lunedì 18 gennaio 2010

La Prima Cosa Bella



"E' una mamma molto importante, ha rovinato la vita a me e anche a lei, magari se la conosci la rovina anche a te...non si sa mai!"

A me è piaciuto tantissimo.

Dall'inizio alla fine. Una storia normale, semplice, profondamente italiana ma senza facili stereotipi, amara ma ottimista, sentimentale ma senza sentimentalismi. Alterna senza pause momenti divertenti a momenti commoventi, con un finale triste ma pieno di amore e positività, senza la pretesa di voler insegnare niente. Come dice la De Gregorio, un film che parla di vita mentre racconta la morte.
Gli attori sono bravissimi, Mastandrea e la Pandolfi sono perfetti nel loro ruolo di fratelli, lui depresso e scontroso, lei insicura e affettuosa, tutti e due col bisogno e la voglia di esternare i loro sentimenti, tutti e due segnati dal rapporto con la madre, e con un infanzia non facile, che Virzì racconta attraverso flashback che rendono il film seguibile e mai noioso. C'è la madre, così bella, sorridente nonostante le difficoltà, semplice, naturale, sia nell'interpretazione dalla Ramazzotti (bellissima) che in quella della Sandrelli. E tutti gli altri personaggi, ognuno con i suoi difetti, ma nessuno cattivo, nessuno assunto al ruolo di antagonista. Ognuno che sopporta le difficoltà della vita con l'amore e l'affetto.

E poi c'è Livorno, l'accento livornese e la livornesità dei personaggi, il rapporto di amore e odio con la città, riassunto dalla risposta di Mastandrea alla domanda "cosa c'è che non ti piace di Livorno": "tutto".

Sono uscito dal cinema felice e, mi ripeto, nonostante la storia amara ho visto in questo film tanto ottimismo, lo stesso che la madre sul letto di morte passa ai figli dicendo "Però, ci siamo tanto divertiti, non è vero?".

Questo è il trailer del film:

2 commenti:

  1. Come potevo non ‘incignare’ –passatemi il termine- questo blog se non da qui?

    Film bellissimo, e non perché parla di Livorno –giuro- o almeno non soltanto per questo. Confesso che l’emozione di vedere sullo schermo, e peraltro quello di una città a 180 km da casa mia, la spalletta dove passo i venerdì sera, la casa della mi nonna- un po’ lontana ma giuro che si intravedeva-, il ‘solarium’ dei Pancaldi dove ho passato le mie estati da 16enne… non la so descrivere. Sarà perché Livorno, detto fra noi, non se la fila mai nessuno, non è Firenze e non è Pisa (lo ammetto), non c’è nato nessun Dante, nessun Colombo, nessun De André, nessuna Pausini; ma almeno… ‘abbiamo il mare’. Questa la risposta che si dà di solito. Ora invece posso dire –quasi con una puntina di orgoglio- di avere dell’altro. Mi son sempre chiesta perché gira che rigira come si sta bene a Livorno non si sta da nessun’altra parte, ancora devo scoprirlo ma non c’è dubbio che i Livornesi è proprio come li ha fotografati Virzì che sono.

    Ho visto nella Sandrelli tante donne che conosco, col sorriso fino all’ultimo respiro. La mamma giovane somiglia alle barrocciaie di piazza Cavallotti, con la cappina a fiori e le ciabatte anche di inverno, che son belle anche se ti vendono le cipolle. Se penso a Bruno da piccino mi viene in mente il mi fratello, che quando li davi un bacio con lo schiocco si puliva la gota. Vedo tanti babbi che sculacciavano, senza tanti complimenti, i bimbi sulla Terrazza Mascagni (gliene dessero almeno un paio adesso non sarebbe poi tanto male). Penso alla Pandolfi e vedo una giovane donna, semplice, è vero, ma tanto forte. E come non pensare poi a tutti gli studenti, i vagabondi, i lavoratori avviati o speranzosi che hanno lasciato Livorno -mi ci metto anch’io-, perché ‘tanto a Livorno non c’è nulla’. Ma poi quando sei sulla via di casa e inizi a intravedere il mare, quando vedi quel cartello con scritto sotto ‘Pisa merda’, quando vedi quella puppa celestina –e ti chiedi ‘ma chi l’avrà votato il celeste??’-, quando senti quell’odore inconfondibile dei fossi, quando il libeccio ormai ti ha annodato anche l’ultimo capello… allora sì che sei a casa e senti qualcosa che va giù (o forse non va manco su, tipo un ovo sodo) e, per citare Bobo –il venditore di roba da pesca balbettante - dici dentro di te: ‘bella Livorno, mi fermo qui’.

    È un film dolce amaro, direi più amaro che dolce a momenti, ma di una dolcezza infinita, come l’amore di una mamma, come un bacio con lo schiocco sulla gota, di quelli dati bene, dati col rossetto che -hai voglia di strusciare- non si leva mai.


    (Ele -orgogliosamente- livornese)

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  2. Esce Amore dalle vostre parole...l'ho sentito che vi è piaciuto!

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