- Gilioli immagina come potrebbe essere l'Italia nel 2021, speriamo si sbagli!
- Bellissima rassegna di tutti i "Non ho mai detto" di Berlusconi, dal 1988 ad oggi;
- Altro post da Nonleggerlo, sulle ricerche dei nomi capi di governo mondiali su Google;
- Riflessioni di Matteo Bordone sui dirigenti Rai dopo la chiamata di Masi ad Annozero;
- Leonardo sulla chiamata di Berlusconi all'Infedele;
- Sempre sulle chiamate ai talk show, riflessione di Mantellini;
- L'ultimo post di Spinoza, sulla rivolta in Egitto, Mike Bongiorno e Berlusconi;
- Meravigliosa foto al cielo durante 24 ore, qui la spiegazione su come è stata fatta;
- Foto di Big Picture sulle proteste in Egitto e in Tunisia;
sabato 29 gennaio 2011
Link - 29 Gennaio
domenica 23 gennaio 2011
Link - 23 Gennaio
- Interessanti riflessioni di Giovanni Fontana sul berlusconismo;
- Altra bella riflessione, questa volta di Gilioli, con citazione di una azzeccatissima frase di Zagrebelsky del 1995;
- Il Buongiorno di Gramellini, sulle responsabilità di un capo di stato;
- Articolo di Filippo Facci su Libero sui videomessaggi di Berlusconi;
- Spinoza su Tunisia, Afghanistan e Ruby-gate;
- Il blog di Leonardo sta per compiere dieci anni, e ogni tanto pubblica post degli anni passati. Questo è del luglio 2008, ed è bellissimo;
- Bell'articolo su Steve Jobs e la sua filosofia aziendale
- Infine, solito appuntamento con Big Picture, questa volta sulla rivolta in Tunisia.
È ripartito!
Vi ricordate quello della francigena contromano?
Ecco, è ripartito, ma questa volta non a piedi ma in Vespa.
Di nuovo da Terni a Cambridge, di nuovo con un sito con cui ci terrà aggiornati.
Positività
intendo pareggiare con l'ultimo, desolante, post lasciato dal sottoscritto. Superata la soglia dei 40 post (di cui un quarto nell'ultimo mese) mi prendo bene da un punto di vista esclusivamente personale, quasi letterario: la certezza che i lettori più o meno occasionali del mio blog apprezzino, in linea di massima, i miei post.
In secondo luogo una rinnovata fiducia nel futuro. A Genova ieri ha parlato Nichi Vendola, alla presenza di molti, dico MOLTI, giovani. Non siamo soli amici... Le nostre non sono solite elucubrazioni da parte di un ristretto manipolo di ingenui intellettuali (o supposti tali, vedi One) di sinistra. Si tratta di un gruppo di amici che scambia idee. E per me è tanto. Quanti sono, dico, quanti sono gli amici che si trasmettono davvero così tanto? Coloro che parlano dei loro interessi, delle loro aspirazioni, della situazione politica, in modo così sereno e variegato?
Indugiate sulla fortuna che avete. Più che su tutto ciò che viene dato per scontato e banale, pensate alla gente con cui avete occasione di parlare e a tutto ciò che esse hanno da dire.
Il vostro corrispondente dall'Emilia
P.S. Il moralizzatore Ballets parlerà di qualcosa di poco interessante postato sul blog. Uscite dal seminato e trovere i cecchini...
sabato 22 gennaio 2011
Meraviglie Santanché
Ma ieri mi hanno consigliato di prendere visione dello show dell'on. Santanché Daniela. A mio avviso questa signora ha un livello di credibilità talmente basso e riveste un ruolo talmente inutile all'interno del governo -sottosegretariato "alla difesa del berlusconismo estremista nelle tv di stato fino al prossimo salto della quaglia"- che mi fa solo ridere. Tanto. Dicono "si ride per non piangere"...
Comunque a chi interessa consiglio la visione
e
venerdì 21 gennaio 2011
Coglione. Firmato Emilio Fede
A Gad Lerner
Non sarai tu a decidere come sarò ricordato.
Tu, quando arriverai a 8o anni, ma ti auguro di arrivarci - soltanto come un imbecille.
Vergognati. deciderò come ricambiare.
La mia vita e’ stata prestigiosa dal punto di vista professionale e umano.
Se ho avuto delle storie d’amore me le sono meritate.
Tu sei troppo brutto per averne avute.
Soltanto se ridi scappano pure i mostri.
Coglione.
Emilio Fede
(Lettera mandata il 1 dicembre in risposta ad un articolo di Lerner uscito su Vanity Fair, "Gli arzilli vecchietti della classe dirigente")
giovedì 20 gennaio 2011
Avvilito
la stronza ha avuto i soldi che voleva. La puttana fa la pazza "dalle mille versioni" come le è stato suggerito. La gente continua a pensare che "non è il primo che fa certe cose". L'Italia è stretta in una morsa definitivamente stritolante.
Basta. Da bambini ci hanno insegnato qual'è il mondo giusto, equo e in cui sarebbe bello vivere. In certi momenti viene il dubbio che quel mondo non solo non esista, ma pure che mai esisterà. Secoli fa si nasceva consci di essere sottomessi a un potere e un sistema inattaccabili. Noi siamo cresciuti con una certa idea ma le cose non sono mai cambiate. Mai.
Che schifo. Auspico rovina per i ciechi. Anche per me, per noi, che non abbiamo e mai avremo la possibilità di cambiare concretamente.
martedì 18 gennaio 2011
Le perle del giorno
Nicole Minetti sceglie il giorno giusto per parlare di pari opportunità...
E la sua compagna di partito Gelmini dice invece la perla del giorno sulle spese della procura di Milano.
Il problema per l'Italia è che anche se Silvio si dimettesse, i cretini che ha portato in politica rimarranno....
lunedì 17 gennaio 2011
Link - 17 Gennaio
- I servizi del Tg1 di stasera sul caso Ruby, in cui in pratica non si racconta niente però si fa notare quanti soldi siano stati spesi dalla procura di Milano per indagare Berlusconi;
- Sallusti show sul Giornale in difesa di Berlusconi;
- Sempre su Ruby e Berlusconi, "First Lady" di Spinoza.it;
- Il PD e le primarie presi in giro su Metilparaben;
- Leonardo sull'Unità parla di Wikipedia;
- Matteo Bordone parla dei termini "snob", "radical chic", "fighetta" e simili, molto interessante e divertente (parte uno e parte due);
- Un divertente post di In Coma è Meglio sui viaggi in treno;
- Fantastiche foto della Dakar 2011, da Big Picture.
