giovedì 12 aprile 2012

La decrescita: è davvero così temibile?



Ciao a tutti


Qualche mese fa su un opuscolo di "Era Superba" lessi un articolo interessante che ho ritrovato QUI

Incuriosito, l'altro giorno ho comprato il libro di Serge Latouche, "Breve trattato sulla decrescita serena", nel quale vengono riprese e spiegate (in modo molto divulgativo) le teorie di Georgescu-Roegen, che è stato professore di economia all'università di Parigi, e che negli anni 70 evidenziò i limiti di un sistema basato sulla crescita infinita e la sua incompatibilità col nostro mondo, proponendo una struttura economica alternativa che tenesse conto della seconda legge della termodinamica.

Devo dire che per il momento (sono circa a metà libro) mi trovo d'accordo quasi su tutto su ciò che scrive Latouche, anche se generalmente sono abbastanza scettico nei confronti di teorie che fanno leva sul buonsenso del singolo individuo, mi suonano molto utopistiche.
Però in questo caso mi chiedo se sia possibile un cambiamento in questa direzione, cambiamento magari imposto o favorito "dall'alto", per evitare il collasso economico che, giorno dopo giorno, sembra inevitabile, imponendo un nuovo e piu giusto equilibrio tra uomo ed ambiente (inteso non solo come territorio)

Non sono un esperto di economia, infatti spero che tra gli utenti del V°P ci sia chi possa spiegarmi se questo modello possa effettivamente prendere il posto, a livello sistemico e strutturale, di quello attuale.

ciao, alla prossima!


5 commenti:

  1. Ma, in sintesi, su cosa strutturerebbe questa decrescita serena proposta da Latouche?

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  2. Personalmente trovo l'argomento interessantissimo, ma sbatto sempre penosamente di fronte alla mia incapacità di seguire ragionamenti economici che vadano oltre la semplice frasetta "decresciamo tutti felici".

    Giusto oggi sul Post c'è un articolo di Filippo Zuliani, lo conosci Tommi?
    http://www.ilpost.it/filippozuliani/2012/04/11/crescita-decrescita-e-sviluppo-sostenibile/

    La sua biografia breve dice "Fisico e ingegnere. Vive in Olanda e lavora al centro di ricerca e sviluppo di Tata Steel Europe, tra produzione industriale e ricerca universitaria. Sul suo blog parla di materiali, energia, trasporti e materie prime."
    Lui addirittura parla di un terzo modello economico, quella che chiama la "teoria marginalista", che starebbe a metà strada fra la teoria classica di crescita illimitata e la decrescita felice: le risorse sono relativamente limitate, ovvero è altamente improbabile che si esauriscano tutte contemporaneamente.

    Articolo interessante, lunghetto, difficile, soprattutto se uno vuole dare una letta anche ai commenti: impossibile per me capire chi abbia ragione fra sostenitori e contrari.

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  3. Io anche sono una capra quando si tratta di economia. Mi consentirò una breve riflessione ad ampio spettro, che in parte si collega al mio commento sul voto.

    Buon Tommi, ogni sistema economico si può mutare. Qualcuno che non nominerò esplicitamente ci ha però insegnato che un sistema economico si fonda su un appropriato sistema politico che ne consenta la vita, per perversa che sia, e viceversa. Ogni sistema analogo a quello capitalistico occidentale, al momento, si fonda sulla democrazia, sul diritto, sulla proprietà, sull'espansione. La cosa tragica è che viviamo in un mondo pratico dove sia il sistema capitalistico che quello democratico, di sapore squisitamente teorico, si scontrano con la realtà dei fatti e l'inadeguatezza delle risorse atte a supportarli illimitatamente.

    Il fatto è questo: se vogliamo cambiare sistema economico ce ne dobbiamo stare di cambiare sistema politico. L'uomo evolve, muta, ma la sua base è sempre la stessa, ora come nel Medioevo. Se andassi in giro a chiedere se non sarebbe il caso di cambiare sistema economico un sacco di gente magari si professerebbe disposta. Se però andassi in giro a chiedere se siamo pronti a cambiare sistema politico inizierebbero i problemi. Ecco perché l'uomo, unica creatura sulla faccia della Terra, si è inventato la guerra. Un espediente, una toppa, per sistemare volta dopo volta i problemi del proprio sistema economico. Di solito il medicamento dura poco, come una garza che si imbeve di sangue troppo velocemente.

    Se ci dichiariamo pronti a rinunciare alla democrazia tutto è possibile. Altrimenti il margine di azione è davvero esile, perché i due mondi, quello economico e quello politico, che ci piaccia o no, sono collegati.

    I limiti del sistema economico attuale sono sotto gli occhi di tutti. Ma esso non può subire sostanziali mutamenti senza che si paghi un prezzo a livello politico.

    Se poi vogliamo iniziare una discussione sulla validità del materialismo storico (che è ciò che ho finora esposto) me ne sto. Ma per me esso è la base di discussioni di questo genere.

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  5. dunque, la questione sta prendendo strade parallele, articolate e complesse allo stesso tempo.

    Lore non conoscevo filippo zuliani, ho trovato il suo articolo molto interessante ma non chiarissimo, anche perchè mette sul tappeto una serie di questioni tutte interessanti ma a loro volta complesse..
    interessante anche questo articolo nel quale parla proprio della decrescita (in maniera molto critica)
    http://www.ilpost.it/filippozuliani/2012/02/24/sulla-decrescita/

    da quello che ho capito però non è esattamente come dice zuliani.
    egli sostiene che i decrescisti vogliono razionare tutto per evitare il collasso del pianeta, attraverso la rinuncia volontaria di beni di seconda necessità.

    per come la sto capendo io la questione è diversa, subordinata alla necessità di rivalutare il clamoroso squilibrio nel rapporto tra uomo e ambiente (inteso come tutto ciò che lo circonda: materie prime, alimenti, beni, energia)

    Una parte delle loro argomentazioni ipotizza una riduzione dei consumi come una conseguenza della riduzione dei bisogni, conseguenza a sua volta dell'estinzione di quelli indotti. ne risulterà un grande risparmio di risorse, che non sarà il fine ultimo, ma uno dei fini, unitamente al ridimensionamento della scala dei valori moderna

    Molto complesso è capire se il sistema possa essere stabile, come fare a metterlo in pratica, cosa accadrebbe nel periodo di "transizione".

    Però qui si va oltre, probabilmente potremmo dibatterne un bel po' anche se fossimo economisti.

    Comunque è verissimo che il sistema economico e politico siano strettamente correlati.
    Come ci insegna la storia, ogni epoca ha avuto il suo sistema economico-politico, che ha subito mutamenti, spesso scanditi da guerre, come giustamente facevi notare, Bolo, fino ad arrivare a noi.

    Perciò non escludo che possa mutare anche quello attuale, anche piu in fretta di quanto non sia successo in epoche passate.

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