venerdì 28 dicembre 2012

Magistratura militante: aveva ragione Berlusconi?

Ai piu' cio' che sto per scrivere suonera' eretico. La domanda e': ma alla fine, dopo le recenti discese in campo, i vari scandali che ne hanno coinvolti alcuni e le numerosissime inchieste vip conclusesi in un nulla totale, Berlusconi non c'aveva un po' ragione a proposito dei magistrati politicizzati?

Premessa: le varie campagne berlusconiane anti toga traevano senza dubbio origine dall'evidente tentativo da parte di B di celare alla legge e ai cittadini la presenza di numerosi scheletri nei suoi armadi. Molte delle battaglie verbali e non con i magistrati non erano ispirate da un volonta' di salvaguardia degli interessi dello stato ma perlopiu' dalla necessita' di far percepire come un problema comune il suo doversi difendere da inchieste imbarazzanti e pericolose. E il fatto che negli ultimi anni questi si siano effettivamente accaniti contro di lui (in un qualunque altro caso, a chi interesserebbe se Ruby aveva 17 o 18 anni quando ne' lei ne' la sua famiglia ne' nessun altro si e' sentito danneggiato?) e' abbastanza comprensibile stante il fatto che per vent'anni ha fatto di tutto per non farsi giudicare su questioni molto importanti.

Fatte queste premesse, pero', c'e' molta gente a destra (ma non solo a destra) che ritiene che effettivamente esistano nuclei di magistrati politicizzati e militanti che invece di svolgere il loro gia' rispettabile e ben remunerato lavoro si preoccupano perlopiu' di utilizzare i propri strumenti in modo utilitaristico, come dietro preciso mandato, a rappresentanza di precisi gruppi di potere.

E' chiaro che non ci sono le prove di niente di tutto cio', pero' negli ultimi tempi eventi apparentemente separati se messi insieme contribuiscono a creare un quadro d'insieme che fa effettivamente riflettere.

1) La caduta degli intoccabili. Fino a poco tempo fa, per molti la figura del magistrato era circondata da un'aura di purezza e onesta' che si contrapponeva alla casta di ladri costituita dagli altri politici. In politica, un magistrato poteva finalmente rappresentare il cittadino onestamente, senza giochi di interessi e di potere. Questo era, per esempio, il Di Pietro dell'inizio: adesso ci siamo resi conto dell'abisso esistente tra la figura idealizzata e quella terrena. Brevemente, ha candidato cani e porci, e' stato accusato di essersi intascato in prima persona lasciti destinati al partito, ha fatto eleggere suo figlio e ha raggirato (pur, forse, legalmente anche se la causa e' in corso) alcuni partner politici truffandoli e appropriandosi dei rimborsi elettorali. Umano come e piu' degli altri, avido e animato da interessi privati.

2) La smisurata ambizione. Prendiamo uno come De Magistris: faceva il magistrato, mestiere - come ho scritto - rispettato, prestigioso e ben remunerato; faceva inchieste scomode, aveva piena liberta' di movimento e di azione. Si candida e viene eletto a sindaco di Napoli: senso di responsabilita'? Io non lo capisco: per sentirsi a posto con se stesso, non bastava fare bene il suo lavoro in una nazione in cui il sistema giustizia - per disorganizzazione, arretratezza ma anche fancazzismo - fa acqua da tutte le parti? E, da sindaco di Napoli, perche' creare una lista di sindaci per partecipare alle nazionali? Perche' non basta fare onestamente, bene e tutti i giorni il mestiere di magistrato o di sindaco?! 

3) L'incremento del numero di candidature. Negli ultimi giorni due, e non da poco: Pietro Grasso e Antonio Ingroia. Ce n'era la necessita'? Di nuovo: ma perche' e' cosi' difficile accettare di fare esclusivamente il proprio mestiere? Perche' ostinarsi a non capire non giova alla propria categoria esposrsi? Il magistrato e' un mestiere delicato: cosi' come un impiegato pubblico accetta di non fare un secondo lavoro o un arbitro di calcio di non rilasciare dichiarazioni nel postpartita, e' lontano dalla realta' pretendere magistrati anima e corpo dediti esclusivamente al proprio ruolo, onori e oneri inclusi?
  
4) Inchieste senza risultati. Troppe quelle che rimbalzano sui media ma che poi si chiudono con un buco nell'acqua (basti pensare a tante delle inchieste di Woodcock). Segno che un'inchiesta puo' essere spesso usata a soli fini destabilizzatori, tanto, alla fine, per la sentenza definitiva passeranno anni e l'immaginario comune restera' segnato dai titoloni usciti sui giornali al momento della consegna degli avvisi di garanzia.

5) La questione intercettazioni. Per carita', tante volte, meno male che le intercettazioni escono cosi' uno si fa l'idea di cosa c'e' realmente dietro politica e poteri forti pero',  a pensarci, e' davvero assurdo che - dalle procure - materiale riservato e inpubblicabile esca senza il minimo controllo e a piacimento di chi lo gestisce.. Se non e' uno strumento di potere questo, cosa lo e'?!

Insomma, il succo e': Berlusconi ne ha parlato talmente tanto da ottenere l'effetto contrario, cioe' l'idealizzazione del magistrato. Adesso, a mio parere, e' tempo di ricominciare a guardare ad alcuni comportamenti con un occhio piu' critico..

1 commento:

  1. Personalmente ritengo che B abbia sempre cavalcato certe tematiche a suo uso e consumo, ma, di fatto, un fondo di verità c'è..

    Basti pensare alla lentezza della giustizia italiana (80esima al mondo mi pare), ai numerosissimi casi di malagiustizia, ecc

    Rispetto alla specifica questione della discesa in campo di Grasso, Ingrioa, De Magistris ecc sono abbastanza in linea col tuo pensiero, non riesco a farmi un idea precisa del fatto che rappresentanti influenti della magistratura entrino in politica, ma non vedo la cosa di buon occhio.. mi da l'impressione di una non piu marcata divisione tra i poteri dello Stato, come invece dovrebbe essere

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