"Meglio un vecchio porco"
L'editoriale di Maurizio Belpietro sul caso Ruby.
Ma per piacere risparmiateci lenzuola pulite
di Maurizio Belpietro
Che Silvio Berlusconi perda facilmente la testa quando vede una sottana non c’era bisogno che me lo spiegasse Ilda la rossa. La strana malattia che lo deve aver colpito da piccolo mi era nota fin da prima che la rivelasse via Ansa la moglie Veronica, la quale a sua volta non credo l’abbia scoperta in tempi recenti, visto che nel libro intervista uscito anni fa descriveva il suo primo incontro col marito in modo inequivocabile, facendo capire che lui già trent’anni fa si atteggiava a dongiovanni. Il Cavaliere adora essere circondato dalle donne e così come è bulimico da imprenditore e da politico, credo lo sia anche in fatto di conquiste femminili. Fosse per lui le corteggerebbe tutte e a ognuna riserverebbe una parola, una collanina o un dono. Quando vuole far colpo mi risulta non badi a spese. Raccontano che un giorno, volendo far capitolare una signora, abbia mandato un suo incaricato a suonare il campanello di casa della prescelta con in mano le chiavi di una fiammante Mini Cooper. La vettura ovviamente era parcheggiata fuori casa. È una colpa? Forse lo sarà stata per la moglie, la quale, come ho detto, dev’essersi però dimenticata di come Silvio la conquistò, ma non penso sia affare da procure. Il Cavaliere si era fatto delle amanti? E ad alcune ha pure offerto una casa occupandosi di pagare loro le bollette? Se anche fosse vero, ed è ancora da dimostrare, non credo sia un reato. Lo fosse, le patrie galere sarebbero piene. Immaginate quanti professionisti o industrialotti si fanno consolare da giovani fidanzate pur essendo regolarmente sposati e, in aggiunta, le ricoprono di regali? (...) (...) Devono risponderne in tribunale? Vabbé che questo è un Paese cattolico, ma non mi pare che sia uno stato etico, dove esiste una sharia che regola i comportamenti in camera da letto. Né i carabinieri hanno istituito il nucleo anti-fornicazioni, pronto a introdursi in ogni alcova E nonostante l'attivismo della Boccassini. Per nostra fortuna il pool Lenzuola pulite non esiste. Certo, ricoprendo un incarico d'una certa visibilità e avendo un discreto numero di nemici, Berlusconi alcune scappatelle se le potrebbe pure evitare, anche se gli scappano in casa propria A forza di correre dietro a tutte è matematico che qualcuna prima o poi lo inguai, facendolo finire sui giornali, come accadde con la D'Addario, o in procura, come capita ora con Ruby e le altre. Una trappola o un incidente è statisticamente da mettere in conto. Però nonostante tutto, nonostante le imprudenze che un presidente del Consiglio non si dovrebbe concedere, nonostante l'ingenuità di accogliere in casa propria chiunque, anche signorine di cui non si è neppure accertata l'identità o l'età, noi continuiamo a preferire il Cav. Meglio lui di certi becchini del calibro di Gianfranco Fini, il quale appena saputo dell'infortunio capitato sotto le lenzuola a Berlusconi, non è riuscito a trattenersi e ha cercato di approfittarne, reclamando una nuova etica della politica. Confesso: tra l'impudicizia di un presidente della Camera che accoltella a tradimento l'ex alleato e le storie boccaccesche del premier, io scelgo le seconde. Se per tenere a bada la sinistra, i maneggioni e gli spreconi devo pagare il prezzo di un capo di governo che tocca il sedere alle signore, non ho esitazioni. Meglio un vecchio porco, di tanti giovani ipocriti tipo Fini. Il quale pure ha l'aggravante di non essere più giovane.
domenica 16 gennaio 2011
Il serpente prova a difendersi
sì. Prova a difendersi. E non esita a ricorrere a degli artifici retorici straordinari, su tutti l'invenzione di una persona "stabile" (come bastasse a frenare le sue passioni più nascoste). Efficace l'immagine di un Paese governato da una casta che fa quel che vuole impunemente. Mi sento anche un pò preso per il culo. Quasi 9 minuti a disposizione in una televisione vista da milioni di italiani per difendersi. Parla di privacy e discriminazione. Ricorre all'immagine da bar "io a casa mia faccio quel che mi pare". NO! Non è così... No, se si tratta di ricevere denaro da una minorenne per 2 secondi e mezzo di piacere.
http://tv.repubblica.it/copertina/mai-pagato-donne-ho-una-compagna-stabile/60042?video
Una sola cosa cari amici... Nessuno tenti di spendere parole di compassione per quella stupida.
Il vostro corrispondente dall'Emilia
THAIS
altro post di opera. Proprio in questo istante sto ascoltando una di quelle opere del periodo tardo Ottocento che acquista tutta l'ascoltabilità dal fatto di ricalcare una sensibilità sempre più vicina a noi. Sto parlando della "Thais" del francese Massenet. La musica francese si distingue dalle contemporanee opere classiche all'italiana e heavy metal alla tedesca. Il suono è compattato e prelude le sperimentazioni successive del simbolismo, grazie all'atmosfera misteriosa e a certo esotismo in voga in quel tempo.
Alessandria d'Egitto, IV secolo dopo Cristo. Thais è una sacerdotessa del culto di Venere e fa la puttana. Athanael è un monaco cristiano che si è ritirato a meditare nel deserto. La predicazione del monaco lo spinge a tornare alla città natale per salvare l'anima della cortigiana, la quale lo aveva attratto quand'era più giovane. Dopo un'orgia in cui ha deriso pubblicamente il monaco, Thais, sola, si chiede quanto il suo stile di vita abbia un significato. Durante il duetto successivo il monaco le parla della vita eterna e sfugge ai suoi tentativi di seduzione. La donna fugge nel suo palazzo dopo averlo nuovamente deriso, ma visibilmente turbata. Dopo una notte, resa dalla celeberrima "Meditation" per violino solo eseguita anche da sola nei concerti, si presenta all'alba al monaco, determinata a seguirlo nel deserto. Durante il viaggio molto duro, Thais si sente mancare. In una sosta ad un'oasi, i due si avvicinano, due "anime sole", in un modo sì spirituale ma tutto intriso di erotismo. Quando le monache giungono per condurre Thais al loro convento, Athanael si ritrova a subire la mancanza della ragazza ma decide comunque di incamminarsi nel deserto. Nei tre mesi successivi il monaco è scosso da visioni e sogni in cui le appare Thais e non riesce a smettere di pensarla. Nell'ultima visione la vede morente al convento. Perciò accorre al suo capezzale. Le dice di amarla, di averle mentito e che "di vero ci sono solo la vita e l'amore umano". Thais è però già persa nella visione del cielo e di ciò che sta al di là della vita, non lo sente e si spegne dolcemente.
