Continuano gli sputtanamenti mondiali del nostro primo ministro...
domenica 27 febbraio 2011
sabato 26 febbraio 2011
One... DOVE SEI?
Il nostro amico One (nato il 28 dicembre 1985, diversamente da quanto precedentemente annunciato... ci scusiamo per il disagio) è scomparso. La sua presenza sul blog è stata troppo breve per essere ricordata ma troppo intensa per essere dimenticata. Scrivici qualcosa...
Sì Ballets... Questo è un post per fare cassetta. Bandiscimi dai!!! LIBERTA', LIBERTA', LIBERTA' (si veda il post successivo)!
Il vostro caro corrispondente dall'Emilia (in trasferta... che tra poco si alzerà...)
venerdì 25 febbraio 2011
Benigni Baudo su RAIDUE
mercoledì 23 febbraio 2011
Italia, questa sconosciuta
un breve (spero) post su un tema delicato. Da ben prima che si iniziasse a parlare del 150esimo anniversario della Repubblica Italiana capitava ponessi una semplice domanda ai miei avventori occasionali: "Cosa unisce gli italiani?"
Domanda mal posta amici... Sarebbe prima da chiedersi: "Esistono gli italiani? E se sì... Chi sono?" Il problema che pongo è di identità.
Non scomodo recenti fatti televisivi o politici per parlarne, come al solito prendo la cosa da lontano e in modo del tutto astratto. Cosa fa l'identità di un popolo, di una nazione? Un passato storico comune. Una sostanziale unicità di lingua, di costumi e di cultura. Su queste basi però il quesito diventa irrisolvibile. Sì perchè... L'Italia ha qualcosa che molti, se non tutti, i Paesi del mondo ci invidiano... Vale a dire la VARIETA' di costumi, di sapori, di paesaggi e, perchè no, anche di lingua, tenuto conto della sterminata gamma di dialetti che si parlano nel nostro territorio. E' negativa questa ricchezza? Io penso di no. Quindi il problema dell'identità nazionale posto come sopra ha un'eccezione: noi. In questi termini dubito si possa trovare un'identità davvero comune.
Per trovare eroi "nazionali" dobbiamo spesso ricorrere ad un lontano passato. Eroi che, peraltro, tanto nazionali non sono, perchè nella maggioranza dei casi essi non avevano nemmeno la nostra nozione di Italia o si preoccupavano ben poco di costruire un'identità nazionale. Eroi che, a confronto con altri grandi del passato stranieri, sembrano impallidire, immelmati in una sorta di provincialità congenita ben avvertibile (sto pensando ai confronti storici Verdi-Wagner o Manzoni-Hugo; li ho scelti tra loro contemporanei apposta per non incorrere in contraddizione). Per risultare inattaccabili dobbiamo appellarci a Dante, ai grandi pittori rinascimentali come Leonardo, ad alcuni poeti insuperabili nel tempo e nello spazio come Leopardi. Ma sembriamo poco credibili. Perchè? Io penso che uno dei fattori sia dovuto al fatto che il nostro recente passato, il Novecento, non regga, se non in alcuni casi sporadici, il confronto con altre esperienze culturali straniere (di questo tema magari parlerò un'altra volta). La mancanza di eroi davvero nazionali in questo senso riflette la variegatura di cui sopra. E poi c'è un altro grosso problema. Da noi "nazionalismo", che abbiamo subito la dittatura fascista, storicamente significa dare voce alle vuote parole di un D'Annunzio, ai proclami propagandistici di Mussolini, significa rifarci ad un bieco schema militaristico ormai superato. In questo marasma di questioni torno al punto.
