martedì 10 luglio 2012

L'arte incompiuta

Carissimi
Quella che vi porrò è forse una domanda complessa, interessante forse solo per gli accademici, gli appassionati, coloro che non hanno di meglio su cui scrivere o da leggere, ma stimolata da una vicenda che ritengo affascinante.

Anton Bruckner (1824-1896) è uno dei miei compositori preferiti, austriaco, per non dire il mio compositore preferito. La sua vita è priva di eventi interessanti. In eredità ci ha lasciato, tra le altre cose, undici splendide sinfonie (contandone anche due non numerate). Cattolico, visionario anticipatore di tanta musica successiva, erede sinfonico di Wagner, aveva una mezza mania ossessivo-compulsiva di rimaneggiare i suoi lavori, per cui delle sue sinfonie spesso esistono varie versioni, poco distanti l'una dall'altra nella stragrande maggioranza dei casi, ma che hanno creato una grande baraonda e un eccesso di revisioni e riadattamenti da parte di "amici" poco intelligenti, che lo ricoprivano di suggerimenti per "tagliare" o "migliorare" il suo lavoro. La sua era una musica difficile per il suo tempo (in occasione della prima della sua Terza, due terzi del pubblico abbandonò la sala), troppo vicina alla nostra concezione, che so, di una colonna sonora. Continuamente paragonato, a suo svantaggio, ad un contemporaneo come Brahms (che nella mia modesta opinione era solo un abile prestigiatore che presentava musica già sentita, per quanto bella), non ebbe mai troppo successo in vita. Credo troppo poco apprezzato anche oggi (meno di un mese fa al Carlo Felice ho ascoltato la sua Terza, una meraviglia, in compagnia di quattro gatti), la storia del nostro compositore ha un finale curioso e che stimola la mia riflessione.

Dovete sapere che Bruckner ha iniziato tardi a comporre sinfonie. Insomma com'è, come non è, egli si ritrovò a comporre il suo capolavoro, che è anche il suo testamento, alla fine della sua vita. Parlo della sua Nona Sinfonia. Normalmente una sinfonia "classica" è costituita da 4 movimenti. Bruckner portò a termine interamente solo i primi tre prima di morire (perse infatti tempo a rivedere la sua PRIMA sinfonia!), lasciando solo delle bozze del quarto. Per quasi cento anni praticamente tutti i direttori di orchestra eseguirono questa versione "incompiuta" della sinfonia. Il finale del terzo movimento sembra perfettamente accordarsi in ogni caso con l'incompiutezza del lavoro. Infatti la Nona sembra una grande riflessione musicale ed esistenziale, che termina con una sorta di grande punto interrogativo, sia su come potrà essere la musica del futuro, sia su ciò che potrebbe essere al di là della vita. In modo NECESSARIAMENTE incompiuto, verrebbe da dire.



Cosa accadde dopo? Si dice che il maestro desiderasse come Finale il suo "Te Deum". Boh. Alla fine del Novecento sono state prodotte, sulla base degli scritti lasciati dal compositore, varie versioni del quarto movimento. Queste sono molto differenti tra loro.


Nel febbraio 2012, i Berliner Philarmoniker, una delle orchestre più prestigiose del mondo, hanno inciso sotto la direzione di Sir Simon Rattle, direttore molto intelligente, la versione che viene a tutt'oggi ritenuta "la più accreditata" del Finale, ad opera di un team di quattro musicisti, che hanno operato un'attenta revisione filologica degli scritti disponibili rimasti. Questo passo "ufficiale" di Rattle potrebbe essere l'inizio, nella pratica concertistica, dell'esecuzione di un'unica versione definitiva.


Finale che io ho avuto modo di ascoltare oggi in seguito all'acquisto del CD. Lo splendido tema principale è certamente di Bruckner, lo riconosco ad orecchio (ed è l'unica cosa comune a TUTTE le versioni del Finale). Eppure il dubbio viene... E sorge spontanea la domanda che volevo porvi: E' LECITO COMPLETARE L'OPERA DI UN ARTISTA CHE, INTERROTTO DALLA MORTE, NON HA POTUTO FINIRE IL LAVORO? Siamo certi che in questo modo non si snaturi un poco il significato che questo viene ad avere?


Questo non è l'unico caso, nella storia della musica (anche il Requiem di Mozart è stato "completato", la Turandot di Puccini...). Ma questo è forse quello più dibattuto, perché il significato stesso dell'opera ne risulta distorto (la riflessione artistica e umana di cui sopra continua e termina in un qualche modo, una contraddizione in termini). Nonostante questo, Bruckner non avrebbe mai lasciato la sua sinfonia senza Finale, tant'è che ci stava lavorando. Eppure...

Insomma... Per portare la riflessione su un altro piano. Avreste consentito ad un dilettante di concludere la "Gioconda" di Leonardo? Sarebbe stata la stessa? No signori. Non sarebbe stata la stessa. Per me la Nona sinfonia di Bruckner termina con il terzo movimento e con il famoso punto di domanda. Ma con un pò di spirito critico, senza pretendere un rigore filologico e un Finale "come l'avesse scritto lui", si possono accettare altre versioni della storia. Che però, da un certo punto di vista, nulla c'entra con il lavoro dell'artista morto prima che potesse concluderlo. 

Capiamoci. Il Finale in questione è bellissimo. E forse Bruckner lo avrebbe apprezzato, tenuto conto che il tema principale è certamente suo. Ma non spingiamoci troppo oltre con le pretese. Per me il lavoro incompiuto di un artista deve rimanere tale, per rispetto verso di lui. In generale l'arte è soggetta all'interpretazione di chi ne fruisce. Fruire di un'opera d'arte incompiuta richiede solo un pò di interpretazione in più. Ma pretendere che una di esse, di coloro che hanno modo di mettervi mano e farla conoscere al mondo, prevarichi sulle altre e ne modifichi la struttura è scorretto.

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