Opera "scandalosa", ripropone il solito tema occidentale "anima vs corpo" in una chiave ironica e deridente la religione bacchettona del tempo (e forse anche di oggi). Alla fine si ha il sospetto che Thais CREDA di vedere il cielo, mentre invece c'è la possibilità che il monaco le abbia tolto, portandola a una morte inutile, tutto ciò che c'è di vero e concreto, vale a dire la vita e l'amore umani. In qualunque caso il finale triste c'è anche nell'altro caso, dal momento che il monaco perde la sua anima salvando quella della cortigiana amata e rifiutata. Il momento in cui Athanael si rende conto che la deve abbandonare e che deve riprendere la via del deserto è stato individuato come uno dei momenti più drammatici dell'opera ottocentesca. La parte di Thais è una delle più difficili del panorama operistico, serve una cantante espressiva e dotata di un'estensione molto ampia (questo è uno dei molti motivi per cui oggi è rappresentata abbastanza raramente).
Con opere come questa si sono aperte le possibilità, in Francia, di trovare vie espressive diverse da quelle imposte dal wagnerismo (e che pure da esse restano comunque influenzate).
Il vostro corrispondente dall'Emilia
venerdì 14 gennaio 2011
Giornalismo d'Assalto
Lo so che sono ripetitivo e non dovrei più stupirmi di questo ignobile personaggio, ma continuo a non rendermi conto di come sia possibile fare un'intervista a Berlusconi senza fare NESSUNA DOMANDA e senza contraddirlo neanche mezza volta.
P.S. Berlusconi è stato indagato per prostituzione minorile (caso Ruby), e come sempre la colpa sarà dei magistrati e nessuno si dimetterà.
Buongiorno...
Ma...
Una spremuta fatta a mano;
Il cielo dell'Emilia, fatto per parlare a uomini legati alla terra;
Una paglia di prima mattina, giusto per ricordare ai propri polmoni che non comandano loro;
La certezza che queste bestie sono passeggere, come le situazioni che le hanno create;
tutte queste cose mi consentono di dirvi col cuore...
BUONGIORNO!
giovedì 13 gennaio 2011
Il personaggio : FANTANTONIO
Chi mente?
come evincerete dalla mia ingombrante presenza sul blog, ho tempo da perdere di questi tempi, anche se avrei preferito non averne. Perciò navigo spesso su Internet e trovo il modo di informarmi su alcune cose che mi sono sempre interessate ma mai approfondite. In un altro post vi spiegherò di cosa sto parlando.
Per ora discutiamo dell'attendibilità storica delle fonti scritte in generale, e in particolare dei Vangeli canonici. Nessuno metterà qui in discussione che essi sono uno splendido prodotto letterario, che narra di un uomo straordinario di nome Gesù che cambiò il mondo. Non entrerò nel merito della questione sui Vangeli apocrifi (gran parte di essi sono prodotti di secoli molto successivi agli eventi narrati, in cui Maria è stata concepita anch'essa senza peccato, in cui Gesù è un bambino in grado sia di dare la vita a degli uccellini di fango da lui fabbricati, sia di provocare la morte in un altro bambino con un solo sguardo). L'attendibilità di ogni singola affermazione dei Vangeli è argomento di fede e per ora non mi interessa, così come non si sta trattando dell'identità tra il Gesù storico e il Figlio di Dio.
Voglio solo parlare di come una storia realmente accaduta possa essere distorta per i più svariati motivi. Se domani il mondo finisse e rimanessero solo le pagine di Libero a testimoniare gli eventi della nostra Italia, un'entità civilizzata del futuro cosa potrebbe evincere di VERO? Esiste un "vangelo", chiamato Vangelo di Giuda, scritto verso il II o III secolo dopo Cristo da alcuni esponenti dello gnosticismo. Quelli erano anni straordinari di transizione, di fermento culturale, in cui convivevano forme di filosofia, paganesimo e cristianesimo tutte insieme. In esso, conformemente alla visione di chi scrive, si parla di emanazioni divine e altre faccende discutibili. Ma tra le altre cose emerge un punto di vista diverso sul tradimento di Giuda Iscariota: esso era l'apostolo prediletto da Gesù, l'unico a conoscere la Verità, indotto dal Messia a tradirlo affinchè tutto si potesse compiere. In mezzo a tante puttanate tese ad avvallare una certa visione del mondo, perchè questo punto di vista non potrebbe essere quello reale? Non per forza accettando quest'idea si deve anche abbracciare la teoria gnostica. Mettetevi nei panni degli altri apostoli che, accecati dall'invidia, trasmettono ai posteri una visione completamente diversa: Giuda è uno stronzo, che solo per trenta denari tradisce il Figlio di Dio. Chi mente?
Solo la paura di mettere in discussione altri punti di vista ormai consolidati ha spinto i primi cristiani di allora a rigettare quest'idea (Ireneo di Lione, un vescovo, riportò, tra le altre, anche questa versione, mai documentata fino al ritrovamento del Vangelo di Giuda nel 1978). Forse la scelta dei Vangeli canonici, perchè una scelta c'è stata, si basò soprattutto su motivi di coerenza e rispondenza di uno vero l'altro. Per me, accettando che i Vangeli canonici sono prodotti culturali come tanti altri, su alcuni punti possono essere messi in discussione, basandosi su altre fonti, non acriticamente accettate, ma espugnando da esse ciò che c'è di attendibile.
La verità, parlando di eventi così lontani, può essere raggiunta solo con un concerto dei vari punti di vista. Basti pensare che ciò che ho appena scritto vale anche per un evento accaduto oggi.
La storia è appannaggio dei vincitori, si è sempre detto. La memoria storica è soggetta a questo fatto. Se Hitler avesse vinto la seconda guerra mondiale, cosa penseremmo di lui?
