Qualche giorno fa è uscito qui un articolo sul Fatto (e per una volta sono io a citarne un articolo) a proposito della fuga di un cervello da ingegneria navale a Genova verso nientemeno che il MIT di Boston.
L'articolo è strappalacrime e descrive una realtà da operetta, ma fin qui niente di particolare. Se non che oggi ho avuto modo di parlare con un suo collega che mi ha dato una versione totalmente diversa da quella descritta nell'articolo (o meglio quella che si desumerebbe dai toni utilizzati nell'articolo). Riassumendo, disse: tal Stefano si è preso il merito di un progetto su cui hanno lavorato in tanti e va a Boston per un anno soltanto. Ci va perchè pagato dalla Nato: fosse stato il MIT a doverlo pagare la storia sarebbe diversa. I fronzoli di cui l'articolo è zeppo, oltre a non essere veritieri sono frutto del regalo di un amico (il giornalista).
Curiosamente, alcuni commenti non vanno molto distanti da quelli della mia fonte: siccome è complicato andarli a cercare, ne copio e incollo qualcuno..
Interessante. C’é anche da dire che l’articolo è molto impreciso su altri aspetti. Brizzolara, che è certamente un ottimo ricercatore, non è professore al MIT, ma solo visiting professor al MIT (cioé un ospite, come tanti), per un anno massimo due. Non è stato chiamato “per chiara fama”, ma ha applicato e la sua applicazione è stata supportata da un professore del MIT. Inoltre Brizzolara risulta ancora oggi ricercatore dell’Università di Genova (al database del Miur). Immagino (ma è una supposizione) che abbia preso un anno sabbatico, e se questo è il caso allora riceve ancora lo stipendio dall’Università di Genova. In ogni caso, se tra un anno il MIT non lo assumerà come professore, potrà tornare in Italia trovando il suo posto intatto. Peraltro è vero che ha perso un concorso di associato, ma in precedenza non è stato trattato malissimo, ha conseguito il dottorato di ricerca nel 2000 e ha vinto (candidato unico) il concorso da ricercatore nel 2001. non male. Capisco che abbia fatto un ricorso, immagino giustamente, per un concorso da associato perso, ma insomma trattare così un’università che continua a tenergli il posto mentre è in visiting al MIT mi sembra un tantinello poco elegante. Peraltro, pur essendo certamente molto bravo (ma l’ingegneria navale non è il mio campo e quindi potrei non valutare correttamente), a oggi su Scopus risultano a suo nome 8 articoli su rivista e 8 proceedings di congressi. In tutto 5 citazioni. Come molti altri ricercatori italiani in ingegneria navale (dati Scopus) in Italia. Il problema naturalmente non è lui (ripeto certamente molto bravo), ma il giornalista che ha approfittato per scrivere un pezzo pieno di errori e lacrimevole. Come lettore mi aspetteri un rigore molto maggiore nel controllo delle fonti da parte dei giornalisti del Fatto, anche se conoscenti di lunga data dell’intervistato.
Da parte mia aggiungo solo che dispiace che per una volta che si parla dell'Università di Genova ne debba venir fuori un articolo così scadente se non disonesto..
Caro Giovanni,
RispondiEliminac'e' un altro ricercatore genovese in visita all'MIT, e con un amico giornalista, suppongo:
http://archiviostorico.corriere.it/2005/marzo/20/Ero_come_lui_ora_sono_co_9_050320049.shtml
:) E' un'intervista notevole!
No Zanello! Non ci posso credere!
RispondiEliminaSpettacolare..
RispondiEliminaSiccome era un volto "noto" del dima (più che altro perchè aveva lo studio al quarto piano dalle aule studio silenziose), linko la sua home page con la foto così ce lo ricordiamo..
RispondiEliminahttp://www.math.mtu.edu/people/zanello.html