Cari amici,
vi anticipo su un argomento che NON mi sta molto a cuore; ma c'è sete di post in questo blog e quindi mi ritaglio un momento per svolgere qualche riflessione scontata da bar.
Altri quattro morti in Afghanistan. Qualcosa di strano? NO! Basta con gli abbandoni a cordogli drammatici e poetici da film anni Quaranta in piena guerra mondiale. Difendiamo la nostra terra dall'invasione nemica? No! A noi gente comune ci importa qualcosa degli interessi politici ed economici di quella zona del pianeta? No! Vittime del terrorismo? No! Si tratta di guerra a tutti gli effetti e smettiamola di menarcelo. E in guerra (ma dai... guarda un pò) si muore. Teniamo conto che si tratta di persone che hanno SCELTO di andare laggiù, mossi da chissà quali ragioni economiche o ideologiche.
Beninteso... E' giusto tutto questo? NO, certo che no. Ma mi sembra di stare perdendo il mio tempo a scrivere banalità, io che tendo a essere sempre molto refrattario a farlo. Può essere giusto condividere il cordoglio di chi vive la morte di una persona cara, così giovane peraltro; ma è lo stesso cordoglio momentaneo che può assalire al pensiero di ragazze stuprate e uccise dagli zii o di persone morte sulle strade. Niente di vissuto, niente di sentito, niente di veramente condiviso. E' tutto così schifosamente retorico, ha tutto un sapore di vecchio, di marcio, di nostalgico, di revival di ideologie sconfitte ma non dimenticate. Come non ricordare l'eroico "Ora vi faccio vedere come muore un italiano?" Che squallore...
C'è chi in passato ha parlato di morte sul lavoro. Scherziamo? Io sono un soldato in un paese dove si muore quotidianamente e tu sei un operaio in un frantoio non a norma dove ci sono strapiombi di cinque-sei metri senza ringhiera: se muoriamo siamo entrambi morti ingiustamente sul lavoro? Certo! Anzi no... Io almeno muoio per la patria...
Dieci anni insulsi passati a spendere denaro per consentire che in Afghanistan le nonnine attraversino la strada tranquille.
Di che mi sorprendo? Prenderci per il culo va di moda dall'inizio degli anni Novanta.
Il vostro corrispondente dall'Emilia
Sono sostanzialmente d'accordo con te, corrispondente dall'Emilia, anche se avrei usato toni meno duri perche` si sta parlando anche di gente che soffre per quattro ragazzi morti.
RispondiEliminaComunque vorrei segnalare un fatto di ieri che ho appreso guardando il TG La7 delle 20. Il buon Mentana ha, giustamente, ripreso parte dell'intervento alla Camera dell'On. Gianfranco Paglia (gruppo di Futuro e Liberta`, ex militare della Folgore ferito a Mogadiscio e invalido su sedia a rotelle):
"Un’ultima nota polemica: in questo periodo mi sono chiesto spesso se la classe politica meriti il sacrificio dei nostri soldati e obiettivamente vedere i banchi di quest’Aula così vuoti conferma i miei dubbi."
Intanto passavano le immagini di un'aula piuttosto vuota. Credo sia una grave mancanza di rispetto per i militari deceduti, una grave mancanza di responsabilita` per i militari che sono ancora laggiu`, una grave dimostrazione di menefreghismo nei confronti di un conflitto bellico tra i piu` cruenti ed onerosi (sia in termini di vite umane sia di risorse finanziarie) degli ultimi decenni per l'Italia.
Mi sembrava una notizia piu` che coraggiosa da parte del telegiornale ed ero quasi certo che gli altri Tg non l'avessero passata ma mai mi sarei aspettato un deserto informativo anche sulla rete. Per recuperare quelle parole ho dovuto scartabellare tra i documenti on-line della Camera e comunque non son riuscito a leggere da qualche parte le effettive presenze in aula.
Allora o Mentana ha preso un granchio o non mi torna qualche cosa. Voi cosa ne pensate?
Toni duri o no, massimo rispetto comunque per il dolore delle famiglie dei deceduti.
RispondiEliminaIn merito alla mancanza di responsabilità della classe politica italiana a cui fa riferimento Paglia non ci si può non indignare. Ma... Perchè sperare ancora in una corrispondenza biunivoca tra parole e azioni, tra pensiero e opera, tra propaganda e realtà?
L'assenza anche in rete di notizie come questa dimostra tutto l'interesse che anche il paese e la gente comune ha verso questo conflitto bellico. Una cosa estranea, non sentita e inutile.