Un ultimo spunto. Parliamo di Nerone. Chi non lo ricorda come l'imperatore sanguinario, persecutore dei cristiani, matricida, uxoricida, folle responsabile del rogo di Roma, improvvisato poeta che con l'arpa inneggia alla rovina di Troia mentre la città brucia, magari dopo la visione del bellissimo "Quo vadis" di Mervyn LeRoy? Navigando qui e là ho scoperto che, FORSE, in mezzo a qualche verità tra quelle sopra citate, ci fu una violenta avversione del Senato nei suoi confronti per la politica molto popolare dell'imperatore, volta a diminuire i loro privilegi. Violenta avversione forse tradottasi in una memoria storica devastata e influenzata.
Concludo... Ricordatevi di chiedervi quando si parla di alcuni eventi lontani o vicini: chi mente?
Il vostro corrispondente dall'Emilia
Link - 13 Gennaio
- Un bell'articolo uscito sull'Espresso nel 1977 e rispolverato da Gilioli, su un giovane imprenditore milanese, Silvio Berlusconi;
- Il Buongiorno di Gramellini su scuola, famiglie e cellulari;
- Di nuovo Gramellini sul nuovo nome del pdl, e in aggiunta il generatore automatico di nuovi partiti di Berlusconi, di Metilparaben;
- Dal Post, spezzone di Ballarò di martedì sera, in cui Rodotà da lezioni a Gelmini e Cota;
- Visto che a noi italiani non ci sconforta più niente, un'altra desolante immagine dei paesi europei che riconoscono un qualche tipo di unione omosessuale, dal blog di Giovanni Fontana;
- Spinoza sul nuovo nome del pdl, la Giffords e il papa;
- Foto di Haiti, un anno dopo il terremoto, da Big Picture;
- Ultimamente mi piace seguire saltuariamente la NBA, c'è un giovane (1989) cestista di nome Blake Griffin al primo anno di NBA che è enorme e fa schiacciate sensazionali (la butta dentro da un metro sopra il canestro), questa è la sua top ten del 2010.
Buonumore
Ma solo l'udito, SOLO l'udito ha, oltre a tutte queste cose, anche una prerogativa tutta divina.
martedì 11 gennaio 2011
Proletariato? Ma va là...
terzo post in un giorno. Ho una domanda per tutti quanti... Qual'è la condizione del proletariato oggi? Oddio... Ma ho usato davvero quella parolaccia? PROLETARIATO? Ma non ero io quello che, qualche post fa, promuoveva un'emancipazione da certi concetti del passato? Che cosa succede?
Ve lo spiego io cosa succede. I luoghi in cui si discute, questo blog compreso, si attaccano troppe volte a dei ragionamenti astratti che rischiano di dimenticare la natura concreta delle cose. Forse questo era ciò che, una vita fa, il buon Fabione voleva dire con quel commento scambiato per supercazzola. E beninteso che io sono un vero maestro a fare ragionamenti astratti, storiografici o filosofici, come saprà chi si prende la briga di leggere i miei prodotti grafomani. Ebbene ora voglio, in un qualche modo, ispirato dalle nobili parole di Marchionne di questi giorni, tornare a certa concretezza perduta.
L'assunto fondamentale è che il proletariato esiste. Esiste. Quante volte si è sentito dire che certe distinzioni non ci sono più? Che il proletariato non esiste più? Come se il miglioramento delle condizioni di vita cambiasse l'oggettiva (ma guai a nominarla) differenza sociale che vive nella nostra civiltà. Ma di che cosa parlo? Parlo di coloro, un pò più modernamente che dal passato, che vivono solo ed esclusivamente con i frutti del proprio lavoro e, spesso, stenterebbe, se non esistessero i fidi bancari, a chiudere il mese dignitosamente. Coloro che non possono fronteggiare spese improvvise. Coloro che non hanno alcun tipo di proprietà o aiuto esterno (la base economica di una famiglia alle spalle). Coloro che senza il loro lavoro sono perduti. Perciò per me, seppur in una accezione forse più ampia, il proletariato esiste. Ma è innegabile che le cose sono cambiate. Non stiamo parlando di neorealismo italiano (famiglie composte da padre, madre e 8 figli... Magari ci sono alcuni di noi che hanno uno o entrambi i genitori nel ruolo dei figli di cui sopra, il che probabilmente non comporta una situazione favorevole, ma su questo sorvolerò). Che cosa è cambiato? E' la CONSAPEVOLEZZA. La classe operaia (consentitemi questo supposto anacronismo che tanto anacronismo non è) è divisa, perduta, si appoggia ai valori per essa sbagliati, non ha più una classe politica di riferimento. Non è, in definitiva, più consapevole di ciò che è. Nel migliore dei casi si ritrova, nell'anno 2011, ad avere a che fare, proprio per questa inconsapevolezza e per altri fattori esterni, con dei ricatti inauditi e databili anni Sessanta. Mio padre ha dormito in fabbrica 8 mesi ai tempi affinchè certe cose cambiassero. Anche grazie a queste lotte sono cambiate. E ora si sta azzerando tutto. Anche perchè il potere dato al lavoratore è nullo, in questi tempi (su come "fattori esterni" o "questi tempi" abbiano annullato tale potere dirò un'altra volta). Non so se siano più possibili azioni come quelle di allora. E poi, come dicevo, la classe operaia non sa più con chi, con cosa identificarsi (giacchè per il mondo essa non esiste praticamente più) e quindi è bloccata nel suo agire.
La cosa preoccupante è che nessuno sembra curarsene. Da un lato c'è un colto tedesco che si turba per un pene coperto da un profilattico in una scuola media. Dall'altro abbiamo giovani intellettuali (anche qui) che si baloccano su questioni formali, certi di potersi non preoccupare troppo di certi problemi relegati ai confini. Al centro, ed è la maggior parte della gente, c'è chi crede che certe cose non esistano più, che chiunque ne parli sia un populista o un (lo dico piano) comunista che tira fuori le solite vecchie menate sul (oddio... no no... NOOOO) PROLETARIATO.
Il vostro corrispondente dall'Emilia
Tristan und Isolde: COMMENTO
finalmente il tanto atteso commento finale. Altre opere non richiederanno un tale dispiego di forze.
