martedì 5 luglio 2011

Sei proprio un ambientalista!

Non possiamo nascondere che a volte questa espressione passa come un insulto: dare dell'ambientalista a qualcuno equivale nel migliore dei casi a giudicarlo come utopista, se non proprio stupido, o addirittura appartenente ad una lobby che si nasconde dietro il marchio della difesa della natura.
Un caso su tutti? La costruzione di grandi opere di infrastruttura, ad esempio la cosiddetta Gronda genovese: per i proponenti significa liberare il centro cittadino dal traffico, ridurre i tempi di percorrenza dei collegamenti levante-ponente riducendo conseguentemente l'inquinamento dovuto alle auto ferme ai semafori; per altri, significa speculazioni edilizie, espropri, distruzione di nuovi ettari di natura, ecc.
Chi ha ragione? Boh, impossibile dare un giudizio generale pro o contro gli ambientalisti, ma mi permetto di dire che effettivamente spesso gli ambientalisti passano per idealisti poco informati che lottano per mantenere lo status quo. E le ultime apparizioni televisive prima dei referendum non hanno fatto che rafforzare questo stereotipo. E' sicuramente una questione di forma, ma forse anche di sostanza: chi si presenta ai dibattiti a parlare di tutela dell'ambiente viene quasi sempre messo al palo dai dati di ingegneri o tecnici che invece in quel momento perorano la causa del progresso: le reazioni sono il cambiare discorso o il chiamare in causa la bellezza di un bosco incontaminato, con scarsi ritorni pratici.

Perche' vi parlo di tutto cio', oggi? Perche'mi interessava accostare due post del Fatto che parlano proprio di questi temi.

Il primo e' di Diego Marani e s'intitola "Animally correct": in sintesi l'autore punta a dimostrare quanto sia pericolosa la deriva degli ambientalisti e vegetariani o vegani che si schierano a difesa degli animali, rischiando di creare un paradiso animale dove l'uomo adamitico puo' solo sottomettersi all'ordine della natura.
Mio nonno, che gli animali li allevava per mangiarli, mi ha insegnato ad ucciderli. Nei suoi gesti duri c’era rispetto per l’animale, costretto a morire e c’era pietà per l’uomo, costretto a non sapere. Quando si sviscera un coniglio, molto più che quando si agita uno striscione, si percepisce il mistero della vita. Nel bestiario da cartone animato degli animalisti presto le zanzare tigre potranno rivolgersi a un tribunale penale internazionale per crimini contro l’insetticità e ci sarà chi adotta una colonia di Escherichia coli. A distanza però.
Si puo' tranquillamente replicare al signor Marani che il suo post manca totalmente di realismo: quanto siamo distanti, infatti, oggi, dal paradiso animale? Quanto sono tutelati gli animali durante il processo alimentare che li porta sulla nostra tavola? E' davvero cosi romantico e rispettoso ammassare aragoste dentro le vasche dei ristoranti in attesa di bollirle vive? O inchiodare le zampe delle oche a terra per farle ingrassare al massimo? O costringere a pochi metri quadrati l'esistenza di una gallina per farle semplicemente produrre uova? O continuare la pesca del tonno rosso nonostante i continui allarmi estinzione?
E' davvero cosi incomprensibile la ragione per cui qualcuno non ci sta, si ribella scegliendo di non consumare carne o prodotti alimentari ottenuti con questi metodi nazisti?

Ancora piu' grave poi chi addirittura infrange la legge a tutela dell'ambiente semplicemente per compiacere il palato o il portafoglio. E parlo ad esempio di chi continua a pescare, vendere o comprare i datteri di mare, nonostante dal 1988 ci sia una legge che ne vieta il consumo: questi molluschi crescono all'interno della roccia e per pescarli bisogna armarsi di scalpello e martello provocando cosi la distruzione del litorale e la conseguente desertificazione della costa. Tra l'altro nell'articolo linkato si parla della presenza di pesca di frodo anche nel parco delle Cinque Terre.

A fronte di tutto cio', mi sento tranquillo quando qualcuno si professa ambientalista, pur riconoscendo i limiti che ho scritto sopra.


