mercoledì 2 marzo 2011

Diritti ai gay? Sì, grazie

Cari amici,
anche ad uno come me capita ogni tanto di cambiare idea. Qualcuno di voi ricorderà una certa serata passata a discutere sui diritti legali dei gay. La mia posizione era decisa: non sono questi i problemi del nostro Paese. Beh... In parte ciò che pensavo resta immutato, vista la deriva culturale in cui versiamo, la libertà di stampa relativa, il vergognoso retaggio politico ed economico che ci ritroviamo, la mafia, le condizioni dei lavoratori. Penso cioè che, avendo simili problemi, non solo sia deleterio, dal punto di vista dell'opinione comune, concentrarsi sui diritti delle coppie di fatto, ma anche irreale (del resto... un Paese dove i gay si potessero sposare ma in cui il lavoratore dipendente fosse poco tutelato sarebbe in ogni caso un Paese da buttare). Quando certa sinistra ha dato l'idea di concentrarsi di più su questi problemi che su altri ha perso. E miseramente. Ma... C'è un ma. Un'idea diversa è sopraggiunta nella mia mente. La voglio condividere con voi.

Il punto non è in realtà a monte? Cioè... La presenza di certi problemi gravi sembra scoraggiare ogni sforzo verso un miglioramento dei diritti dei gay (da noi pressochè assenti). In realtà l'ingerenza della Chiesa e un'opinione comune ammuffita non consentirebbe comunque un salto di qualità. Ma in realtà non si tratta di un difetto di fondo, sempre lo stesso, che come non consente la risoluzione delle problematiche di cui sopra, non consente neppure uno sblocco per questa? Non si tratta della solita arretratezza culturale? Forse non sarebbe il caso di INIZIARE da problemi che sembrano meno importanti (solo perchè meno utili dal punto di vista politico) per dare la sensazione di un cambiamento, di un rinnovamento, che potesse, con il tempo, investire anche le altre mele marce?

Da dove nasce questo post? Nasce dalla storia di Edith Windsor e Thea Spyer, due anziane donne americane che si amano da 42 anni, che hanno ottenuto un matrimonio civile in Canada due anni fa. Alla morte della seconda la prima si è trovata a dover pagare, negli USA, una esagerata tassa di successione (oltre trecentomila dollari) cosa che, dichiara, "Non mi sarebbe accaduta se fossi stata sposata con un uomo". E allora mi sono trovato a pensare alla beffa... Oltre al dolore per la perdita di una persona, Edith si deve essere sentita annullata. Per lei era naturale pensarsi moglie di Thea, senza bisogno che un pezzo di carta lo attestasse. Inutile dire che mi sono intenerito. E si è intenerito anche Barack Obama a quanto pare, che ha disposto la modifica di certi articoli del "Defense Marriage Act", firmato da Clinton, in cui si dichiara legale esclusivamente l'unione tra uomo e donna. Insomma... Ma è mai possibile che siamo ancora qui a parlarne?

Mi è venuta in mente una cosa scioccante. Anche questa mancanza di diritti legali, come altre panzane narrate nei secoli passati, vuole diventare una forma di deterrenza, perchè economicamente svantaggiosa.

C'è l'idea che si possa svilire l'idea di famiglia. Cavoli, si tratterebbe semplicemente di riconoscere a due persone, che hanno condiviso una vita intera, la loro unione! Dubito che alla stragrande maggioranza delle coppie gay interessi sentirsi dire "Vai tra!!! Sei una famiglia!!!". Oggigiorno anche certe coppie eterosessuali non vedono nel matrimonio la strada maestra che esprime al meglio la loro unione. Non si tratta di avere un riconoscimento "formale". Qui parliamo di denaro. E di dignità.

E' solo omofobia? O c'è qualche fattore utilitaristico ed economico (che io non vedo) che impedisce una simile apertura? Per esempio... Il celibato dei preti è una misura cautelativa della Chiesa per impedire che beni personali vadano perduti in beghe legali e civili. Esiste un fattore analogo per la faccenda dei diritti agli omosessuali? Io non è che ci stia capendo molto. In alcuni Paesi non si sono fatti troppi problemi, perchè qui sì?

Ancora una volta vi invito a non fermarvi sull'ingiustizia di certe situazioni dichiarando "E' ingiusto!", "Che Paese di merda!", "Guardate invece cosa succede a Fruttolandia!". Chiedetevi "PERCHE'?" Rispondendo a questo interrogativo, e lavorando sull'opinione comune, sarà forse possibile fare dei passi avanti.

Attendo risposte ed idee.

Il vostro corrispondente dall'Emilia

3 commenti:

  1. Tu scrivi: "Quando certa sinistra ha dato l'idea di concentrarsi di più su questi problemi che su altri ha perso. E miseramente."
    Quando? Quando la Binetti era girata di spalle? O Rutelli andava alla toilette? Quando se ne sarebbe occupata, negli anni passati, certa sinistra? E quale? Quella Rifondarola, quella diessina, quella dipietrista?
    No, l'unica cosa che mi viene in mente sono i famosi PACS (non so se fossero tecnicamente un disegno di legge), affossati dalla stessa maggioranza di centrosinistra, leggi TeoDem e il fu-di-sinistra Clementino Mastella.
    Io non credo che la sinistra si sia mai occupata concretamente, con coraggio, della questione. E immagino che il motivo sia lo stesso che tu stai cercando: la gente in Italia non e' pronta ad accettare certe aperture, perche'?

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  2. Giusto. La mia è una imprecisione. Nessuno si è mai occupato della cosa in modo concreto. Facevo riferimento proprio al periodo Mastella o agli arcobaleni nelle bandiere... Ma più che altro io intendevo mettere l'accento proprio sull'importanza media data al problema (nessuna; e quando quasi sembrava ci fosse un confronto parlamentare sulla cosa è scoppiato il delirio) e che, se anche fosse uno dei primi punti di un programma elettorale, nessuno lo voterebbe (se non i diretti interessati).

    Lore ma hai letto solo il primo paragrafo?! La pensiamo allo stesso modo! Il post intendeva proprio rivalutare l'importanza del tema, con un moto di autocritica reso appassionato dalla storia di Edith e di Thea. Cito: "non sarebbe il caso di INIZIARE da problemi che sembrano meno importanti (solo perchè meno utili dal punto di vista politico)...". Mi collegavo al primo paragrafo puntando sul fatto che non ci se ne occupa ANCHE perchè è un tema di scarsa presa politica.

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  3. No ma certo non intendevo limitare il tuo discorso: ho capito che la pensiamo allo stesso modo. Ed e' interessante cercare di capire perche' c'e' tutta questa chiusura mentale da parte della gente. Ma. Volevo sottolineare il fatto che secondo me la politica non se ne e' mai occupata con decisione.

    Non lo so e' un discorso complicato, ma non credo di essere tacciato di superficialita' se dico che la Chiesa Cattolica Romana ne e' responsabile per il 70%! Non tanto per i proclami del papa, che resta comunque un vecchietto di ottant'anni rivestito di oro e velluti, quanto per le decine di centinaia di preti che predicano nelle parrocchie d'Italia o per gli altrettanti maestri o professori di religione.

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