Gli italiani propriamente detti non esistono. Quindi non ha del tutto senso chiedersi cosa li unisce. Eppure... Una costante comune c'è... La capacità di esprimere diverse realtà locali con una costanza e una tenacia uniche al mondo. Questa cosa può diventare un male o un bene a seconda del punto di vista che si vuole assumere. Si può estremizzare e diventare leghisti o separatisti sardi. Che il napoletano medio si senta orgogliosamente differente dall'alto atesino è comprensibile. Si può anche serenamente accettare questo fatto, reputandolo alla giovinezza dello Stato. O fare di meglio... Reputare tutto questo ad una costante assoluta e nella quale possiamo riconoscerci come "italiani", senza scadere nè in provincialismi eccessivi nè in ingenue professioni di comunitarismo.
Anche in altri stati esistono realtà locali, diversità, problemi di convivenza. Sarebbe stupido pensare agli altri stati come monoliti privi di parti eterogenee. Ma solo noi abbiamo assunto a sistema questa tendenza naturale delle realtà locali mondiali. Pensate alla fortuna che abbiamo a poter andare in un'altra regione per gustare un piatto nuovo o un paesaggio diversissimo da quello di casa!
Io non so se possiamo andarne fieri se il prezzo da pagare è una totale assenza di comunione nazionale. Ma ora come ora la situazione è questa. Ora come ora appelli ad una "bandiera comune" rischiano di diventare artificiali, un pò propagandistici e poco consci della nostra (visto? NOSTRA) bella diversità, che non deve essere assolutizzata o strumentalizzata, ma solo serenamente accettata come LA componente del nostro essere "italiani".
Un italiano
domenica 20 febbraio 2011
Link - 20 Febbraio
- Leggendo un post di Leonardo, sono finito a leggere questo interessante editoriale di Ricolfi, su Italia, sinistra e Berlusconi;
- Il giorno dopo il rinvio a giudizio di Berlusconi, ecco le prime pagine di 60 giornali stranieri;
- Spinoza sulle manifestazioni di domenica;
- Osservazioni di Gilioli sui commenti alle manifestazioni di domenica scorsa;
- Sempre Gilioli, riassume brevemente il contenuto dei nuovi dispacci di Wikileaks, non so se c'è da ridere o da piangere;
- Bell'articolo su Xavi, probabilmente il miglior regista al mondo;
- Come sempre, un po' di foto da Big Picture: la settimana della moda a New York e le foto vincitrici del concorso Word Press Photo.
- E infine, visto che ho recensito "Il DIscorso del Re", ecco la storia di Giorgio VI su Wikipedia.
Il Discorso del Re
Cos'è. È la storia di Giorgio VI, re d'Inghilterra dal 1936 al 1952. O meglio, è la storia di come ha curato la sua balbuzie. Giorgio VI (Colin Firth) è il secondo figlio del re, insicuro, balbuziente e con problemi fisici nell'infanzia. Il fratello maggiore diventa re alla morte del padre, ma nello stesso anno abdica per poter sposare una donna già sposata e così Giorgio VI si ritrova re d'Inghilterra negli anni più difficili del secolo scorso, con l'ascesa al potere di Hitler e lo scoppio della seconda guerra mondiale. Da anni, con l'aiuto della splendida moglie Elisabetta (Elena Bonham Carter) prova a curare la sua balbuzie senza successo da diversi rinomati logopedisti inglesi, finché Elisabetta non lo porta da un logopedista australiano, Lionel Logue (Geoffrey Rush), che invece di un approccio esclusivamente fisico al problema, lo affronta dal punto di vista psicologico, e lo cura. Ecco, il film è la storia del rapporto tra il re e il logopedista, che per anni (storia vera) sono rimasti amici.
sabato 19 febbraio 2011
Nel nome di Don Bosco
"Si sa che lui è un salesiano fervente".
E lei è...
"... San Giovanni Bosco è mio prozio"
Sembra niente, ma anche queste cose contano.
"Fini è un galantuomo, ha capito".
Intervista Inquietante
No ai barboni!
giovedì 17 febbraio 2011
Il mulino di Escher
mercoledì 16 febbraio 2011
"Meglio se Ruby o se sei gay?" ..il ritorno..
"Meglio essere appassionato di belle ragazze che essere gay".Ora torno sull'argomento perché ho trovato tre new entry dell'argomento: niente popò di meno che il senatore Gasparri Maurizio, il vescovo di Foligno, monsignor Bertoldo Arduino e un articolo del Giornale.
