martedì 8 novembre 2011

Italia mia, benchè 'l parlar sia indarno...

Cari amici...
Con queste parole tratte da una splendida poesia di Petrarca recupero un tono più dimesso e pacato dopo le folli esternazioni dei giorni scorsi.

Come vedete le mie analisi, per quanto formalmente troppo accorate per essere prese sul serio, hanno un fondo di verità: NON MI DIMETTO. Il gioco è vecchio come il mondo e funzionale alla situazione critica in cui ci troviamo. Il caimano ha dichiarato che si dimetterà solo dopo l'approvazione dei provvedimenti "richiesti dall'Europa" (ignoti a tutti essenzialmente). Se non fosse il canto del cigno di un dittatore che vuole mantenere un'ipotetica dignità nella fine (in realtà solo i "migliori" riuscirono nell'intento: basti pensare al destino di Gheddafi o di Mussolini...) direi che è una mossa politica di una genialità senza fine. Ecco che cosa accadrà: Berlusconi chiederà la fiducia per l'approvazione, perderà e potrà così dire che "la sinistra" ha gettato l'Italia nella rovina e nella miseria durante la prossima campagna elettorale.

Ah una precisazione. Smettiamola di pensare di avere a Presidente del Consiglio uno che si chiama Angelino. Tutto, ma questo NO. D'altronde non sarebbe che un leccapiedi del "cavaliere mascarato".

Ma voglio essere oggettivo per una volta. Ora come ora è tardi signori per la costruzione di un governo tecnico. Non c'è più tempo. Del resto questo governo non è in grado di sostenere il peso politico ed elettorale delle sue scelte (poco coraggiose in ogni caso). Quindi ci aspettano tempi duri comunque vada. Ciò che mi sembra ancora peggio è correre alle urne in una simile situazione di follia e con QUESTA legge elettorale.

Faccio un appello a Napolitano: trova un modo per saltarci fuori amico! Non è più tempo di larghe intese o ipotetiche ricuciture. La scusa ce l'hai: non ha più i numeri. Tu sei davvero convinto che sia meglio lasciare l'elaborazione di queste misure correttive a questo qui che con ogni probabilità non ti sta nemmeno simpatico? Su andiamo!

E benchè io parli invano, Italia mia, io in te ci credo. Lo so che parlo male di te da un pò di tempo a questa parte, ma sono stanco e più "non ho da far guerra": "Pace, pace, pace".

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