Ieri su Repubblica.it ho letto un articolo veramente interessante sull'illuminante intervento di Monsignor Paolo Rigon, vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico regionale ligure, in occasione dell'innaugurazione dell'anno giudiziario: il matrimonio misto è un matrimonio "ad alto rischio".
Riassumo l'ammonimento dell'alto prelato verso i giovani liguri che si vogliono sposare: "Diffidate dalle promesse che vengono espresse da queste persone. Per quanto concerne il matrimonio, la famiglia e la prole, le culture ataviche hanno sempre la supremazia, oltre alla grandissima influenza delle famiglie di origine. E poi - ha proseguito il vicario - molte religioni non cattoliche ancorchè cristiane - si pensi alle sette protestanti, nonchè alla Chiesa ortodossa orientale - non concepiscono il matrimonio come indissolubile". Quindi, se due persone di religione diversa si amano e nell'intimità si giurano reciprocamente fedeltà eterna decidendo di sposarsi, ATTENZIONE: rientrano nella casistica del nostro monsignore. I cattolici, santamente ispirati a dire sempre la verità, diffidino dalle promesse diaboliche dei loro innamorati, pronti invece a giurare il falso.
Mi viene da chiedermi se il monsignore non abbia pensato a scrivere una vera e propria tabella, righe per colonne, in cui associata ad ogni religione si possa leggere il tasso di annullamenti richiesti, il numero medio di mogli del padre dello/a sposo/a, la superficie di corpo coperta da veli della madre, e la relazione che a partire da tutti questi dati permette di scoprire il grado di fiducia che si può cattolicamente riporre nel proprio partner infedele.
Io ho il brutto vizio e la pretesa di credere che una chiesa più cristiana -quindi umana- e meno dogmatica -quindi estremista- possa esistere, ma quando leggo queste notizie sinceramente mi sento proprio smarrito.
Concludo con un'ultima virgolettatura del discorso di monsignor Rigon -fa pure rima, che carino!!- che fa sfoggio della sua predisposizione al dialogo, all'ascolto ed alla cautela:
"La libera convivenza è segno di immaturita, di superficialità e quasi sempre di insicurezza".
ITALIA AMORE MIO!!
E' incredibile vedere quanto siamo arretrati in Italia da questo punto di vista (vabbè, anche da molti altri punti di vista..). Siamo fermi al Medioevo. Nei paesi dove non c'è neanche più bisogno di parlare di integrazione un prete non si permetterebbe neanche di dirle queste cose...
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