“Vendola dovrebbe tacere. Critica l’altrui bunga bunga che intanto non é nulla di male, ma almeno avviene con donne. Prediche, da certi pulpiti, lasciano per lo meno perplessi, viste per le predilezioni particolari”.
"chi non ha commesso peccati, tiri la prima pietra, siamo tra sepolcri imbiancati. Ora non dico che Berlusconi meriti un premio e la sua condotta é quanto meno superficiale e contraria ai doveri del cattolico, magari si pentirà e confesserà. Ma che alla fine giudizi etici li debba dare Vendola, siamo alla frutta".
Ossia?:
" Vendola chiede a Berlusconi di cambiare stile di vita. ma lui si é guardato? Almeno ...
... Berlusconi nel peccato, non offende la regola naturale, segue la natura. Vendola offende sia il peccato che la natura e dunque sta messo molto, ma molto peggio e taccia".
lunedì 14 febbraio 2011
"..ogni popolo che lo sopporta è schiavo.."
Queste parole di Vittorio Alfieri del 1777 sono state lette ieri da una grintosa ragazza col cappotto rosso alla manifestazione "Italy wake up!" di Londra. Pensavate forse che, sebbene in England, avrei mancato di dare il mio appoggio?
Oggi al dipartimento ho cercato di spiegare che sì, il British Museum avrei voluto vederlo comunque, ma ciò che ritenevo più importante era dare il mio sostegno alla manifestazione: stupore generale! Per il resto, come descrivere la mia partecipazione di ieri al "Se non ora quando" londinese? Tante emozioni e sorprese devo dire inaspettate.
Ore 14, il ritrovo è davanti a Downing Street. Piove, poco. Un centinaio di persone sosta su un lato del marciapiede, chiusa all'interno di un "recinto". Oltre le teste, sul fondo, attaccato al muro, un ragazzo tiene un discorso ma oltre pochi metri non si sente niente. Faccio due foto, già emozionato perché pensavo di trovare venti facce tristi, e mi avvicino. Subito una ragazza mi chiede di spostarmi a lato del recinto, per non ostruire il marciapiede: eh? Il recinto è pieno ma pare che i cops porteranno nuove ringhiere per contenerci tutti... Comunque il problema -le dico- è che non si sente niente: possibile che nessuno abbia pensato a un megafono? Lei mi risponde che la polizia non ci ha dato il permesso di usarlo. Bene!
Mi faccio strada come posso tra la folla e mi avvicino in modo da riuscire finalmente a capire qualcosa. Il ragazzo conclude, sale una ragazza che ci ricorda le avventure giudiziarie del nostro presidente del consiglio: il perseguitato. Dopodiché iniziano gli interventi spontanei -sempre sotto la pioggia, poca-: sono soprattutto giovani tra i venti e i quaranta a parlare, di ideali, di politica, di sogni, e quindi di amarezze, ingiustizie e soprusi.
Prime tensioni quando una ragazza ha preso la parola a nome del PD (fischi), ha detto "Volevo solo portare il saluto del Partito Democratico" (tutti CIAAAO, vattene a casa). Dopodiché è intervenuto un ragazzo che ha difeso la povera democratica "Credo che la politica sia una cosa bella: quando la fai nei partiti quando la fai nelle associazioni quando la fai nel no-profit, è una cosa bella! E purtroppo siamo in un paese che non è normale, siamo in un'anomalia!". Come al solito, anche quando andiamo in piazza a manifestare contro Berlusconi, anche a chilometri di distanza dal suolo italiano, il discorso non cambia: è sempre un'ottima occasione per attaccarci a vicenda, puri contro traditori, radicali contro moderati, dalemiani contro veltroniani... mah! Dopodiché controreplica di un altro ragazzo che rivendica la sua indignazione nei confronti di un centrosinistra che ha snobbato i movimenti, che vuole allearsi con Casini: riprendiamoci il nostro futuro! E fine del siparietto PD.
