potremmo rivolgere al libro, quasi fosse un oracolo: ad altre, più universali, più importanti, si tenta di dare una risposta, previa interpretazione e lavoro personale del lettore. Dostoevskij è un grande della letteratura di ogni tempo perchè, come ogni grande, lascia spazio, anzi, ESIGE, una partecipazione attiva del lettore, una spinta creatrice dal lettore, che non è spettatore del tutto inerte di una vicenda come un'altra.

Concludo questo primo post. Quando si parla di Dostoevskij si tende a ricordare i personaggi maschili, più o meno corrotti. Io vorrei ricordare la forza espressiva delle sue figure femminili: sempre ambigue nelle parole e nei gesti, capaci sempre di dire una cosa e pensarne un'altra, diventano protagoniste di complessi intrecci in cui la psicologia, l'orgoglio e la morale individualista o religiosa prendono il sopravvento sulla canonica caratterizzazione della donna tramite la passione o l'amore. (continua)

Filippo Penati e la questione morale

Cari amici...
Una sola parola sulla vicenda che coinvolge Filippo Penati e sulla questione morale. Penati, classe '52, nato a Monza, è stato sindaco, eletto due volte, di Sesto San Giovanni dal '94 al 2001. Dal 2004 al 2009 è presidente della provincia di Milano, nel 2010 si candida a presidente della regione Lombardia ma viene sconfitto. Nel luglio 2011 è accusato per corruzione e tangenti.

Se ne fa un gran parlare e viene sbandierato dall'elettorato di centro-destra come la prova che "sono tutti uguali", come a deresponsabilizzare i loro indagati per associazione mafiosa (ispirandosi al celebre discorso in Parlamento di Craxi del '93). Sarà scontato dirlo, ma questo non è possibile: chiunque abbia responsabilità, dall'una e dall'altra parte politica, deve essere giudicato e le autorità devono poter stabilire le responsabilità suddette.

Chiunque pensi che non c'è differenza morale OGGI tra le due parti politiche commette un errore storico: non parlo semplicemente di una corruzione PERSONALE o di sottomettersi o meno alla giustizia (queste sono faccende da valutare caso per caso) parlo di un atteggiamento, di una impostazione verso le istituzioni. Che Berlusconi abbia sempre puntato a screditarle è sotto gli occhi di tutti; quindi smettiamola.

A sinistra, se vogliamo, la questione morale si ripresenta in un'altra forma: una eccessiva morbidezza, un preoccupante "lasciar passare" di cui paghiamo le conseguenze oggi per gli errori di ieri e di cui pagheremo le conseguenze domani se le cose non cambieranno oggi. In QUESTO SENSO sono tutti responsabili politicamente. Ma che ci sia un indiscriminato "no" da parte di tutta la classe politica e da parte di tutto l'elettorato al valore delle istituzioni è falso.