incoraggiato dal commento di Ballets al mio ultimo post su Wagner ho deciso di raccontarvi una storia... Per trasmettervi come sia sciocco relegare a tutti i costi in un ambito "impegnato" l'opera lirica. E anche perchè, ahime, ora come ora non ho nulla da fare...
Se non conosco la "Divina Commedia" di Dante sono un ignorantone, ma se non conosco la tetralogia di Wagner "L'Anello del Nibelungo" (datata, completa, 1876) sono a posto, anzi evito di apparire come un nonnetto in giacca e cravatta che si sorbisce ore di declamazioni su un palco. Capolavoro musicale portatore di valori senza tempo, la Tetralogia è una storia unica divisa in quattro parti, ciascuna ascoltabile singolarmente. Wagner ha rielaborato alcuni miti nordici aggiungendo qualcosa di suo. Chi è appassionato di fantasy non esiterà a riconoscere alcuni temi cari al buon Tolkien, che ha pubblicato "Il Signore degli Anelli" quasi 80 anni dopo la prima rappresentazione della Tetralogia. A storia finita (dopo il quarto post) spero vi siate trovati a capire un pò di più chi ascolta l'opera.
PRIMA GIORNATA
Fiume Reno. Le tre sciocche figlie del fiume montano la guardia all'oro custodito dal padre. Giunge improvvisamente il Nibelungo Alberich (una sorta di nano) che vuole possederle. Le ondine si burlano di lui e gli rivelano che l'oro del Reno consente di dominare la Terra a colui che rinuncia all'Amore. Chi mai farebbe un simile scambio? Il nano, frustrato dalle loro risa e dai loro rifiuti, rinuncia all'Amore e ruba l'oro, che usa per forgiare un Anello, mentre le ondine piangono la perdita dell'oro.
Valle in cui sorge una splendida rocca, il Walhalla, la dimora degli dei. Wotan (il dio Odino) ha promesso la dea dell'Amore ai giganti, i fratelli Fasolt e Fafner, per la sua costruzione. Egli è rappresentato come signore della guerra e dei corvi. Egli è senza un occhio perchè lo ha perso strappando uno dei rami dell'albero della vita. Con quel ramo ha costruito la Lancia Runica, con la quale si è fatto garante dell'ordine, dei patti e dei giuramenti. In questa prima parte è ossessionato dal consolidare il proprio potere. Quando i giganti vengono a reclamare il loro tributo, il dio lo rifiuta. Loge, dio del fuoco e dell'inganno, giunge al momento giusto, raccontando dell'oro rubato e propone uno scambio: l'Anello al posto della dea dell'Amore. Wotan e Loge scendono nel regno di Alberich per recuperare l'Anello.
Il regno di Alberich è una sterminata miniera in cui i Nibelunghi sono schiavi della sua volontà e costretti a lavorare per estrarre oro dalla terra. Il fratello di lui, Mime, gli ha forgiato un elmo magico con cui può diventare invisibile o cambiare aspetto. Il suo scopo è ridurre "il mondo di sopra" come quello "di sotto" e rendere tutti tanto disperati da non volere più l'amore, ma l'oro. Quando giungono Wotan e Loge, inizia una lotta d'astuzia che Alberich perde. Ridotto in catene è costretto a cedere il tesoro dei Nibelunghi, l'elmo e l'Anello. Prima di scomparire lo maledice, condannando alla brama di potere e alla morte coloro che lo portano. Al ritorno dei giganti, Wotan cede tutto il tesoro e l'elmo, ma rifiuta di consegnare l'Anello. Appare allora Erda, dea della terra e della conoscenza, che gli intima di lasciarlo andare, perchè "Quanto è, finisce". Turbato dalla profezia della dea, Wotan consegna l'Anello ai giganti. Fafner uccide il fratello Fasolt, che lo aveva toccato prima di lui, avverando per la prima volta la maledizione di Alberich. Una volta impadronitosi dell'Anello, si trasforma in drago e fugge con il tesoro. Tutti gli dei, a parte Wotan, che è preoccupato, sono felici e si apprestano ad entrare nel Walhalla, mentre le figlie del Reno piangono, reclamando l'Oro e lasciando intendere che il lieto fine è lontano.
FINE PRIMA GIORNATA
Qui c'è una foresta di simboli e di richiami. Le interpretazioni possibili sono infinite. A me piace pensare semplicemente ad una bella storia. Ma per chi volesse andare oltre a tutti i costi, c'è chi ha visto nell'oro e nell'Anello il simbolo della società capitalistica, una società spersonalizzante, priva di poesia e umanità. L'umanità sarà il tema della Seconda Giornata. Come avrete già capito l'opposizione fondamentale Potere-Amore permeerà tutta la storia. Ma il messaggio non è così scontato. In quel "Quanto è, finisce" si percepisce, in modo incredibilmente profetico, come si vedrà nell'ultima giornata, la fine di un'epoca, come di lì a poco le guerre mondiali avrebbero drammaticamente confermato.
Qui di seguito il finale epico, tipicamente wagneriano.
Nella viva speranza di avervi annoiato esco di casa.
Il vostro corrispondente dall'Emilia in trasferta forzata
Avevo letto un libro una volta che vedeva in chiave mitologica il Po', anche lì con ondine e cose varie... Mi aveva annoiato a morte: non ho proprio la mentalità e direi anche la cultura per apprezzare questo genere di cose... Comunque immagino che in un'opera lirica l'effetto possa essere diverso... Quand'è che vai alla scala a vedere quella di cui ti abbiamo regalato i biglietti?
RispondiEliminaLa Scala aveva esaurito i biglietti on-line 10 minuti dopo l'apertura delle vendite. Del resto per 10 euro chi non coglie l'occasione? Perciò vado a Torino a gennaio a vedere un'altra opera di Wagner, il "Parsifal". Uno scazzo, ma non mi dispero dai...
RispondiEliminaGrazie per la franchezza, buon Doson...
A me la storia non dispiace, fosse scritta in un libro.. ma recitata e cantata in un'opera lirica mi annoia tremendamente (ma lo dico senza mai essere stato ad un'opera).
RispondiEliminaBolo, ma è per questa opera che i soldati americani hanno pisciato nel Reno quando è caduto il nazismo??
Neanche io sono mai stato ad un'opera ma a differenza del ballets sarei curioso di vederne una (magari partendo da una di quelle abbastanza accessibile ai profani..)
RispondiEliminaDoson ha capito immediatamente il problema... Non consiglierei mai ad un neofita dell'opera Wagner come primo ascolto, gli pregiudicherei tutto il resto.
RispondiEliminaPurtroppo le opere per profani sono a tema, a mio avviso, meno appassionate e più scontato... Ma da qualche parte bisogna pur partire. Consiglierei il "Don Giovanni" di Mozart (la mia prima opera dal vivo), un Verdi un pò tutto uguale a sè stesso o un geniale Puccini (Tosca o La Boheme). Volendo a dicembre c'è "La Traviata" al Carlo Felice.
Ah sì... La pisciata sul Reno era in sfregio a quest'opera (nonostante non fosse la più amata da Hitler)
RispondiElimina