mercoledì 23 febbraio 2011

Italia, questa sconosciuta

Cari amici,
un breve (spero) post su un tema delicato. Da ben prima che si iniziasse a parlare del 150esimo anniversario della Repubblica Italiana capitava ponessi una semplice domanda ai miei avventori occasionali: "Cosa unisce gli italiani?"

Domanda mal posta amici... Sarebbe prima da chiedersi: "Esistono gli italiani? E se sì... Chi sono?" Il problema che pongo è di identità.

Non scomodo recenti fatti televisivi o politici per parlarne, come al solito prendo la cosa da lontano e in modo del tutto astratto. Cosa fa l'identità di un popolo, di una nazione? Un passato storico comune. Una sostanziale unicità di lingua, di costumi e di cultura. Su queste basi però il quesito diventa irrisolvibile. Sì perchè... L'Italia ha qualcosa che molti, se non tutti, i Paesi del mondo ci invidiano... Vale a dire la VARIETA' di costumi, di sapori, di paesaggi e, perchè no, anche di lingua, tenuto conto della sterminata gamma di dialetti che si parlano nel nostro territorio. E' negativa questa ricchezza? Io penso di no. Quindi il problema dell'identità nazionale posto come sopra ha un'eccezione: noi. In questi termini dubito si possa trovare un'identità davvero comune.

Per trovare eroi "nazionali" dobbiamo spesso ricorrere ad un lontano passato. Eroi che, peraltro, tanto nazionali non sono, perchè nella maggioranza dei casi essi non avevano nemmeno la nostra nozione di Italia o si preoccupavano ben poco di costruire un'identità nazionale. Eroi che, a confronto con altri grandi del passato stranieri, sembrano impallidire, immelmati in una sorta di provincialità congenita ben avvertibile (sto pensando ai confronti storici Verdi-Wagner o Manzoni-Hugo; li ho scelti tra loro contemporanei apposta per non incorrere in contraddizione). Per risultare inattaccabili dobbiamo appellarci a Dante, ai grandi pittori rinascimentali come Leonardo, ad alcuni poeti insuperabili nel tempo e nello spazio come Leopardi. Ma sembriamo poco credibili. Perchè? Io penso che uno dei fattori sia dovuto al fatto che il nostro recente passato, il Novecento, non regga, se non in alcuni casi sporadici, il confronto con altre esperienze culturali straniere (di questo tema magari parlerò un'altra volta). La mancanza di eroi davvero nazionali in questo senso riflette la variegatura di cui sopra. E poi c'è un altro grosso problema. Da noi "nazionalismo", che abbiamo subito la dittatura fascista, storicamente significa dare voce alle vuote parole di un D'Annunzio, ai proclami propagandistici di Mussolini, significa rifarci ad un bieco schema militaristico ormai superato. In questo marasma di questioni torno al punto.

Gli italiani propriamente detti non esistono. Quindi non ha del tutto senso chiedersi cosa li unisce. Eppure... Una costante comune c'è... La capacità di esprimere diverse realtà locali con una costanza e una tenacia uniche al mondo. Questa cosa può diventare un male o un bene a seconda del punto di vista che si vuole assumere. Si può estremizzare e diventare leghisti o separatisti sardi. Che il napoletano medio si senta orgogliosamente differente dall'alto atesino è comprensibile. Si può anche serenamente accettare questo fatto, reputandolo alla giovinezza dello Stato. O fare di meglio... Reputare tutto questo ad una costante assoluta e nella quale possiamo riconoscerci come "italiani", senza scadere nè in provincialismi eccessivi nè in ingenue professioni di comunitarismo.

Anche in altri stati esistono realtà locali, diversità, problemi di convivenza. Sarebbe stupido pensare agli altri stati come monoliti privi di parti eterogenee. Ma solo noi abbiamo assunto a sistema questa tendenza naturale delle realtà locali mondiali. Pensate alla fortuna che abbiamo a poter andare in un'altra regione per gustare un piatto nuovo o un paesaggio diversissimo da quello di casa!

Io non so se possiamo andarne fieri se il prezzo da pagare è una totale assenza di comunione nazionale. Ma ora come ora la situazione è questa. Ora come ora appelli ad una "bandiera comune" rischiano di diventare artificiali, un pò propagandistici e poco consci della nostra (visto? NOSTRA) bella diversità, che non deve essere assolutizzata o strumentalizzata, ma solo serenamente accettata come LA componente del nostro essere "italiani".

Un italiano

2 commenti:

  1. Un italiano? Niente corrispondente dall'Emilia in questa circostanza, eh?
    Comunque, voglio pensarci un po' su prima di rispondere....

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  2. A 'sto giro mi sembrava il minimo!!! :) Una volta scritto il post le due cose mi sembravano QUASI equivalenti. E poi... Sarei stato oggetto di varie accuse di provincialismo. Il mio marchio di fabbrica tornerà presto sui vostri schermi.

    Non pensarci su troppo perchè poi il post scompare e il proposito cade! Nel caso ripiglieremo il discorso.

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