L'orchestra che per prima dovette eseguire il "Tristan" dopo uno sguardo alla partitura dapprima si rifiutò di suonarla. Dovrebbe bastare questo a rendere la rivoluzione in atto con questo lavoro. Pensate per un secondo a come funziona qualsiasi musica "normale" (non parlo delle grandi sperimentazioni elettroniche o degli enormi passi avanti fatti con il metal, il punk o il rock dagli anni Settanta in poi): una serie di suoni, una melodia, che poi chiude in un modo "definito" (io non conosco la teoria della musica, ma ho un'idea di cosa si sta parlando: esistono leggi, nei sistemi tonali, che regolano quali debbano essere le note a disposizione). Per la prima volta, nel Tristan, si vede che le melodie, i gruppi di suoni, sono volutamente "spezzati", sospesi, senza soluzione, a rendere la passione che prende i due amanti e che non trova sazietà in questa vita. La partitura è piena di dissonanze, spesso impercettibili. Inutile dirlo, la prima vera risoluzione e definizione del suono si ha nel finale Liebestod di Isolde, in cui ogni dramma trova pace. La sensazione è allora di stasi, di sonnolenza, di cristallinità, di ultimo sospiro. Gli allestimenti moderni dell'opera sono arditissimi. La presenza scenica e gli atti compiuti sono quasi nulli, incuranti dello spettatore ottocentesco, poco preparato a una simile visione cinematografica. Il peso dato alla parola e all'impianto poetico, tutto di mano wagneriana, con tanto di assonanze (Liebe-Leben-Sterben, amore-vita-morire) è totale.
I temi musicali usati da Wagner per richiamare le situazioni sono sottili, a differenza che in altre opere. Se in altre opere wgneriane i temi sono associati a oggetti e facilmente riconoscibili, qui è tutto come filtrato, come chiuso in una campana di vetro. Il tema dello sguardo, il tema della passione, il tema della morte per amore sembrano tutti figli della stessa idea sonora e serve un pò di allenamento per individuarli. Un esempio di come essi sono usati a livello drammatico, a confermare l'assunzione della musica a personaggio principale? Quando Tristan spira tra le braccia di Isolde, si sente il tema dello sguardo, lo stesso che si era sentito dopo che avevano bevuto il filtro ma interrotto bruscamente a metà. Il sorgere del sole alla fine del secondo atto quando i due vengono scoperti è accompagnato da una variante del tema della morte per amore, profezia del loro destino.
Wagner è troppo spesso dimenticato anche come poeta. Il suo testo è indubbiamente prolisso, incredibilmente irreale e incompatibile con un film moderno (la litigata tra gli amanti nel primo atto è costituito da una decina di cicli di 3 minuti di parole ciascuno in media; la lentezza della scena non sembra voluta per un intento espressivo o canzonatorio nei confronti del pubblico ottocentesco, e questo è un difetto innegabile). Eppure le trovate e gli apporti personali del compositore alla storia (il fatto che i due si amino PRIMA di bere il filtro, l'assenza di motivi medioevali troppo marcati che facilitano la rappresentazione in epoche moderne, l'imprintig filosofico di tutto il testo) sono fattori che impreziosicono di molto la struttura e la valutazione generale del lavoro. Vista dal vivo, la scena d'amore è un momento mistico, una fuga dalla realtà, in termini estetici e non solo. D'altro canto, il monologo infinito di Tristan nel terzo atto è una sfida ardua anche per un appassionato incallito come me: la musica è ferma, le parole si susseguono con una lentezza misurabile, dopo un pò arrivi a chiederti: ma quando finisce?
Le ultime critiche sono per eventuali neofiti. SCONSIGLIO vivamente la visione o l'ascolto di quest'opera senza una preparazione adeguata. A preparazione avvenuta, che è un pò lo scopo di questa rubrica, si potrà affrontare qualsiasi cosa, quindi anche questa.
Capolavoro insuperato, il mio voto da 1 a 5 è 4 e mezzo. Una volta che lo si può avvicinare è in grado di regalare tanto. Spesso fanno capolino suoni che non avevi mai sentito negli ascolti precedenti, che ti trasmettono qualcosa di nuovo, di diverso sulla vicenda che, diciamocelo, archetipica quanto vuoi ma un pò banalotta (almeno senza l'aggiunta metafisica di Wagner).
Curiosità. Assieme alla Tetralogia (per cui però il discorso è completamente diverso), il Tristan è l'unica opera di Wagner rilevante a non prendere ispirazione da temi religiosi. In essa, e in modo diverso nel Parsifal (che andrò a vedere a Torino a fine mese), ha messo credo la sua vena irriverente e meno convenzionale, presentando i due eroi come privi di una qualsiasi religiosità riconducibile a quella cristiano-protestante. Una morale e una religione la loro, in definitiva, unicamente volta all'espressione del loro ego e del loro amore.
Hitler era ossessionato dalla visione nichilistica del Tristan. A Vienna, quando ancora barboneggiava o si arabattava qui e là, l'ha visto all'opera quaranta volte (fonte documentata: si veda la biografia di Hitler scritta da Joachim Fest). Del resto non aveva i CD come li abbiamo noi.
Il vostro amico corrispondente dall'Emilia
Ciao Faber
Oggi al Parlamento
Oggi, dopo 19 giorni di vacanza il parlamento è tornato al lavoro, e in aula i presenti erano ben 9 su 630, contando il vicepresidente Buttiglione. Si prospetta un grande anno per la nostra classe politica.
lunedì 10 gennaio 2011
Link - 10 Gennaio
- Gramellini sulle celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia;
- Matteo Bordone sulla nascita del figlio di Elton John e compagno, molto interessanti le sue riflessioni;
- Leonardo su Cesare Battisti e sulla Lega Nord;
- Tempo di raccolte di fine anno: la prima è una bellissima raccolta del Post delle notizie dell'anno in ogni paese del mondo, una per paese. Un lavoraccio, ma un gran bel risultato!
- Seconda raccolta: timeline dei film dei 2010, con incassi settimana per settimana;
- Altra raccolta di fine anno -questa volta di Repubblica-, dei crimini e dei criminali più improbabili del 2010;
- Con un po' di ritardo, l'ultimo post del 2010 di Spinoza;
- Le prime foto dell'anno di Big Picture, sull'eclissi solare e sul referendum in Sudan.
- Una bella rassegna di foto di street art con le strisce pedonali e altre strisce stradali segnaletiche;
- Un po' di video belli e/o divertenti, da Giavasan;
- Il meraviglioso video di presentazione dell'ennesima Era Glaciale, col solito Scrats.
