venerdì 4 gennaio 2013

Varie: disagi aeroportuali, telefonia, giapponesi


A differenza delle altre, questa volta il post è ispirato da un paio di cose che mi sono accadute e non da roba letta, vista o sentita qua e là in giro.

La prima parte del post trae spunto da un susseguirsi di sfighe che mi sono capitate tra una domenica e un lunedì di qualche settimana fa e che mi hanno portato a trascorrere un innumerevole quantità di ore all’aeroporto di Monaco (Germania) tra disagi di vario genere. 

L’aeroporto di Monaco è per certi versi davvero un posto assurdo: pieno zeppo di negozi a cui una persona normale ha persino paura ad avvicinarsi tali sono i prezzi. Forse, nei punti nevralgici per il traffico aereo, gli aeroporti ormai sono più delle vetrine da grandi firme che altro e non è pensabile trovare negozietti alla portata come potrebbe capitare nei piccoli aeroporti nostrani. Sta di fatto che, vagando tra un gate e l'altro, tra turisti normali e giapponesi in mascherina - ma Fukushima non l'hanno avuta loro?! - ho scoperto l'esistenza della Vertu, marca di telefonini d'elite che propone i suoi esemplari a prezzi superiori alla decina di migliaia di euro: la cosa assurda e' che - dal punto di vista tecnologico - questi non hanno niente piu' dei normali telefonini in commercio ma sono solo rifiniti a mano e con materiali pregiati. Da queste cose si capisce cosa vuol dire davvero essere ricchi.

A Monaco ci sono rimasto causa una bufera di neve che ha fatto si' che la mia coincidenza per Nizza fosse annullata, assieme a quelle di molta altra gente. Era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere e per fortuna mi e' capitata con una compagnia di linea (LH).. Albergo, taxi e volo il giorno dopo pagati, ma comunque una faticaccia: una coda di centinaia di metri, a partire da un'estremita' del terminal fino ad arrivare al desk delle prenotazioni. Piu' di quattro ore in piedi, senza cena: qualche barretta e bottiglia d'acqua distribuita ogni tanto. A naso, le stesse lunghe attese e la stessa scarsa attenzione al passeggero all'aeroporto di Fiumicino avrebbero generato urla e servizi nei telegiornali: qui poco e niente. Quando non arriva l'efficienza tedesca arriva la pazienza tedesca.

Detto cio', all'aeroporto di Monaco ti danno caffe' e internet gratis. Persino alcuni quotidiani internazionali sono gratuiti. Ovviamente nessun quotidiano e' italiano: paradossalmente (a parte la Gazzetta), quelli non li trovi neanche a volerli comprare in edicola. Proprio non li tengono: va bene che in Europa contiamo poco pero' qualcuno che prende l'aereo in Italia c'e' ancora.. mah!

Seconda parte del post e rapido cambio di argomento: la mia querelle con Wind Infostrada. Premessa: la vicenda puo' essere vista sia come un errore o dimenticanza da parte di Wind (a chi non capita di sbagliare?), sia come tattica deliberata da parte dell'azienda per truffare ed estorcere agli ex abbonati soldi che non dovrebbero essere pagati. Non ho elementi per dire in quale delle due casistiche si ricada ma mi limito a raccontare la vicenda, a futura memoria. Prima di essere assunto in Francia avevo aderito telefonicamente ad un contratto ADSL con Wind per il mio appartamento a Torino: qualche giorno dopo mi era arrivata la conferma dell'assunzione e quindi avevo prontamente disdetto, in modo tale da rientrare nei termini per la rescissione senza oneri di spesa (cioe' entro dieci giorni dall'attivazione della linea, come scritto sul contratto). A questo punto che accade? Wind non mi fa piu' sapere nulla, finche' un giorno non mi manda a casa una bolletta da pagare per un consumo inesistente. Chiamo e mi dicono che la disdetta era considerata non valida perche' non avevo indicato se ci sarebbe stato o no un subentro. Tralasciando il fatto che bastava telefonarmi e chiedermelo, l'obbligo di fornire tale informazione non esiste ma, tant'e', loro mi hanno considerato non valida la disdetta. Contemporaneamente, e' impossibile contattare telefonicamente qualcuno dell'ufficio che gestisce le disdette (dal centralino non te lo passano) e se gli scrivi (anche tramite punto vendita), nessuno ti risponde o ti ricontatta. Insomma non c'e' modo di risolvere la cosa o anche solo di discuterne. Quindi? O non paghi e lasci che eventualmente si facciano vivi loro o, se non vuoi problemi e sei un tipo pacifico, invii un'altra disdetta - ormai fuori tempo e quindi onerosa - e ti paghi i consumi inesistenti. Quanti, per dare un taglio alla cosa e non pensarci piu', faranno cosi' e quanti soldi Wind incassera' senza averne diritto? Comunque, a quanto pare non sono l'unico ad aver avuto problemi con Wind: qui, ad esempio, un'altra testimonianza.

4 commenti:

  1. Anche a me era successa una mega disavventura aeroportuale: ora prevista di arrivo 16, ora effettiva 15 del giorno dopo, un incubo! In più avevo la febbre, puoi immaginare... però ero in viaggio coi miei, quindi mi ero limitato a seguirli -come un cadavere, imbottito di tachipirina- in giro per gli aeroporti di Milano, Basilea, Dusseldorf e (finalmente) Helsinki, passando per un hotel 5 stelle di Basilea dove la compagnia ci aveva fatto dormire dalle 2 alle 6 di notte.

    Doson, le mascherine non servono per proteggersi dai virus esterni ma al contrario per non contaminare l'ambiente coi propri virus. Poi può darsi che in oriente vadano di moda anche per non raccogliere proprio tutto tutto l'inquinamento che hanno abbondante nell'aria...

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  2. Se la indossa un medico in una camera sterile puo' darsi ma secondo me in tutti gli altri casi chi mette la mascherina lo fa per proteggere se stesso!

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  3. Io invece credo che a parte trattenere le polveri più "pesanti" non servano ad altro che a limitare la diffusione dei tuoi microbi verso l'esterno...

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  4. A tema sull'argomento disdette da contratti telefonici: http://www.repubblica.it/tecnologia/2013/01/15/news/costi_nascosti_bolletta_telefono-50602212/?ref=HRV-6

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