Il secondo post e' di Fabio Balocco, e s'intitola "La difficile coerenza dell'ambientalista".
L’ambientalismo è simile al matrimonio. Nell’uno e nell’altro è necessario scendere a compromessi
Mi trovo d'accordo con l'autore, infatti quello della coerenza e' un difficilissimo esercizio su cui tutti coloro che compione delle scelte etiche o morali devono misurarsi.
Tre slip in cotone che costano tre euro quanto dureranno? E’ forse meglio comprare degli slip di marca perché durano di più? Ma sarà poi vero che durano di più? E poi ancora: è etico finanziare la pubblicità? E poi ancora ed ancora. Il cotone: la sua coltivazione è la seconda fonte di inquinamento agricolo al mondo. Slip di cotone bio? Vi sfido a trovarli sui banchi dei mercatini… Insomma, un bel casino.
Queste domande se le fa chi persegue un ideale, ma anche chi quell'ideale lo combatte: lo sport preferito dai mangia-ambientalisti e' quello di fare le pulci ai loro nemici, cercando delle prove di incoerenza che sviliscano la loro decisione.
"Ah, non mangi la carne? E allora perche' mangi il pesce?", oppure "Ah, sei vegana? E allora perche' mangi il miele delle api?". Trovo queste obiezioni particolarmente assurde, perche' puntano mettere ognuno sullo stesso piano cancellando le differenze tra chi si impegna per una causa e chi invece quella causa non la condivide neppure.


Concludo invitando tutti noi ad essere consumatori attenti e responsabili e linkando una guida al consumo del pesce edita da SlowFood: buon appetito!

6 commenti:

  1. secondo me c'è da fare una netta distinzione tra il singolo cittadino che si impegna in tematiche ambientali e le organizzazioni che SI dichiarano "ambientaliste"

    ai primi va tutto il mio rispetto, di certo non ai secondi, che non reputo "idealisti poco informati" bensì lobby potenti e che hanno un preciso tornaconto (anche economico) nel perseguire la causa della difesa della natura.

    questa frase non mi è chiara

    "chi si presenta ai dibattiti a parlare di tutela dell'ambiente viene quasi sempre messo al palo dai dati di ingegneri o tecnici che invece in quel momento perorano la causa del progresso"

    quello che vedo io sono rappresentanti di organizzazioni presunte ambientaliste i quali, a causa dell'inconsistenza dei loro discorsi demagogici e retorici vengono inchiodati di fronte alla loro incoerenza e alla loro impreparazione.

    non è che gli ingegneri e i tecnici cattivi armati della loro astuzia riescono a mettere nel sacco i poveri ed ingenui amanti della natura col fine ultimo di inondare di cemento e sostanze tossiche il piu piccolo cm^2 di terreno.

    l'incoerenza e la demagogia di tali organizzazioni è a mio avviso palese e sotto gli occhi di tutti:

    per esempio quando vengono fatte lotte e contestazioni ogni volta che c'è un progetto eolico o idroelettrico.

    o anche nel piccolo quando i loro gazebi con i manichini con i teschi anti-nucleare sono illuminati da 2 faretti alogeni da 1 kW.

    infine, (piccola considerazione forse fuori tema) ci avevano fatto credere che votando contro al nucleare si sarebbe votato implicitamente a favore delle FER, questo è stato un bello spot mediatico, in perfetto stile berlusconi, dato che il referendum era abrogativo per il nucleare, e non propositivo per le FER!!

    come dicevo la mia NON è una critica verso coloro che si impegnano in cause ambientaliste, (che come dicevi tra l'altro devono fare i conti con una serie di compromessi che a mio parere rendono il loro impegno ancora piu difficile e lodevole), bensì contro chi cerca di manovrare e veicolare queste coscienze.

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  2. Carissimi...
    In un beato pomeriggio di cazzeggio posso dedicarmi per coltivare il mio spiccato gusto per la discussione.