Ad un certo punto si è avvicinato al muretto degli interventi un megafono: gentile regalo della polizia, ci dicono. Ora si sente molto meglio. Dalla mia posizione, molto centrale, non riesco a vedere bene cosa succede oltre le recinzioni, ma è evidente che nessuno bada più a farci stare all'interno, siamo molti di più del centinaio iniziale. Ogni tanto partono slogan spontanei, come "dimissioni", "no al bunga bunga", "tutti all'ambasciata", "marciamo!": ma nessuno ci ha dato il permesso di farlo. E ancora interventi di donne, femministe e non, appartenenti a collettivi o semplici mamme... e la ragazza che cita Alfieri, che lo legge dal suo cellulare touch: un tocco di modernità non guasta! E il ricordo della Montalcini, donna che all'estero ha saputo rappresentare degnamente l'Italia, della Bocassini, della Maria Luisa Busi: donne che resistono ma non donne con le palle, come qualche maschilista vorrebbe definirle. E poi le foto di Margherita Hack e Maria Montessori, Rosy Bindi e Monna Lisa.
Improvvisamente un nuovo regalo ci viene presentato da chi ha in mano il megafono: abbiamo l'autorizzazione a marciare fino all'ambasciata italiana a Londra!.. sul marciapiede. E la polizia si raccomanda di fare attenzione alle auto....
Così questa folla di italiani festanti e rumoreggianti si incolonna sul marciapiede e parte alla volta di Trafalgar Square, la piazza che ricorda la vittoria dell'Inghilterra di Nelson sulla Francia di Napoleone. E pubblico il video che ho girato di questa partenza: dietro di me, a un certo punto lo si può notare appena, si stava svolgendo un qualche cambio della guardia, decisamente disturbato dalla manifestazione.
domenica 13 febbraio 2011
Ma i dittatori mai.
Riporto integralmente il post di Giovanni Fontana sulle dimissioni di Mubarak e sulla rivoluzione d'Egitto. Bellissimo.
Horreya, libertà. Il dittatore se n’è andato.In questo tùrbine di previsioni sbagliate, di analisi andate a farsi friggere 12 ore dopo essere state solennemente emesse, di gente – inclusi noi tutti – che non ce ne azzecca una, c’è forse una sola cosa che possiamo dire con certezza: che questo momento ce lo ricorderemo, come se ci fossimo tutti dentro. Che la storia siamo noi, e nessuno – di quelli che sono veramente loro – si senta offeso.E se lo ricorderanno specialmente quelli della mia generazione, per i quali è la prima grande rivoluzione di popolo. Siamo cresciuti nella kantiana Europa delle democrazie, “rivoluzione” è una parola che ci è sempre suonata burlesca o esagerata, seppellita nello zaino del liceo: la Rivoluzione Francese, la Rivoluzione Americana. E poi la Rivoluzione Russa, quella Culturale cinese. Chissà se un giorno metteremo la maiuscola anche a questa rivoluzione egiziana.Di cose ne abbiamo vissute: quelli che hanno due o tre anni più di me si ricordano la fine del Dio che fallì a Berlino nell’89, il crollo in farsa di un regime metodico e perverso. La gente ritrovatasi libera quasi per caso, dopo che per decenni le rivoluzioni erano state ammazzate dai carri armati, in Primavera a Praga, o a Budapest dodici anni prima. Neanche quello bastò a far finire la Storia, come qualcuno scrisse. Abbiamo visto tante piazze e tante rivoluzioni abortite o per metà: in Libano c’erano i cedri, in Iran tante dita verdi. La piazza più grande del mondo è Piazza Tienanmen. Questi sono i primi che ce l’hanno fatta, davvero. I primi in un Paese grande un milione di chilometri quadrati, molto di più di qualunque posto dove siamo potuti andare in Erasmus.Sappiamo che dopo aver gridato «libertà!» c’è ancora tutto il resto da non perdere. Ci hanno raccontato che spesso le rivoluzioni muoiono nei loro Khomeini oppure fanno nascere il terrore dei Robespierre. Sappiamo che chi disse popolo disse veramente uno animale pazzo, che a Piazza Venezia si urlava «viva il Duce!» e Hitler-è-salito-al-potere-democraticamente. Non sbagliano quelli, e io sono fra questi, che si preoccupano per i diritti delle donne, degli omosessuali, che mescolano speranza e timore, per quello che potrebbe succedere se queste piazze ricolme si riveleranno più interessate alla felicità in Cielo che a quella in Terra.L’abbiamo imparato a cariche di disillusione: i popoli delle rivoluzioni non sempre hanno ragione. Ma i dittatori non ce l’hanno mai.
