sabato 1 febbraio 2014

Il Fatto e gli Italiani all'estero

Premessa: riconosco che - per quanto scriva sempre più raramente - il criticare il Fatto Quotidiano sia una delle mie attività preferite sul blog. E' una mia fissa.

Allora, è uscito un articolo giorni fa sugli italiani all'estero che descriveva le reali abitudini dei nostri connazionali oltreconfine, appunto. Cioè anche le mie. Mi sono quindi sentito chiamato in causa, ho dato un'occhiata e qui dico la mia.

L'articolo tenta di descrivere in maniera caricaturale il prototipo dell'italiano iper critico con qualunque cosa accada in italia e che - non potendone più di vivere nel nostro paese per colpa di Berlusconi e tutti i suoi effetti collaterali - se ne va all'estero. Quell'italiano che - dovunque sia finito - non riesce comunque a staccarsi dalla sua italianità nelle sue buone e cattive caratteristiche e che non riuscirà mai davvero ad ambientarsi in un ambiente estraneo ma che - ogni volta che torna a casa per le feste - non la finisce mai di rinfacciare ai connazionali quanto tutto vada bene oltre confine e quanto tutto invece vada male a casa loro. Il classico tipo che irriterebbe chiunque.

Ora, posto che il profilo dell'italiano afflitto e lamentevole del tipo che cosa ci rimaniamo a fare in italia? ma inerte e incapace di alcun tipo di iniziativa seria a mio modo di vedere corrisponde proprio a una buona fetta dei lettori del Fatto (ma lasciamo stare, è una caricatura pure questa), l'articolo vuole essere ironico e non va troppo preso sul serio. Per quanto lo faccia male e in maniera grossolana, personifica tutte le cattive caratteristiche che chi più o chi meno, chi cervello, chi no, tutti noi italiani all'estero abbiamo e che ci portiamo dietro quando torniamo a casa, talvolta irritando i nostri connazionali. Un giochino simpatico, volto a dar voce e immagine a quel senso di fastidio che qualche volta alcuni atteggiamenti degli italiani in fuga possono suscitare in chi invece se ne sta bello e buono a casa.

Il giochino non è riuscito gran che perché - oggettivamente - l'articolo è talmente mal scritto che l'ironia la si coglie poco e male e molti hanno finito per sentirsi offesi. Per primi i lettori del Fatto con una miriade di commenti, poi anche altri con articoli o lettere qua e  ad esempio, rispondendo magari punto su punto all'aticolo.

La morale è: impariamo a leggere meglio (noi) e a scrivere meglio (loro). E a indignarci di meno per cose insignificanti. Oppure, semplicemente, smettiamo di leggere il Fatto se questo è il tenore di quello che propone quotidianamente.

Saluti dalla Francia (ah qui sì che si sta bene!!).

1 commento:

  1. Mamma mia che casino per un articoletto simile!
    Molto rumore per nulla....
    del resto gli inglesi hanno sempre i titoli migliori, non come noi italiani!!!

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