giovedì 1 settembre 2011

Politi sui privilegi ecclesiastici - versione aggiornata!

Come mi ha fatto notare un nostro lettore, Andrea, ci sono delle imprecisioni nel mio post. Nella sezione Commenti potete approfondire la tematica.
Resta comunque valido l'invito a leggere l'articolo di Politi.


Interessante articolo di Marco Politi, il vaticanista di Repubblica, che commenta la risposta dell'Avvenire alle critiche ricevute da vari settori dell'opinione pubblica a proposito dei patrimoni della chiesa cattolica.

Da una parte, senza dubbio, c'è l'esagerazione nei toni di qualcuno che vorrebbe imputare il debito italiano ai privilegi che si godono oltre Tevere. Ma dall'altra c'è uno stato vaticano che è libero di gestire in maniera del tutto autonoma e segreta le proprie proprietà in Italia, e che può godere di smisurati privilegi fiscali, leggi otto per mille ed esenzione dell'ici.

Dove sta la ragione? Politi ha una opinione molto chiara e lineare, per quanto mi riguarda: invece di ridurre la questione a puro vittimismo nei confronti di quei cattivoni dei radicali e di certa stampa, Avvenire potrebbe rispondere alle perplessità di buon senso circa la destinazione finale di tutti questi contributi e benefici, in una parola trasparenza. Altri atteggiamenti (quelli che finora sono stati condotti dalle gerarchie ecclesiastiche) riflettono uno scappare di fronte alle proprie responsabilità.

4 commenti:

  1. Mi dispiace leggere anche su questo blog un post che tratta questa materia inserendo imprecisioni e disinformazione fin dal principio.
    Già asserire che "il Vaticano" abbia proprietà in Italia è quantomeno inesatto; le proprietà vaticane su suolo italiano godono tutte di extraterritorialità - come potrebbe essere altrimenti, visto che il Vaticano è uno stato sovrano? - e nessuno ha mai avanzato lamentele per le ambasciate francesi...
    Immagino che ci si riferisse, invece, alle proprietà della Chiesa (che è altra cosa dal Vaticano, senza dubbio!). Lì si ricade nel solito errore di classificare come "smisurati" privilegi che, di fatto, sono in linea con quelli altrui. In che senso? Non esiste una legge che renda le proprietà ecclesiastiche immuni all'ICI: esiste, invece, una legge che elenca quegli enti - e quali attività di questi enti, sempre non commerciali - che possono avvalersi dell'esenzione dall'ICI. Si tratta, ovviamente, di tutto quel mondo di ONLUS, ong, volontariato, etc (COOP rosse comprese, sindacati compresi) che, di fatto, svolgono un servizio per lo Stato, servizio che è ben superiore all'ICI che dovrebbero (e alle altre tasse su cui godono di sconti). la Chiesa, che suona come un soggetto monolitico, mentre è composto da una miriade di piccoli proprietari come diocesi, CEI, ordini religiosi, semplicemente rientra nella classificazione legislativa - non è a scopo commerciale, direi - ed effettua attività assistenziali di vario genere sul territorio. Per inciso, le attività commerciali della Chiesa pagano l'ICI, o non si spiegherebbe come Propaganda Fide sia uno dei massimi contribuenti del Comune di Roma.
    In quanto ai fondi dell'8x1000 e alla trasparenza... beh, sul sito della CEI, su quello di Avvenire e in molti altri luoghi si trovano tranquillamente i dati (aggiornati al 2009 o 2010) relativi alla destinazione di ogni euro ricevuto dalla CEI da questa fonte. A veder bene, la Chiesa è ben più trasparente di altre entità che ricevono fondi statili e che, loro si, fanno sparire chissà dove, senza pubblicare veri dati e veri bilanci.
    Vi invito a leggere sul mio blog un post apposito (http://gattogemellianarchici.wordpress.com/2011/08/21/imprecisioni-e-balzelli-come-mentire-per-attaccare-la-chiesa/), che cerca di mettere un po' di chiarezza in una questione resa nebulosa da posizioni oltranziste ingiustificate.

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  2. Ciao Andrea, ho letto il tuo post ma non ho trovato link o fonti da poter controllare. Ad esempio mi interesserebbe vedere questi dati sulla destinazione dei fondi ricavati dall'otto per mille. Ma anche sapere quali leggi hai consultato per scrivere il tuo post.
    Grazie!