Link - 13 Febbraio
- Foto della manifestazione di oggi dall'Italia e dal mondo, e uno dei tanti articoli incredibili del Giornale che mette all'erta le donne dal "maschio (di sinistra) che ostenta rispetto per le donne, mentre il suo obiettivo è rimorchiarle";
- Sempre sulla manifestazione di oggi, interessante opinione di Bordone, da leggere fino alla fine;
- Bell'articolo sul Corriere di Luigi Ferrarella sul caso Ruby, pubblicato da Gilioli;
- Leonardo parla di Giuliano Ferrara, tornato alla ribalta negli ultimi giorni tra mutande, telegiornali e (solite) idiozie;
- Giulia Innocenzi pubblica un video in cui viene insultata da Belpietro nel programma "L'ultima parola" di Paragone;
- Articolo di Gilioli su Antonio Gaglione, uno dei deputati più assenteisti e un ottimo esempio di come funziona male la politica da noi;
- Foto da Big Picture degli ultimi giorni di protesta in Egitto;
- Infine, un po' di pubblicità ad Emidio Piccariello, quello del blog "Geova non vuole che mi sposi". Tratto proprio dal blog, esce il libro in cui racconta la sua esperienza come testimone di Geova.
Bicycle Race
Ieri Rooney ha segnato il gol che tutti vorrebbero segnare, il gol della vittoria nel derby, in rovesciata. In un periodo piuttosto buio della sua (eccezionale) carriera, si è inventato il gol perfetto, che rimarrà nella storia. Ecco il video:
P.S. L'illustrazione è di Mattew Craven, bravissimo.
venerdì 11 febbraio 2011
Il seme dell'odio
io non ce la faccio più. Siamo alla fine dei giorni. Come siamo giunti a questo punto? Proverò a spiegarvelo con le mie solite osservazioni che sembrano piombate dall'alto.
Un giorno qualcuno si è svegliato e ha pensato la parola "democrazia". Come tutti sapranno la parola ha origine greca e significa "potere del popolo". Dopo alterne vicende si è giunti ad ottenere che i cittadini eleggessero tramite voto i propri rappresentanti politici, organizzati in un ente di nome Parlamento. Dopo i primi tempi si è ottenuto anche il suffragio universale, il voto per tutti, con un ovvio limite d'età. Chi lo ha ottenuto aveva una giusta idea in testa. Come al solito uomini poco pratici come me hanno costruito i loro bei castelli validi in teoria. Ma la specie umana è debole, poco adatta a uniformarsi alle idee dei grandi uomini.
Gli uomini poco pratici di cui sopra non avevano considerato una variabile valida oggi come allora. Anzi più valida oggi di allora. Il voto è MANIPOLABILE. Non parlo di mitra all'interno delle urne: questo tipo di problemi li lascio a chi ha più competenza di me. L'avvento dei grandi mezzi di informazione, Internet escluso, dove le informazioni alla fine delle fini arrivano a chi desidera che gli arrivino, ha incrementato il peso di questa variabile. Notate come sto ancora cercando di salvare la dignità della nostra specie reputando le cause di tanti problemi a qualcosa di esterno. A questo punto mettiamo in croce gli idealisti del suffragio universale? No.
