Ed ecco che si conclude anche questa prima puntata dell'italica saga degli immigrati a Lampedusa.
Il nostro presidente del consiglio si e' appena recato nell'isola piu' meridionale d'Italia per rimettere tutto a posto, seguendo il sacro motto del "ghe pensi mi!".
Negli ultimi giorni erano volate parole forti: dalla popolazione, il che e' comprensibile, ma anche dai politici, il che e' tutto meno che perdonabile, a meno che non siano politici italiani:
il presidente della regione Sicilia Lombardo ragiona sulla necessita' di uscire di casa col mitra per fronteggiare "l'invasione";
il ministro Bossi chiede che per favore, gentilmente, con pacatezza (no, quello era un altro), gli immigrati vadano "fuori dalle balle";
il presidente del Veneto Zaia assicura che lui, avendo studiato i trattati di cooperazione internazionale, conosce i meccanismi della politica estera e puo' affermare con certezza che chi sbarca a Lampedusa non e' un profugo ma uno che in Tunisia ci stava bene. Ma come avra' fatto a capirlo? Hanno le scarpe firmate.
Bene oggi finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel. In breve le soluzioni sono:
1. entro 48-60 ore sgombero dell'isola per mezzo di traghetti messi a disposizione dal governo
2. pulizia dell'isola ad opera dell'esercito
3. opere infrastrutturali come strade e fognature
4. moratoria bancaria, fiscale e previdenziale per gli abitanti
5. promozione turistica a vari livelli, compresi servizi speciali su Rai e Mediaset
6. candidatura al Nobel per la Pace (degli isolani sicuro, forse anche di B)
7. casino' (i giornalisti giurano che abbia messo l'accento proprio sulla o)
7. infine un suggerimento: "dotare l'isola di un po' più di colore e di verde e io stesso mi impegno in questo senso" e ancora "Io l'ho fatto in un paese della Lombardia [...] In alcune case mancava l'intonaco o i muri erano scrostati e io ho realizzato una situazione di colori che ricorda Portofino."
Il presidente ha anche affermato di aver acquistato su internet una casa a Lampedusa: evidentemente vuole ricevere anche lui il nobel in qualita' di abitante...
Siamo di fronte ad una strategia molto fine, infatti dopo aver irresponsabilmente (nella migliore delle ipotesi) o intenzionalmente (comincio a pensarlo) gestito malissimo un'emergenza umanitaria come questa, B ci si paracaduta in mezzo e a colpi di cerone, barzellette ("Durante un'indagine si chiede ad un campione di donne se vogliano fare l'amore con Berlusconi. Il 30% risponde 'Magari...', l'altro 70%, 'Di nuovo?") e promesse piu' o meno populistiche riesce non solo a salvarsi la faccia, ma anche a fare la figura dell'eroe! E a distogliere l'attenzione da quello che il parlamento sta portando a termine nelle stesse ore: l'approvazione del suo personalissimo salvacondotto giudiziario chiamato Processo Breve.
E in tutto questo la Lega? Beh, immagino che non avra' avuto difficolta' etiche a permettere che la situazione sull'isola diventasse tanto grave, per i lampedusani (terroni) e per gli immigrati (negri). Col risultato finale di dare il via alla guerra tra i poveri: da una parte gli italiani stanchi di tanta ingiustizia, dall'altra gli immigrati che scappano in cerca di lavoro e benessere. Che vergogna.
Ma com'e' possibile che ancora oggi, di fronte a tanta presunzione e sfacciataggine, molti italiani sorridano o addirittura si sentano rincuorati? Questo non riesco a spiegarmelo.
Qui il racconto di Lidia Ravera sulla sua visita a Lampedusa.
Invece qui un commento di Barbara Spinelli sul comportamento degli italiani di fronte ai fatti libici e alla nuova ondata di immigrazioni.
Entrambi molto interessanti per leggere un po' piu' in profondita' le vicende di questi giorni.
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