lunedì 10 gennaio 2011

Breve lezione di opera

Cari amici,
per comprendere appieno la portata del "Tristan und Isolde" di Wagner ho bisogno prima di trasmettervi qualche nozione sull'opera del periodo precedente.

Un'opera è una rappresentazione teatrale musicata. Prima di Wagner il "peso" dato alle voci era straordinariamente più grande che quello dato alla musica. Essenzialmente essa fungeva quasi sempre da mero accompagnamento alla voce. All'ascoltatore moderno le opere settecentesche e del primo Ottocento danno la sensazione fastidiosa di essere "un pò tutte uguali" dal momento che le forme canoniche della tonalità erano codificate e il pubblico colto dell'epoca poco accettava mutamenti nella struttura. L'opera era a "forme chiuse", vale a dire una serie di "numeri" vocali, con la musica che si interrompe alla fine di ciascuno. Talvolta si ha l'idea che anche la storia narrata sia in secondo piano (una volta ho visto un'opera bellissima che però aveva l'inconveniente di essere un pò ripetitiva... Un figlio che vuole vendicarsi della morte del padre afferma di volerlo fare QUATTRO volte diverse nell'opera, cinque minuti ciascuna volta, risultando quasi ridicolo...). Tant'è che un ascoltatore di musica classica in genere SA che la musica va cercata nelle sinfonie e nelle opere DOPO la metà dell'Ottocento. I meriti dell'opera precedente sono altri ma non è questa la sede per parlarne.

Ebbene. Con Wagner alcune insofferenze presenti già da qualche tempo e sporadicamente nel panorama degli operisti dell'epoca trovano piena espressione. E proprio nel "Tristan und Isolde". Dell'opera particolare parlerò la prossima volta. Ora continuo spiegando cosa accade con Wagner. La sua idea di "opera d'arte totale" (Gesamtkunstwerk) prevede pari peso alla voce, alla musica e alla presenza scenica. In realtà i pesi dati a ciascun aspetto variano di opera in opera. Quasi sempre in lui si vede una prepotente invasione della musica, un'idea molto vicina alla nostra sensibilità, non abituata a lunghe declamazioni di una voce che gorgheggia. Altra rivoluzione: la musica non si interrompe MAI (se non tra un atto e l'altro), in uno svolgersi autoreferenziale che nulla più ha a che vedere con l'accompagnamento di alcuni numeri da circo. Si tratta a tutti gli effetti di un ulteriore personaggio. Ultima genialata, una cosa che può apparire scontata, ma non lo è, alla luce dell'impressionante stasi precedente: ogni situazione psicologica, ora che la musica non si ferma mai, può essere resa con un motivo musicale che si può riutilizzare, variato o con strumenti diversi, in punti diversi del dramma, per richiamare, raccontare, spiegare, commuovere o far sorridere. Un'idea quindi tutta diversa dalla precedente.

Ora ho le basi per spiegare il "Tristan und Isolde". Una volta in Portogallo ho visto una storia dell'umanità in breve su dei pannelli. Una delle date era il 10 giugno 1865, la prima assoluta del "Tristan".

A presto cari amici...

Il vostro corrispondente dall'Emilia

3 commenti:

  1. Caro Bolo, mi stai per convincere a tuffarmi nel mondo dell'opera. Per ora la temo e rispetto...
    Ricordo i pannelli portoghesi; tra cento anni porteranno la data di pubblicazione dei dischi dei fungus (o forse no ;-))

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  2. In un moto di pietà una brava persona apprezza i miei post un pò diversi! Grazie...

    Beh io sto aspettando un'idea rivoluzionaria da parte dei Fungus...! ;-) Quando la mia carriera accademica scivolerà nel cesso diventerò critico musicale e conquisteremo il mondo.

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  3. Questo post mi ha interessato molto di più di quello sulla storia di Tristan und Isolde, bravo bolo!

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