No all'educazione sessuale!
Provo a indovinare quali sono gli insegnamenti all'indice:
1. il preservativo e` un contraccettivo
2. la masturbazione non provoca cecita`
3. la pillola del giorno dopo non e` da considerarsi omicidio preterintenzionale
4. omosessualita` e pedofilia non sono facce della stessa medaglia
5. chiunque compia abusi su un minore va denunciato alle forze dell'ordine
6. il vescovo non appartiene alle forze dell'ordine
7. ...
Qualcuno vuole aiutarmi con altri punti?
NB:
Nel caso in cui qualche fedele Ratzingeriano si sia sentito offeso, voglio chiarire che ho scritto una provocazione.
So che i termini della questione andrebbero trattati con maggiore serieta` ma il punto e`: il papa preferisce abolire l'educazione sessuale e tornare ai tempi in cui di certe cose non si poteva parlare? Si o no?
E` davvero cosi assurdo pensare che in uno stato democratico, aconfessionale, l'educazione (sessuale e non) si possa basare su valori laici e non su valori vaticani?
E poi scusate, se c'e` qualcosa di "contrario alla retta ragione" non e` forse la fede in una religione? E non lo dico con spregio, anzi, e` proprio quella la meraviglia delle religioni: saper dare risposte sconcertanti a domande che l'uomo si pone.
Sarei seriamente interessato a discorrere di questo ed altro.
Breve lezione di opera
per comprendere appieno la portata del "Tristan und Isolde" di Wagner ho bisogno prima di trasmettervi qualche nozione sull'opera del periodo precedente.
Un'opera è una rappresentazione teatrale musicata. Prima di Wagner il "peso" dato alle voci era straordinariamente più grande che quello dato alla musica. Essenzialmente essa fungeva quasi sempre da mero accompagnamento alla voce. All'ascoltatore moderno le opere settecentesche e del primo Ottocento danno la sensazione fastidiosa di essere "un pò tutte uguali" dal momento che le forme canoniche della tonalità erano codificate e il pubblico colto dell'epoca poco accettava mutamenti nella struttura. L'opera era a "forme chiuse", vale a dire una serie di "numeri" vocali, con la musica che si interrompe alla fine di ciascuno. Talvolta si ha l'idea che anche la storia narrata sia in secondo piano (una volta ho visto un'opera bellissima che però aveva l'inconveniente di essere un pò ripetitiva... Un figlio che vuole vendicarsi della morte del padre afferma di volerlo fare QUATTRO volte diverse nell'opera, cinque minuti ciascuna volta, risultando quasi ridicolo...). Tant'è che un ascoltatore di musica classica in genere SA che la musica va cercata nelle sinfonie e nelle opere DOPO la metà dell'Ottocento. I meriti dell'opera precedente sono altri ma non è questa la sede per parlarne.
Ebbene. Con Wagner alcune insofferenze presenti già da qualche tempo e sporadicamente nel panorama degli operisti dell'epoca trovano piena espressione. E proprio nel "Tristan und Isolde". Dell'opera particolare parlerò la prossima volta. Ora continuo spiegando cosa accade con Wagner. La sua idea di "opera d'arte totale" (Gesamtkunstwerk) prevede pari peso alla voce, alla musica e alla presenza scenica. In realtà i pesi dati a ciascun aspetto variano di opera in opera. Quasi sempre in lui si vede una prepotente invasione della musica, un'idea molto vicina alla nostra sensibilità, non abituata a lunghe declamazioni di una voce che gorgheggia. Altra rivoluzione: la musica non si interrompe MAI (se non tra un atto e l'altro), in uno svolgersi autoreferenziale che nulla più ha a che vedere con l'accompagnamento di alcuni numeri da circo. Si tratta a tutti gli effetti di un ulteriore personaggio. Ultima genialata, una cosa che può apparire scontata, ma non lo è, alla luce dell'impressionante stasi precedente: ogni situazione psicologica, ora che la musica non si ferma mai, può essere resa con un motivo musicale che si può riutilizzare, variato o con strumenti diversi, in punti diversi del dramma, per richiamare, raccontare, spiegare, commuovere o far sorridere. Un'idea quindi tutta diversa dalla precedente.
Ora ho le basi per spiegare il "Tristan und Isolde". Una volta in Portogallo ho visto una storia dell'umanità in breve su dei pannelli. Una delle date era il 10 giugno 1865, la prima assoluta del "Tristan".
A presto cari amici...
Il vostro corrispondente dall'Emilia
domenica 9 gennaio 2011
Buon Compleanno da Sarzana
HEREAFTER : 5 stelline?
Ah ah ah ci sono anche io!!! spettacolo...belin vi vedevo sempre smanettare su sto blog e, come il bambino viziatello che vede gli altri bambini divertirsi con il giocattolo nuovo, ho deciso di divertirmi un pò anche io.
Intervista a Golser
La posizione di Golser espressa in televisione nell'intervista con Lilli Gruber su La7. E sugli abusi sessuali ci sarà un vertice con il procuratore Rispoli
BOLZANO. «Il celibato? Un grande valore e una grande disciplina, ma non è un dogma: se ne può parlare».Lo ha detto il vescovo di Bolzano-Bressanone Karl Golser, ospite su La 7 della giornalista altoatesina Lilli Gruber, conduttrice di Otto e mezzo. Secondo Golser, dunque, i tempi sono maturi per discutere il celibato sacerdotale. Quest’obbligo è dettato da una norma del Diritto Canonico che affonda le radici nell’XI secolo, ma non è un dogma di fede: in teoria può essere modificata. Infatti, lo stesso obbligo non è previsto per le chiese di rito orientale, che hanno una struttura normativa differente rispetto alle chiese latine.
Il dibattito sul celibato sacerdotale è esploso con lo scandalo della pedofilia. E’ stato soprattutto il teologo svizzero Hans Kung, con una serie di riflessioni pubblicate anche su Repubblica, a spingere su questo tasto. Amico negli anni della gioventù di Ratzinger, Kung è stato successivamente allontanato dall’i nsegnamento della teologica cattolica proprio per le sue posizioni ritenute dalla Chiesa troppo «progressiste». L’accostamento tra pedofilia e celibato è un’equazione che è stata però respinta con forza dalla Chiesa («il problema nella società tocca indifferentemente celibi e sposati») e a metà marzo papa Benedetto XVI è intervenuto ribadendo la «sacralità» del celibato sacerdotale. Parole che qualcuno ha interpreato come una netta chiusura.
