do ufficialmente inizio alla mia rubrica d'opera, che Ballets ha con grande sensibilità individuato come una possibilità interessante di ampliare il blog. Grazie amico!
Non inizio con uno svolgimento storico dell'opera. Vado più a sensazione. Propongo oggi un capolavoro del solito Wagner (manco a dirlo... varierò lo giuro!).
La trama è patrimonio della cultura archetipica di tutta Europa, base ed ispirazione di altre storie simili. Le versioni della storia sono molto varie e spesso in contraddizione tra loro. Esistono intere biblioteche dedicate ai significati storici, politici, psicoanalitici sottesi alla storia dei due amanti sfortunati. Qui mi limito a dare un sunto della trama nella versione wagneriana, dotata di alcune geniali modifiche che più la avvicinano alla nostra sensibilità moderna.
Tristan è un cavaliere inglese di un Medioevo fuori dal tempo che uccide un cavaliere irlandese per affermare la superiorità dell'Inghilterra, ma rimane ferito gravemente. Viene tratto in salvo su una zattera da Isolde, principessa irlandese, e curato. Dopo del tempo la giovane si rende conto che egli è un nemico e sta per ucciderlo, quando i loro sguardi si incontrano. Perciò lo risparmia e lo lascia andare senza una parola. Tristan torna alla corte di suo zio, il re Marco, e gli propone in moglie proprio la principessa irlandese, certo che questo accrescerà il suo prestigio e porrà fine alle ostilità tra i due paesi. L'opera inizia sulla nave che sta portando Isolde alla corte di re Marco, scortata da Tristan. La donna è visibilmente agitata e delusa dal comportamento di Tristan, che credeva di non rivedere mai più. Perciò, dopo una lunga chiaccherata con la sua ancella, le impone di preparare un veleno mortale per Tristan, che la evita. L'ancella prepara allora al suo posto un filtro d'amore. Durante la violenta litigata che segue tra i due giovani, Isolde finge di essere pronta a sposare Marco, ma di voler prima chiarire. Tristan giunge a capire i reali intenti di Isolde ma beve comunque parte del filtro. Isolde gli strappa la coppa di mano e ne beve a sua volta. Convinti di stare per morire, si guardano come quella prima volta e si abbandonano all'amplesso amoroso. L'ancella accorre e li informa disperata dello scambio dei filtri. Mentre la nave attracca e il re si avvicina, i due vengono separati.
Notte. Isolde attende di spegnere la torcia davanti alla sua stanza, segnale convenuto con Tristan per vedersi. La sua ancella la avverte che la caccia organizzata da re Marco per quella sera probabilmente è una trappola. Isolde non la ascolta e fa calare le tenebre. Parte allora il duetto d'amore più bello (e più lungo) di sempre: 40 minuti d'orologio dove i due amanti si scambiano parole d'amore e di rimpianto. Tutto basato sulla contrapposizione luce-ombra, amore-morte, sembra più una lezione di filosofia tedesca che un mieloso scambio tra innamorati: i due si sentono ingannati dalla luce del giorno e delle convenzioni morali, auspicano la morte per amore e l'avvento del regno della notte, l'unico che può vederli insieme. Sul finale del duettone la musica si agita pesantemente, a rendere l'atto sessuale e l'orgasmo raggiunto dagli amanti. Nell'istante in cui sorge il sole, sopraggiunge il re Marco, che li scopre. In un triste monologo, in cui la delusione dell'amico si fonde alla gelosia dell'innamorato, Marco va avanti a lamentarsi ma senza scomporsi poi troppo. Con un accento bellissimo, Tristan invita Isolde a visitare il suo regno, il regno che tutti gli altri comprende. Isolde accetta. Subito dopo Tristan si lascia ferire da una spada impugnata da un soldato di Marco.
Castello diroccato sul mare. Tristan è morente su un letto all'aperto, assistito da un suo fedele amico. Allucinante il monologo di Tristan, che dura quasi 35 minuti, e prepara la scena finale. Da esso si evince una visione nichilistica della vita. L'amore, il fine ultimo dei due amanti, può essere conseguito solo con la morte, che ha sempre accompagnato la loro storia. Tristan sogna Isolde che accorre dal mare per curarlo. Quando la nave di lei sopraggiunge, lui, in un'ultima spinta di vita, si alza e le corre incontro sanguinante. Isolde arriva, ma è troppo tardi. Isolde lo chiama e cerca di risvegliarlo invano, dopodichè sviene. Nel frattempo Marco l'ha inseguita. Marco, figura di discutibile spessore, si rivolge con parole di perdono a Isolde, che però non lo ascolta. Il Liebestod finale (Morte per amore) è eseguito spesso anche da solo. Isolde si lascia morire sul corpo dell'amato, convinta che nell'alitante Tutto si ritroveranno.
Il post mi sembra già sufficientemente lungo, per cui lascerò un commento particolareggiato sull'importanza di quest'opera per la storia della musica in un post a sè.
Il vostro corrispondente dall'Emilia
Anche se è stata deliberatamente tolta la casellina... NON MI PIACE
RispondiEliminaDeliberatamente per impedire che un onesto ANONIMO come te potesse dire la sua in un blog democratico come questo? Ma andiamo... Non sei così importante.
RispondiEliminaNon legger 'sti post e morta lì cara amica o caro amico. Cara entità astratta che, chissà perchè, non si espone al confronto.
Anonimo, abbi il coraggio delle tue azioni e firmati!!
RispondiEliminaLa casellina l'ho tolta io, visto lo scarsissimo utilizzo... ma se sveli il tuo nome la riaggiungo! (e bolo ti picchia)
Comunque bolo la storia è davvero triste..continuo a pensare che una storia così, cantata e neanche recitata, possa uccidermi!