Carissimi...
Stimolato da un commento anonimo ad uno dei miei post sul governo Monti ho deciso di rispondere con un intero post. Ho riflettuto a lungo.
Riassunto: alla caduta di Berlusconi ho intervallato istanti di giubilo a istanti di perplessità. Avevo anche scritto che avrei atteso il primo operato di Monti prima di parlare. Sull'onda dell'ottimismo mi sono scagliato contro coloro che avevano solo da ridire sulle aule del potere, non godendosi l'istante di positività. A distanza di tempo è arrivato un commento anonimo che criticava la mia posizione. Ebbene ringrazio l'autore del commento. Eviterò di cadere nell'errore di fare un'analisi formale del commento, che si presta ad attacchi tanto facili da risultare scontati ("Risparmiaci la solita rispostina, cancella pure questo commento, non ci farai tacere!") Ho deciso di cogliere il senso più intimo del commento stesso, vale a dire "non ci siamo".
Ebbene NON CI SIAMO. Sapete bene quanto io abbia sempre rigettato un andare "contro" a tutti i costi, ritenendo le critiche generalizzate al potere simili ad alcuni discutibili post su Facebook, tramite i quali le persone possono ritenersi impegnate politicamente senza fare sforzi. Ma forte di questo posso consentirmi di lasciarmi andare ancora una volta.
Uno di quelli che era, a mio avviso, uno dei miei post più belli è passato sotto silenzio: parlo del post sulla parola proletariato. Non mi sorprende, dal momento che il lettore medio di questo blog non appartiene a quello strato sociale e quindi non percepisce a fondo i significati sottesi alla parola. Il punto sta tutto in questo: la maggior parte delle critiche che si possono leggere su certa "macelleria sociale" hanno un sapore astratto, sono vissute con quella sorta di sereno distacco di chi sa che in fondo non ne verrà colpito, mancano, insomma, di passione. Il distacco si nota dal tono pacato, sempre rispettoso, sempre mai sopra le righe. Per questo ho apprezzato da morire, seppur con qualche dubbio sulla forma sintattica da "mania del complotto", il commento anonimo al mio post. Ho atteso prima di rispondere per poter elaborare una risposta costruttiva: è vero, Monti non è il salvatore della patria. Ho sbagliato ad abbandonarmi ad eccessive manifestazioni di giubilo. Ma vorrei ricordare che comunque avevo lasciato qualche spiraglio di perplessità.
La differenza tra me e chi ha scritto il commento risiede nella fiducia che le cose possano cambiare. Che poi le soluzioni non debbano venire dalle aule del potere può darsi, ma l'atteggiamento nichilistico che appartiene a quel tipo di idee non mi appartiene del tutto.
O forse sì? Ultimamente mi sono ritrovato a pensare che la sfiducia che mi prenderà quando sarò dentro quell'urna sarà grande... Se non esistono nostri rappresentanti a Roma qual'è la soluzione? Qual'è? Osservate lo stile di argomentazione dei miei post: si tratti dei massimi sistemi o di una tavoletta del cesso, seppur infarcendo tutto di infiniti periodi incomprensibili, io cerco sempre di pervenire a due fatti: 1) la risposta alla domanda "perchè?" 2) la ricerca delle soluzioni. Credo che anche questa volta il secondo punto rimarrà senza svolgimento.
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