Perciò si pianta il seme dell'odio. L'odio per una razza umana incapace, nel suo complesso, anche solo di usare il buonsenso, sul quale almeno qualche tempo fa si poteva fare affidamento. Che fare? Volete davvero arrivi a dover selezionare chi può votare e chi no? E chi sono io per deciderlo? Se qualcun'altro decidesse che io non posso me la prenderei. E allora? Cosa devo fare? Non posso del resto rimanere ostaggio di una massa di persone mosse da ignoranza, malafede o interessi propri. Come facciamo? Sarò destinato tutta la vita ad essere dalla parte sbagliata perchè sono circondato da una massa di crotalocefali?
Dov'è Platone? Lui era un pò autoritario, lo ammetto, ma nella sua "Repubblica", da sano uomo di teoria, arrivò ad un concetto molto semplice: al potere i sapienti, i filosofi, coloro che conoscevano il Bene, l'Idea delle Idee, che consente l'esistenza di tutte le altre e le illumina.
Democrazia oggi. Cos'è? La legge del più forte, dove chi la pensa in modo diverso è in un ghetto, deriso, umiliato, preso per il culo o ignorato. La democrazia, devo averlo già scritto, non è il migliore dei mondi possibili. Non lo è. Lo sarebbe se tutti gli uomini, o la maggior parte, fossero abbastanza coscienti della RESPONSABILITA' che un concetto come questo comporta. Ma gli uomini non sono ancora (e forse non lo saranno mai) a questo stadio. Quali alternative reali allora? Datemi ancora qualche anno, forse un paio di decenni, e vedrete che se ne renderanno conto tutti: non siamo strutturalmente adatti alla democrazia. Il sistema capitalistico occidentale sta fallendo. Non vedo soluzioni. La Storia qualche suggerimento me lo da: tornare indietro, attraversare ancora, ancora, e ancora, uno stadio di negazione superiore, sperando che questa volta lo slancio positivo successivo porti un pò più in là. Ma questo slancio positivo non lo vedremo noi, cari amici, che saremo già stati divorati dalle leggi del Tempo e della Storia, ma forse i nostri figli. A noi è toccato il periodo di negazione. Prepariamoci al peggio e rimbocchiamoci le maniche.
Datemi un re, datemi un dittatore, datemi qualcuno che si comporti come il signor B. ma che almeno non possa giustificarsi con l'appoggio del popolo. Torniamo al vecchio schema dell'ingiustizia, datemi un "cattivo" oggettivo, perchè lottare contro chi si crede o è stato addestrato a credersi nel giusto, i miei pari, coloro che hanno votato, è troppo difficile.
Il vostro corrispondente dall'Emilia infiammato
Ognuno ha la piazza che si merita
Mentre in Egitto decine di migliaia di persone sono state in piazza per 18 giorni ottenendo le dimissioni di Mubarak, qui in Italia uno sparuto gruppetto di pensionati capitanati dall'onorevole Santanché è sceso in piazza a difendere Berlusconi. Questo video è più chiaro di ogni parola.
Marrazzo vs Berlusconi
Ieri sera Travaglio è stato proprio grande.
P.S. se qualcuno ieri sera ha visto Annozero e sa se poi Battista o gli altri hanno risposto a Travaglio, metta il link del video nei commenti!
mercoledì 9 febbraio 2011
La Versione di Barney
Rifacendomi sfacciatamente allo stile di Matteo Bordone (si, è il mio blogger-mito) nella sua rubrica "Il bacio della pantera", tenterò di commentare i film che vedo, anche perché One dopo il successo iniziale di Hereafter è sparito... Inizio parlando del film visto ieri sera, La Versione di Barney.
Com'è È un film incentrato sul protagonista e sulla sua vita, e soprattutto sulla storia d'amore con Miriam (Rosamund Pike), intensa e anomala, che mette in risalto le asprezze e le indecisioni di lui, e la semplicità e la fiducia di lei. In più di due ore di film si va a conoscere sempre più profondamente Barney, apprezzandone i pregi e la sua umanità. L'interpretazione di Giamatti è splendida, ma anche i personaggi di Miriam e del padre di Barney (Dustin Hoffman) meritano una citazione. Non ho letto il libro, ma da quanto ho capito lo segue fedelmente, e chi l'ha letto ha apprezzato anche il film.