Golser, che in passato ha collaborato con il Papa, non è nuovo ad interventi che si smarcano da quello che è comunemente ritenuto il pensiero dominante all’interno delle istituzioni ecclesiastiche. Aveva stupito, ad esempio, alla vigilia della nomina a capo della chiesa altoatesina, la sua apertura sulla tutela giuridica degli omosessuali, pur ribadendo un «no» deciso all’unione matrimoniale per i gay. Ora questa uscita sul celibato sacerdotale, che senz’a ltro farà discutere. Quella di Golser è una voce ascoltata: non va dimenticato che è presidente dell’Associazione dei teologi moralisti italiani. Da notare che un pensiero analogo a quello espresso ieri sera da Golser in tv è stato manifestato recentemente da Carlo Maria Martini, cardinale emerito di Milano e «pulpito» autorevole della Chiesa.
Tornando alla pedofilia, alla Gruber Golser ha detto che «solo adesso la Chiesa Cattolica ha la conoscenza vera e propria che la pedofilia non può essere guarita. Prima si pensava che un sacerdote, se riconosceva di aver sbagliato ed era disposto a fare una terapia, potesse essere inserito in un’altra struttura pastorale. Oggi si sa che non è così e anche la Chiesa chiede la loro rimozione». Quanto ai casi dei sacerdoti omosessuali, Golser ha precisato: «Bisogna distinguere tra pedofilia e omosessualità, che invece non è una malattia. Per l’esercizio del sacerdozio, ciò che vale per eterosessuali vale anche per gli omosessuali, ovvero la capacità di vivere secondo le regole della Chiesa».
Il vescovo ha anche annunciato che lunedì prossimo incontrerà il procuratore Capo della repubblica di Bolzano, Guido Rispoli. Un incontro che nasce dall’iniziativa avviata dalla Diocesi per raccogliere on-line le segnalazioni delle vittime (vere o presunte) di abusi sessuali da parte di rappresentanti della Chiesa cattolica in Alto Adige.
La Procura ha apprezzato la scelta della Diocesi, ma anche ricordato che eventuali abusi vanno immediatamente segnalati alla magistratura, a meno che non ci si trovi di fronte ad episodi che palesemente sono caduti in prescrizione. «Fino ad ora ho riscontrato cinque-sei casi veri di abusi, su una cinquantina di segnalazioni pervenute sul nostro sito - ha detto il vescovo a La 7 - si tratta di vicende drammatiche risalenti a 30-40-50 anni fa, su cui le vittime oggi hanno bisogno di esprimersi». I tempi indicati da Golser, fanno ritenere che non ci saranno segnalazioni che potranno tradursi in inchieste.
Rispoli ieri ha ribadito di apprezzare non poco l’atteggiamento di collaborazione della curia altoatesina: «Una volontà di dialogo che il vescovo Golser ha già dimostrato in passato», ha aggiunto il procuratore. I tempi del grande freddo scoppiato durante il caso don Carli sembrano davvero lontani
Tristan und Isolde: TRAMA
do ufficialmente inizio alla mia rubrica d'opera, che Ballets ha con grande sensibilità individuato come una possibilità interessante di ampliare il blog. Grazie amico!
Non inizio con uno svolgimento storico dell'opera. Vado più a sensazione. Propongo oggi un capolavoro del solito Wagner (manco a dirlo... varierò lo giuro!).
La trama è patrimonio della cultura archetipica di tutta Europa, base ed ispirazione di altre storie simili. Le versioni della storia sono molto varie e spesso in contraddizione tra loro. Esistono intere biblioteche dedicate ai significati storici, politici, psicoanalitici sottesi alla storia dei due amanti sfortunati. Qui mi limito a dare un sunto della trama nella versione wagneriana, dotata di alcune geniali modifiche che più la avvicinano alla nostra sensibilità moderna.
Tristan è un cavaliere inglese di un Medioevo fuori dal tempo che uccide un cavaliere irlandese per affermare la superiorità dell'Inghilterra, ma rimane ferito gravemente. Viene tratto in salvo su una zattera da Isolde, principessa irlandese, e curato. Dopo del tempo la giovane si rende conto che egli è un nemico e sta per ucciderlo, quando i loro sguardi si incontrano. Perciò lo risparmia e lo lascia andare senza una parola. Tristan torna alla corte di suo zio, il re Marco, e gli propone in moglie proprio la principessa irlandese, certo che questo accrescerà il suo prestigio e porrà fine alle ostilità tra i due paesi. L'opera inizia sulla nave che sta portando Isolde alla corte di re Marco, scortata da Tristan. La donna è visibilmente agitata e delusa dal comportamento di Tristan, che credeva di non rivedere mai più. Perciò, dopo una lunga chiaccherata con la sua ancella, le impone di preparare un veleno mortale per Tristan, che la evita. L'ancella prepara allora al suo posto un filtro d'amore. Durante la violenta litigata che segue tra i due giovani, Isolde finge di essere pronta a sposare Marco, ma di voler prima chiarire. Tristan giunge a capire i reali intenti di Isolde ma beve comunque parte del filtro. Isolde gli strappa la coppa di mano e ne beve a sua volta. Convinti di stare per morire, si guardano come quella prima volta e si abbandonano all'amplesso amoroso. L'ancella accorre e li informa disperata dello scambio dei filtri. Mentre la nave attracca e il re si avvicina, i due vengono separati.
Notte. Isolde attende di spegnere la torcia davanti alla sua stanza, segnale convenuto con Tristan per vedersi. La sua ancella la avverte che la caccia organizzata da re Marco per quella sera probabilmente è una trappola. Isolde non la ascolta e fa calare le tenebre. Parte allora il duetto d'amore più bello (e più lungo) di sempre: 40 minuti d'orologio dove i due amanti si scambiano parole d'amore e di rimpianto. Tutto basato sulla contrapposizione luce-ombra, amore-morte, sembra più una lezione di filosofia tedesca che un mieloso scambio tra innamorati: i due si sentono ingannati dalla luce del giorno e delle convenzioni morali, auspicano la morte per amore e l'avvento del regno della notte, l'unico che può vederli insieme. Sul finale del duettone la musica si agita pesantemente, a rendere l'atto sessuale e l'orgasmo raggiunto dagli amanti. Nell'istante in cui sorge il sole, sopraggiunge il re Marco, che li scopre. In un triste monologo, in cui la delusione dell'amico si fonde alla gelosia dell'innamorato, Marco va avanti a lamentarsi ma senza scomporsi poi troppo. Con un accento bellissimo, Tristan invita Isolde a visitare il suo regno, il regno che tutti gli altri comprende. Isolde accetta. Subito dopo Tristan si lascia ferire da una spada impugnata da un soldato di Marco.
