Pubblico le riflessioni di due grandi firme del giornalismo italiano sulla vicenda Corona.
Quella di Massimo Gramellini propone un paragone fra i giovani che dopo il '68 diventarono terroristi, figli ribelli di un sistema che avevano deciso di combattere, e i nostri attuali Corona, ribelli che aderiscono totalmente alla società cui appartengono in qualità di eroi televisivi acclamati da migliaia di fan.
[Corona] è qualcosa di più [di un prodotto del Berlusconismo]: l’effetto visibile della malattia che ha devastato il capitalismo negli ultimi venticinque anni. Quando, cessate le pulsioni ideologiche, nessuna corrente spirituale è giunta a rimpiazzarle e ci si è tutti, chi più chi meno, rassegnati a confinare la felicità al soddisfacimento dei piaceri del corpo procurati dal denaro e dalla mancanza di limiti. Il mito della bellezza palestrata, della giovinezza infinita, dei soldi da esibire e trasformare in macchine rombanti, in belen sfarfalleggianti, in mutande griffate e in fiumi di cocaina. Perché, se la vita non ha un senso, il suo unico senso diventa provare una scarica ininterrotta di emozioniQuella di Michele Serra aggiunge valore all'interpretazione di Gramellini, provando a descrivere con estrema sintesi ed esattezza cosa abbia spinto questi protagonisti mediatici di inizio secolo (e le loro frotte di "followers") a discendere questa china del nulla.
[I reati di Corona] Rappresentano la raschiatura affannosa, avvilente, di quanto è rimasto nel fondo della pentolona del secondo boom economico, quello che alla fine del secolo scorso ha ingrassato a dismisura pochi e veri ricchi e illuso legioni di Coronidi, maschi e femmine, disposti a qualunque capriola o stramberia pur di fingersi vincitori. Ma non uno dei fan e delle fan di Corona ha mai vinto niente di solido, e il loro campione, che si è arreso in lacrime alla polizia portoghese, ci fa lo stesso effetto mesto di un eliminato del Grande Fratello.Sono convinto che molti tacceranno queste interpretazioni come troppo snob, io invece mi ci ritrovo pienamente e sono convinto che siano lucide letture della realtà.
Concludo proponendovi una personale riflessione sulla campagna elettorale: l'altra sera discutendo con LB abbiamo ragionato sul fatto che sono Monti e Berlusconi i veri protagonisti mediatici di queste settimane, mentre Bersani in tv non se lo caga nessuno. E' un'oggettività. Ma non credo che sia questo il problema di Bersani. Io andrei fiero di votare un partito che è assente dai tradizionali canali mediatici della politica perché ha un'alternativa forte da proporre e non ha bisogno di rincorrere gli avversari negli squallidi balletti televisivi della Seconda Repubblica.
Non vedo nel PD questa forza e me ne dispiaccio, ma do atto a Bersani di non essere caduto preda della sindrome di presenzialismo degli altri competitori. Se non altro contribuirà a dare un segnale forte a chi pensa che siamo tutti destinati ad allinearci al "modello Corona" di inizio millennio.
i pezzi di gramellini e serra sarebbero da incorniciare...
RispondiEliminahttp://www.ilpost.it/filippofacci/2013/01/26/difendere-fabrizio-corona/
RispondiEliminaBeh direi che l'hai già scritto il post... ah no scusa è di Facci, non avevo letto la firma in fondo :)
EliminaVolevo scrivere un post a tema ma mi hai rubato il soggetto..
RispondiEliminaCmq se trovo il tempo cerco di scriverlo lo stesso..
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