Perché vederlo Perché la vita di Barney è vissuta pienamente ed è allo stesso tempo normale e unica, perché Paul Giamatti è bravissimo, perché è girato anche a Roma, perché Miriam è bella e affascinante e perché è un film di amore non sdolcinato. E perché nonostante la diffidenza iniziale, alla fine gli si vuole un gran bene a Barney.
Perché non vederlo Perché dura venti minuti di troppo, perché non c'è azione e scorre senza troppi colpi di scena, perché il ruolo della seconda moglie è un po' troppo stereotipato. Perché Barney fuma il sigaro per tutto il film.
Una battuta "La vita è reale, è fatta di piccole cose: minuti, ore, sonnellini, fare la spesa, routine".
martedì 8 febbraio 2011
Link - 8 Febbraio
- Bel commento di Giovanni Fontana su internet e le rivolte in Africa e nel Medio Oriente;
- A proposito di rivolte, Mantellini mostra il comunicato (su Facebook) del nostro ministro degli esteri in appoggio a Mubarak, che certifica la totale idiozia di Frattini. Da notare due grandi commenti: "con una nipote del genere che cosa ci si poteva attendere?", e "Merkel, invadici";
- Parallelismo tra i due "zii" di Ruby, Berlusconi e Mubarak;
- Video in cui il Pdl afferma che Berlusconi credesse che Ruby fosse la figlia di Mubarak, in pratica video in cui il Pdl afferma che Berlusconi è completamente rincoglionito;
- Meravigliosa raccolta di affermazioni di Berlusconi, in cui sostiene, nell'ordine, il governi cinese, bielorusso, russo, egiziano, libico e tunisino;
- E visto che nessuno di noi l'ha ancora pubblicata, la lettera di Berlusconi al Corriere della Sera. Mi sembra chiaro che non sia stata scritta da lui, lo stesso che pochi giorni prima chiamava l'Infedele insultando a destra e a manca;
- Post di Leonardo sul giorno della memoria e la scuola italiana;
- Foto da Big Picture, sulle rivolte in Egitto e sul capodanno cinese.
LE BRACI di Sandor Marai
in vena di sperimentazione, inauguro un'altra rubrichina. Dopo i film e le opere, diamo spazio anche ai libri!
Questo breve libro è un capolavoro. Letto in una sola notte ormai dieci anni fa, si ripresenta ancora oggi come uno dei più intensi e coinvolgenti romanzi che abbia mai letto (e riletto più volte). L'autore, ignoto ai più, si chiama Sandor Marai (1900-1989), ungherese naturalizzato americano morto suicida. Spero con questo post di invogliarne la lettura.
Arrivato in Italia tardissimo e scritto ai tempi della guerra, rievoca un mondo perduto, quell'epoca di fiducia e speranza vana di prima dell'arrivo dei due conflitti mondiali. Il plot è semplice: due amici da una vita, legati da un rapporto affannoso, di diversa estrazione sociale e dai caratteri opposti, si ritrovano dopo quarant'anni per chiarire un certo istante che ha segnato le loro vite, in un duello senza spade che li coinvolgerà per tutta una notte. Tra loro l'immancabile ombra di una donna.
Il solito schema Lui-Lei-L'Altro è concentrato al massimo sui due amici e trattato in modo davvero originale, quasi senza coinvolgere la figura di lei. Alla fine si ha un sentore di passato, di vite rovinate, di ineluttabilità incontrastabile.
Chiudo con alcuni dei passi più belli, senza svelare nulla.
