martedì 11 gennaio 2011

Tristan und Isolde: COMMENTO

Cari amici,
finalmente il tanto atteso commento finale. Altre opere non richiederanno un tale dispiego di forze.

L'orchestra che per prima dovette eseguire il "Tristan" dopo uno sguardo alla partitura dapprima si rifiutò di suonarla. Dovrebbe bastare questo a rendere la rivoluzione in atto con questo lavoro. Pensate per un secondo a come funziona qualsiasi musica "normale" (non parlo delle grandi sperimentazioni elettroniche o degli enormi passi avanti fatti con il metal, il punk o il rock dagli anni Settanta in poi): una serie di suoni, una melodia, che poi chiude in un modo "definito" (io non conosco la teoria della musica, ma ho un'idea di cosa si sta parlando: esistono leggi, nei sistemi tonali, che regolano quali debbano essere le note a disposizione). Per la prima volta, nel Tristan, si vede che le melodie, i gruppi di suoni, sono volutamente "spezzati", sospesi, senza soluzione, a rendere la passione che prende i due amanti e che non trova sazietà in questa vita. La partitura è piena di dissonanze, spesso impercettibili. Inutile dirlo, la prima vera risoluzione e definizione del suono si ha nel finale Liebestod di Isolde, in cui ogni dramma trova pace. La sensazione è allora di stasi, di sonnolenza, di cristallinità, di ultimo sospiro. Gli allestimenti moderni dell'opera sono arditissimi. La presenza scenica e gli atti compiuti sono quasi nulli, incuranti dello spettatore ottocentesco, poco preparato a una simile visione cinematografica. Il peso dato alla parola e all'impianto poetico, tutto di mano wagneriana, con tanto di assonanze (Liebe-Leben-Sterben, amore-vita-morire) è totale.

I temi musicali usati da Wagner per richiamare le situazioni sono sottili, a differenza che in altre opere. Se in altre opere wgneriane i temi sono associati a oggetti e facilmente riconoscibili, qui è tutto come filtrato, come chiuso in una campana di vetro. Il tema dello sguardo, il tema della passione, il tema della morte per amore sembrano tutti figli della stessa idea sonora e serve un pò di allenamento per individuarli. Un esempio di come essi sono usati a livello drammatico, a confermare l'assunzione della musica a personaggio principale? Quando Tristan spira tra le braccia di Isolde, si sente il tema dello sguardo, lo stesso che si era sentito dopo che avevano bevuto il filtro ma interrotto bruscamente a metà. Il sorgere del sole alla fine del secondo atto quando i due vengono scoperti è accompagnato da una variante del tema della morte per amore, profezia del loro destino.

Wagner è troppo spesso dimenticato anche come poeta. Il suo testo è indubbiamente prolisso, incredibilmente irreale e incompatibile con un film moderno (la litigata tra gli amanti nel primo atto è costituito da una decina di cicli di 3 minuti di parole ciascuno in media; la lentezza della scena non sembra voluta per un intento espressivo o canzonatorio nei confronti del pubblico ottocentesco, e questo è un difetto innegabile). Eppure le trovate e gli apporti personali del compositore alla storia (il fatto che i due si amino PRIMA di bere il filtro, l'assenza di motivi medioevali troppo marcati che facilitano la rappresentazione in epoche moderne, l'imprintig filosofico di tutto il testo) sono fattori che impreziosicono di molto la struttura e la valutazione generale del lavoro. Vista dal vivo, la scena d'amore è un momento mistico, una fuga dalla realtà, in termini estetici e non solo. D'altro canto, il monologo infinito di Tristan nel terzo atto è una sfida ardua anche per un appassionato incallito come me: la musica è ferma, le parole si susseguono con una lentezza misurabile, dopo un pò arrivi a chiederti: ma quando finisce?

Le ultime critiche sono per eventuali neofiti. SCONSIGLIO vivamente la visione o l'ascolto di quest'opera senza una preparazione adeguata. A preparazione avvenuta, che è un pò lo scopo di questa rubrica, si potrà affrontare qualsiasi cosa, quindi anche questa.

Capolavoro insuperato, il mio voto da 1 a 5 è 4 e mezzo. Una volta che lo si può avvicinare è in grado di regalare tanto. Spesso fanno capolino suoni che non avevi mai sentito negli ascolti precedenti, che ti trasmettono qualcosa di nuovo, di diverso sulla vicenda che, diciamocelo, archetipica quanto vuoi ma un pò banalotta (almeno senza l'aggiunta metafisica di Wagner).

Curiosità. Assieme alla Tetralogia (per cui però il discorso è completamente diverso), il Tristan è l'unica opera di Wagner rilevante a non prendere ispirazione da temi religiosi. In essa, e in modo diverso nel Parsifal (che andrò a vedere a Torino a fine mese), ha messo credo la sua vena irriverente e meno convenzionale, presentando i due eroi come privi di una qualsiasi religiosità riconducibile a quella cristiano-protestante. Una morale e una religione la loro, in definitiva, unicamente volta all'espressione del loro ego e del loro amore.
Hitler era ossessionato dalla visione nichilistica del Tristan. A Vienna, quando ancora barboneggiava o si arabattava qui e là, l'ha visto all'opera quaranta volte (fonte documentata: si veda la biografia di Hitler scritta da Joachim Fest). Del resto non aveva i CD come li abbiamo noi.

Il vostro amico corrispondente dall'Emilia

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