La spinosa buriana sui preti pedofili, al netto del comprensibile risentimento delle vittime di ieri e di oggi, non aggiunge molto a quanto già sapevano e dicevano, magari bisbigliando, le nostre nonne e zie meno timorate e più loquaci. I tempi mutati suggerirebbero, piuttosto, qualche considerazione più pacata, e più pietosa, sul dogma del celibato e sulla quasi inspiegabile sessuofobia vigente nella Chiesa romana. Da miscredente, e dunque da malpratico di queste cose, mi viene da domandare (gentilmente) se non esista un rapporto tra la negazione del sesso e il susseguente deragliamento dell'eros in direzioni incontrollabili e perverse. Non ho mai capito bene -nemmeno da piccolo, pur avendo avuto un ottimo catechista domenicano, e non pedofilo- quale sia il nesso tra l'esistenza di Dio, la fede, la spiritualità, e la gran quantità di veti, moniti e tabù sessuali che paiono, specie ultimamente, appassionare il clero come poche altre cose. Se poi capita che i toni anticlericali e l'animosità "politica", di fronte a scandali sessuali che riguardano i preti, siano così accesi, non c'è da stupirsi troppo: se ti ostini a mettere le regole sessuali, l'astinenza, la famiglia "quella vera", la castità, le reprimende sui gay, l'autocontrollo zelante al centro del dibattito; se alzi con le tue mani, e a dismisura, la montagna della Colpa, non puoi lamentarti quando ti frana addosso.Lasciando quindi da parte la cronaca di questi giorni e l'ostinazione della Chiesa nel chiudersi a difesa del Papa invece che scusarsi, prendersi le proprie responsabilità e affrontare la situazione una volta per tutte, la domanda di Serra è una domanda che molti si fanno, io per primo. La negazione del sesso non solo in senso fisico, ma anche a parole: è un argomento tabù, l'educazione sessuale si fa con i fiori e le api, nel confessionale si chiede "ti tocchi?" o si parla di "atti impuri", e così via. Si tenta di evitare il problema attraverso il proibizionismo spinto e non di affrontarlo, e di farlo affrontare ai ragazzi fin da giovani. In questo modo poi, un ipotetico ragazzo che si fa prete si ritrova adulto a dare consigli sulla sessualità senza saperne effettivamente niente, o ad avere "pensieri" su ragazze o nei casi estremi, di diventare un pedofilo perché la sessuofobia porta inevitabilmente a perversioni nelle persone più deboli, o comunque a viversi male la vita, da repressi.
Credo che la cosa migliore sarebbe, come i protestanti, avere preti sposati e con famiglia. Avere una famiglia, dei figli, porta a comprendere molto meglio i problemi dei fedeli che un prete deve affrontare, e soprattutto porta anche una serenità ed una maturità che risolverebbe molti dei problemi che la chiesa sta avendo in questo periodo a causa di preti pervertiti, immaturi e incapaci di esercitare quel ruolo di "padri" della comunità che dovrebbe competergli.
Ma, anche senza cambiare così radicalmente le regole della Chiesa romana, basterebbe finirla col negare tutto ciò che riguarda il sesso: la chiesa difende gli embrioni, la famiglia, i figli, ma per quanto riguarda il come fare i figli niente da dire. Mettetevi sotto alle coperte la prima notte di nozze, e qualcosa succede. Il sesso serve solo per procreare, non per vivere bene con la propria moglie, per essere più consapevoli di se stessi eccetera. Poi, se si vieta il sesso prima del matrimonio o l'uso del preservativo bene così, ma visto che il preservativo e il sesso prima del matrimonio esistono, non basta solo dire "non si fa, punto", ma bisogna affrontare il problema, parlarne e dire che il sesso è bello, ma non protetto e solo con la propria moglie. Probabilmente ci sarebbe qualche giovane in più che, senza diventare o un represso o un pervertito (o tutte e due le cose), si sentirebbe vicino alla Chiesa.
C'è il blogger Leonardo che ha scritto un bellissimo racconto inventato riguardo alla sessuofobia dei preti, consiglio di leggerlo: In Bagno coi Maestri.
Hai visto, Ballets, il cardinal Bertone è stato così gentile da risponderti: non esiste alcun nesso tra celibato, astinenza e pedofilia.
RispondiEliminaMolto stimolante il post di Leonardo, mi ha colpito la profondità di alcuni passaggi e in particolare questo
"... che uomo era, se non riusciva a peccare nemmeno volendo? È santo l'uomo che tra il bene e il male sceglie la prima strada; ma è santo proprio perché sceglie, non perché un qualche accidente di natura gli ha impedito l'accesso alla seconda."
Ci credo molto in questo concetto, ma ne riparlerò nel famoso post, che sta diventando un'attesa mediatica come il libro di Vespa!!
Il blogger Enzo Di Frenna ha scritto un commento simile al mio:
RispondiEliminahttp://www.enzodifrennablog.it/dblog/articolo.asp?articolo=746
Si, l'articolo di Leonardo è proprio stimolante, complimenti a lui, come sempre.