"...se qualcuno si ostina a mettere a nudo la propria anima, con una franchezza persino eccessiva, è forse per non dover parlare di qualcosa che ha un'importanza essenziale"
"...tratteneva avidamente le nozioni acquisite, con l'attaccamento spasmodico di chi sa di non possedere altre ricchezze al mondo"
"Guardiamo in fondo ai nostri cuori. Che cosa vi troviamo? Una passione che il tempo ha soltanto attutito, senza riuscire ad estinguerne le braci"
Il vostro corrispondente dall'Emilia
lunedì 7 febbraio 2011
"tutti noi siamo di fronte alla Storia"
domenica 6 febbraio 2011
"Il momento di pensare a ciò che siamo e a ciò che vogliamo"
L'articolo si riferisce al discorso tenuto ieri dallo scrittore all'incontro di Giustizia e Libertà: non ha parlato solo dei suoi cavalli di battaglia, ma ha anche entusiasmato la platea con proposte, o meglio propositi, per un'Italia migliore che, secondo l'autore dell'articolo, possono essere letti come l'inizio di un suo impegno personale in politica.
Parla di unità da ritrovare fra tutti quelli che chiedono, pretendono, un'Italia pulita e libera.
Cita Don Milani: “A che cosa sarà servito avere le mani pulite se le abbiamo tenute in tasca?“. E proprio in questa frase si può leggere l'indizio di una volontà di cambiare la sua storia di scrittore trentenne sotto protezione.
"Vedo l’assenza di un progetto alternativo di governo, io sogno un progetto diverso. Ma non basta dire di essere diversi. Dobbiamo dimostrarlo, comunque la pensiamo politicamente”.
Prima di leggere l'intero articolo, leggendo solo il titolo, ho pensato: sè vabbè, Saviano primo ministro, Vendola alle politiche per la famiglia e Travaglio alla giustizia. E in effetti anche il giornalista confessa un po' di fatica nel pensare a Saviano come successore di B. Però...
Quante volte ci siamo tappati il naso per votare persone che rappresentano solo il meno peggio?
E' davvero così utopistico pensare che in questo momento difficile per la nostra democrazia (guai a chi mi accusa di qualunquismo, perché lo penso davvero) possa nascere un movimento (non partito) politico nuovo che si identifica nella figura di Saviano? Un movimento che raccolga il meglio delle esperienze della società civile e che diventi interlocutore privilegiato e obbligato dei partiti di centrosinistra?
Molti di voi mi diranno di sì, che è una strada già tentata coi vari movimenti dei girotondi del 2002: il tutto è scemato in pochi mesi.
Ma io dico questo: l'Italia è in pericolo, le idee affaristiche e subdole di un miliardario alla guida del paese hanno diffuso un malcostume nella società che sta ora mostrando i frutti. La gente non si indigna più per niente, scrolla le spalle di fronte a tutto perché "tanto sono tutti uguali"! Non si interessa. Non legge.
C'è bisogno di qualcuno che sappia fare due cose:
1. progetti vincenti per il rilancio economico del paese
2. appassionare VERAMENTE il popolo del centrosinistra, distinguendosi da tutti gli scandali e intrallazzi del passato. E faccia questo puntando sul classico solito elettorato di riferimento ma soprattutto SUI GIOVANI, perché mi rifiuto di credere che dei miei coetanei possano appassionarsi davvero al Cavaliere, a meno che non ne ricavino un qualche tornaconto.
E io penso che Saviano possa effettivamente concretizzare questa ambiziosa trasformazione. Sicuramente, poi, più di un'alleanza del PD con Casini: ma stiamo scherzando?
Già che c'è da riformare le fondamenta della politica, non neghiamoci l'occasione di puntare in alto, cazzo!
Concludo col commento di un lettore all'articolo del Fatto:
"Questo ragazzo campano di 30 anni è maturo come se ne avesse 60 e sogna come un adolescente. Per il governo dell’Italia, lui e altri 10 come lui!"
Condivido.
Liguria dallo spazio
un breve post per inserire un link davvero carino su alcune foto della vostra bella Liguria dallo spazio.
http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/02/01/foto/la_liguria_dallo_spazio-11932933/1/
Il vostro corrispondente dall'Emilia