Castello diroccato sul mare. Tristan è morente su un letto all'aperto, assistito da un suo fedele amico. Allucinante il monologo di Tristan, che dura quasi 35 minuti, e prepara la scena finale. Da esso si evince una visione nichilistica della vita. L'amore, il fine ultimo dei due amanti, può essere conseguito solo con la morte, che ha sempre accompagnato la loro storia. Tristan sogna Isolde che accorre dal mare per curarlo. Quando la nave di lei sopraggiunge, lui, in un'ultima spinta di vita, si alza e le corre incontro sanguinante. Isolde arriva, ma è troppo tardi. Isolde lo chiama e cerca di risvegliarlo invano, dopodichè sviene. Nel frattempo Marco l'ha inseguita. Marco, figura di discutibile spessore, si rivolge con parole di perdono a Isolde, che però non lo ascolta. Il Liebestod finale (Morte per amore) è eseguito spesso anche da solo. Isolde si lascia morire sul corpo dell'amato, convinta che nell'alitante Tutto si ritroveranno.
Il post mi sembra già sufficientemente lungo, per cui lascerò un commento particolareggiato sull'importanza di quest'opera per la storia della musica in un post a sè.
Il vostro corrispondente dall'Emilia
Un Anno di Quinto Postulato
E un altro obbiettivo è quello di rendere il blog un'area di discussione, con tanti commenti e tanta partecipazione. Un ringraziamento a tutti quelli che ci seguono, pubblicizzateci!
sabato 8 gennaio 2011
Lezione sugli -ismi
che vi avevo detto? I miei fedeli lettori ricorderanno che avevo predetto alcune uscite ad effetto dopo la sfiducia. Una delle più curiose e peggio riuscite, è l'invettiva anticomunista organizzata a tavolino a "Kalispera" (ma che cos'è? Ballets io non so mettere i video...)
L'esigenza di certi programmi costruiti appositamente per far passare come simpatico colui che ha rovinato l'Italia (come Striscia, ricordate il "Cavaliere Mascarato"?) crea un senso di ridicolo e di straniamento incredibile. Genio della burlata mediatica, il signor B. ha usato un uomo fidato di sicura abilità, Alfonso Signorini, per un'altra performance da ricordare. Sorvolando sullo squallido pretesto usato per dare il via al tutto (una mai chiarita contraddizione tra comunismo e cashmere), posso iniziare il mio post: una riflessione stimolata dal buon B.
Ancora una volta lo scopo e concentrare l'attenzione dei media asserviti al potere su alcune puttanate che facciano distogliere lo sguardo dai punti centrali. Allo stesso modo, seppure con più buona fede (essendoci dei morti di mezzo), la Chiesa sta parlando delle supposte persecuzioni cristiane in atto sulla Terra per non discutere più del problema pedofilia, che sembra scomparso dalle nostre teste e dalle nostre testate, ma non certo da certe parrocchie e dai ricordi delle vittime degli abusi (ancora ultimamente è arrivato un appello al Papa da alcuni cittadini di Malta che chiedono giustizia). Come altre volte cediamo alla tentazione anche noi, cari amici, e diamo importanza a certe cose frivole e non ad altre, più importanti, per sottolineare il declino che ci circonda e deprecarlo.
Parlando del comunismo: "...una ideologia spaventosa. Ricordiamo che è stata l'ideologia più disumana e criminale della storia dell'uomo, che ha prodotto solo miseria e disperazione e più di 100 milioni di morti." Potevo forse aspettarmi più dignità da un settantenne reazionario come il signor B.? Come in uno squallido bar di provincia si fa riferimento ai morti "che hanno fatto anche loro", con quell'inconscio e sottile desiderio di giustificare, o perlomeno RIVALUTARE, il peso degli altri gravi totalitarismi del secolo scorso (revisionismo storico).
Io non capisco come si faccia oggi a parlare ancora di comunismo, fascismo o nazismo. Chi non SA che la seconda guerra mondiale e la guerra fredda sono state le espressioni di cui la Storia aveva bisogno per comprendere che nessuno dei tre -ismi costituiva una soluzione per l'umanità, specie in quella congiuntura storica straordinaria di cui noi facciamo ancora parte, vale a dire il XX secolo e i suoi strascichi? Ha già vinto il quarto -ismo, quello che essenzialmente era sotteso a tutte le forme precedenti del potere, vale a dire il CAPITALISMO, la priorità delle considerazioni "economiche" su quelle ideologiche (Marx lo aveva capito già nell'Ottocento; farò degli esempi a caso: si fa una certa crociata per la terra, non per il Santo Sepolcro; le alte sfere politiche abbracciano una certa religione perchè è utile a uno scopo e così via...). La Storia è come un organismo in evoluzione; essa, e quindi noi, deve ancora capire quale sia, sempre che esista, l'organizzazione politica che meglio esprima il capitalismo. Finora, e fino ad oggi, abbiamo pensato fosse la democrazia. Penso sia ancora vero. Ma di nuovo l'essere umano si trova di fronte ad uno scacco esistenziale, tipicamente novecentesco: come tradurre NEL REALE ciò che ha compreso a livello astratto, razionale? Non si può. Eccoci qui quindi. Con abili affabulatori che ci confondono mettendoci in testa che esistono ancora comunismo e compagnia bella, impedendoci di tentare di risolvere il grave problema che abbiamo di fronte; affabulatori che sono solo divorati dal bisogno di mantenere il potere conseguito. Le idee politiche, quindi anche il comunismo, possono essere carburanti, suggestioni a cui tendere, strumenti dell'interpretazione ma nulla di più.
Tornando al punto, e concludendo, voglio credere che nessuno ancora creda di avere un nemico comunista. Capiamoci... Chi era il target delle uscite di Berlusconi? (al di là della semplice esigenza di far distogliere lo sguardo...) C'era? E se sì, quale, cari amici?
Il vostro corrispondente dall'Emilia