venerdì 2 dicembre 2011

LA BOHEME

Carissimi...
Riprendo in mano per un attimo la mia vecchia rubrica in un momento cosi' sereno. Perche' proprio questa notissima opera italiana, a discapito delle ignote di cui scrivo di solito? Perche' a partire dal 17 dicembre fino a febbraio sara' messa in scena al vostro splendido Teatro Carlo Felice.

Opera ideale per iniziare, in italiano, del nostro grandissimo Puccini, e' un'occasione per avvicinarsi all'opera in maniera soft e nel modo piu' canonico. Uscita per la prima volta nel 1896, quest'opera non ha mai abbandonato le scene di tutto il mondo: molto apprezzata in America, essa e' un classico per gli appassionati di opera ma non solo, dati i pezzi notissimi entrati ormai nell'immaginario collettivo. Portatrice dei valori di un mondo europeo ormai dimenticato, non e' possibile vedere o ascoltare quest'opera e poi non ripensarci per qualche giorno.

La vicenda e' ambientata nella Parigi dell'Ottocento, dove alcuni artisti (il poeta, Rodolfo, e' uno dei due protagonisti principali) vivono in una squallida mansarda conducendo vita da bohemienne, emarginati dalla societa' e costretti ad arrabattarsi per mangiare e per non pagare l'affitto. Una notte d'inverno, Mimi' entra nella mansarda dei ragazzi e incontra Rodolfo. Qui il poeta la aiuta ad accendere una candela e a cercare una chiave perduta, poi la corteggia appassionatamente ("Che gelida manina"). La ragazza e' povera, disegna fiori di carta da vendere al mercato e si presenta ("Si', mi chiamano Mimi' "). Il duetto d'amore successivo e' uno dei vertici operistici all'italiana e un momento di altissimo coinvolgimento emotivo. Qualche tempo dopo i due escono insieme agli altri artisti: Puccini qui disegna uno splendido spaccato della Parigi povera del tempo, con ragazze che si fanno mantenere per sopravvivere (come Musetta) e dove il piacere di stare insieme e' sempre dipendente dalle difficolta' economiche. Nel terzo atto si vede una situazione stravolta: Rodolfo vuole lasciare Mimi' perche' troppo geloso di lei. Ella non gli crede e solo origliando una conversazione tra Rodolfo e uno dei suoi amici comprende i veri motivi di Rodolfo: Mimi' e' malata (dato il freddo e le terribili condizioni di vita), il ragazzo teme di soffrire troppo e sa che non puo' fare nulla per darle una vita migliore. Un commovente duetto di separazione culmina con il proposito di lasciarsi solo ad inverno finito, per rendere la cosa graduale e stare ancora insieme. Nel quarto atto la separazione e' avvenuta: Mimi' fa la mantenuta come Musetta e Rodolfo finge di non rimpiangerla. A un certo punto arriva la ragazza morente, desiderosa di stare con lui ancora una volta ("Sono andati? Fingevo di dormire"). Continui rimandi musicali ai giorni felici rendono la scena particolarmente straziante. Poco dopo Mimi' muore.

In quest'opera Puccini attua una esaltazione consapevole delle "piccole cose", le uniche alle quali ci si puo' aggrappare nelle avversita' della vita: un dono, il sole, una serata insieme. Innegabile un certo perverso compiacimento a far passare a Mimi' le peggio cose, ponendola in una "bianca cameretta" a ritagliare fiori finti, in preda al freddo e alla fame. In questo momento la tentazione di ironizzare su certa filosofia sottesa alle opere di questo tipo (quella della lacrima facile per capirci) e' fin troppo pressante. Ma superato questo pregiudizio, l'opera e' di una godibilita' incredibile, relativamente breve (si tratta di un paio di ore e un po'), snella nel suo svolgersi. Parigi e' uno sfondo idealizzato, mitico, un luogo vario, multiforme, in cui non e' facile sopravvivere.

Insomma... Se avete qualche soldo da parte andate a Teatro. Io andro' certamente perche' dal vivo non l'ho ancora vista.

2 commenti:

  1. Fu la mia prima opera... Ottobre 1992 (la protostoria del Carlo Felice).
    Grandi pezzi solo l'attacco del secondo atto e forse la chiusa del terzo "Vorrei che eterno durasse il verno".
    Per il resto oramai mi annoia mortalmente

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  2. Notisi il "mortalmente"

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