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  3. Scusate la lentezza di riflessi ma ho voluto fare le cose per bene. Trovate le mie principali fonti in un post sul blog: http://gattogemellianarchici.wordpress.com/2011/09/01/esenzioni-documentazione/
    Grazie per aver segnalato il mancato report per le fonti... volevo metterlo in un secondo post ma con il raffreddarsi della questione mene sarei senz'altro dimenticato!

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  4. Ok, grazie per l'ulteriore post!

    Direi che le questioni sono due: esenzione dall'ICI e 8 per mille.

    Sono stato indubbiamente impreciso nel parlare di immobili proprietà del Vaticano, infatti come dici tu non avrebbe senso tassare quelli: mi riferivo ovviamente alle proprietà della Chiesa, parrocchie seminari e istituti vari che giuridicamente appartengono a ...? diocesi? CEI? non so, illuminami! E comunque un inciso lo farei: una società che opera in Italia e ha sede legale in Svizzera la guardiamo con sospetto, se invece ha sede in Vaticano ci facciamo il segno della croce perché è caritatevole? Sempre paradisi fiscali sono...

    Tornando a bomba, ho parlato di esenzioni della Chiesa cattolica e non delle Coop rosse perché l'articolo di Politi che stavo mettendo in luce di quello parlava.

    Primo. Ho letto la fonte che interpreta la legge sui criteri di esenzione dall'ICI. Effettivamente lì sembra chiaro che l'esenzione si applichi SOLO agli immobili che non abbiano fini commerciali. Allora lo scandalo dei giorni scorsi era fondato su una parolina che distorce il senso della legge: la parola esclusivamente. Il decreto legge del 2005 poi convertito nel 2006 dice che l'esenzione l'esenzione "si intende applicabile alle attività [...] che non abbiano esclusivamente natura commerciale". Qui alcuni giornalisti hanno parlato di un cavillo per far sì che alberghi con all'interno una cappella potessero non pagare l'ICI. Dall'interpretazione del Direttore Generale delle Finanze, Fabrizia Lapecorella, sembrerebbe impossibile per legge. Si tratta di capire se questo concetto è chiaro anche a chi i controlli li deve fare o se la legge abbia generato confusione. Quindi Andrea ti do atto della bontà della tua campagna d'informazione.

    Secondo. Otto per mille: è un sistema limpido di finanziamento oppure ci sono anche lì delle zone d'ombra? Io sono dell'avviso di no.
    Intanto, c'è la questione della ripartizione della somma. Circa il 60% dei contribuenti non esprime una scelta su dove destinare la propria quota; questa enorme quantità di denaro viene ripartita secondo le percentuali espresse da chi la scelta l'ha indicata, pertanto circa il 34% sceglie di donare alla chiesa Cattolica, ma dopo le ridistribuzioni alla chiesa vanno quasi il 90% dei fondi. Questo credo che sia un meccanismo macchinoso e poco corretto che va riformato. Altre confessioni religiose scelgono di prendere solo la quota espressa dai contribuenti, la chiesa Cattolica no: è una scelta.
    Inoltre quando parlo di gestione poco chiara dei contributi intendo che non esiste un bilancio puntuale delle diocesi che certifichi dove esattamente quei soldi sono stati spesi. Il link che mi hai dato tu, Andrea, porta ad un documento di rendicontazione, dove ci sono poche cifre con causali generiche come "edilizia di culto", "interventi di rilievo nazionali definiti dalla CEI", ecc. E' chiaro che non mi posso accontentare di un rendiconto del genere, sicuramente corretto ai fini della legge ma troppo poco preciso. Ti scrivo il link alla pagina della chiesa Valdese dove puoi scaricare il file excel con il loro rendiconto, per darti un'idea di quello che intendo:
    http://www.ottopermillevaldese.org/progetti/progetti02.php


    Sono stremato, ma almeno abbiamo fatto chiarezza! Ribadisco che nella prima parte del post avrei potuto essere più preciso, ma per quanto riguarda l'8 per mille troppi sono i punti oscuri che non mi convincono.
    Grazie per lo scambio di opinioni!

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