    Inizio da lontano, parlando degli animali. Io non sono d'accordo alla violenza gratuita su un essere vivente, ma la struttura stessa della natura consente e prevede che un essere possa mangiarne un altro. Il fatto che l'uomo sia l'animale che ha le capacità per controllare ed allevare gli altri è solo uno scalino in più dell'idea di base. Credo che ben pochi di noi consumerebbero i tre quarti della carne che consuma se sapesse tutto ciò che accade ad ogni creatura che finisce sui nostri piatti. Questo tipo di problemi sorge nel momento in cui noi, a differenza dei nostri nonni o, in alcuni casi, dei nostri padri, non abbiamo mai assistito o preso parte a nessuna pratica necessaria all'uccisione di un animale, perchè la società è costruita in modo che anche chi non è in grado di farlo possa usufruire dei vantaggi della cosa. Mio padre mi narra che, quando il suo doveva far fuori il maiale di turno, le urla della bestia erano inimmaginabili. Ma non c'è malvagità nell'atto in sè, si fa riferimento ad una esigenza primitiva. Ciò che è sbagliato è profanare questo gesto ancestrale, l'uccisione della bestia, con pratiche atte ad assicurare a tutti la possibilità di usufruire del bene in questione: oggi i maiali vengono fatti soffocare in gruppo in una camera a gas (pensando anche di farli soffrire di meno). Quindi i casi sono due: o neghiamo a quasi tutti la possibilità di assaggiare una fetta di crudo, o accettiamo i mezzi necessari alla grande distribuzione atti a consentire l'accesso dei beni a tutti.

    Quindi qui non è in discussione il fatto che sia giusto o sbagliato uccidere un animale per divorarlo, è naturale. Qui si esamina il mezzo... Ebbene la mia tesi è raggiunta: quanti rinuncerebbero di buon grado ad una fetta di crudo oggi, pur di ritrovare l'antica idea di chi se lo alleva, se lo uccide per poi mangiarselo? Pochi.

    Se mi dicessero che per avere della carne da mangiare dovrei procacciarmela, allevarla e poi ucciderla, probabilmente diventerei vegetariano. E come me tanti di noi.

    Ma come si fa a rinunciare a una fetta di crudo?

    Altra cosa, e concludo, è la caccia. Quella la ritengo una pratica per uomini "duri" che invece di affrontare la bestia corpo a corpo, in una sublime lotta dell'uomo contro la natura, si appostano a debita distanza per poter poi raccontare al bar le eroiche gesta di un proiettile.

    Spezzo il mio commento in due. Il mio browser si ribella a pubblicare il mio nome. Sono però certo di essere stato riconosciuto.

    Vostro

    BOLO

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  3. Per Tommi:
    Di manovratori di coscienze facilmente influenzabili c'è pieno il mondo, ambientalisti di professione e antiambientalisti da combattimento, l'importante è avere gli argomenti. E la mia frase che non hai capito diceva proprio quello: ovvero che spesso gli ambientalisti in tv perdono completamente perché pare non abbiano argomenti, o almeno che non sappiano comunicarli (credo più alla prima!).

    Per Bolo:
    Credo che i casi siano più di due: né negare il prosciutto a tutti, né accettare le schifezze degli allevamenti intensivi, ma come al solito una bella via di mezzo, sfumature di grigio anziché o bianco o nero.
    Come?
    1. irrigidire le norme che garantiscono garanzie sullo sfruttamento umano degli animali;
    2. aumentare i controlli nei confronti dei produttori di carne, perché queste norme siano effettivamente rispettate.

    E qui le obiezioni saranno due:
    a. cosa ne so io comune cittadino delle leggi che deve fare il parlamento
    b. c'è la crisi ti metti a pensare agli animali?

    Al punto b. rispondo che con una argomentazione del genere si può distruggere ogni proposta del cittadino a causa di un'emergenza finanziaria che rimanda tutte le altre: pericoloso!
    Al punto a. rispondo che il cittadino può:
    i. vigilare sulla politica del parlamento, chiedendo, interessandosi, facendo pressioni sui parlamentari (difficile)
    ii. esercitare il proprio potere d'acquisto, preferendo carne con certe garanzie: consumo responsabile e consapevole.

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  4. A me sembra che tutti i politici sono antiambientalisti. Diciamolo, fanno
    schifo alli cani, quei politici. Sempre peggio.
    Per guadagnare di più Berlusconi voleva il nucleare. Inaudito! Stiamo regredendo,
    invece di passare alle tecnologie moderne? Il nucleare è vecchiume:lo posso vendere al mercato delle pulci.

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  6. Grazie al referendum dell'86 siamo rimasti indietro 30 anni a livello energetico.

    Non che il referendum dell'anno scorso abbia piu di tanto cambiato le cose: se il nucleare fosse andato avanti, seguito da governi SERI, si sarebbero raccolti i frutti non prima di 15 / 20 anni... è questo che manca: la lungimiranza.

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