mercoledì 20 ottobre 2010

Caso Franceschi

Ignoravo quasi totalmente la gravità del caso Franceschi, l'italiano arrestato a Nizza e morto nelle carceri francesi per un presunto arresto cardiaco. La ignoravo fino a domenica sera, quando ho guardato l'intervista di Fazio alla sorella di Stefano Cucchi, su "Che tempo che fa", già di per sè molto interessante ma che mette in luce anche questo nuovo caso di presunti maltrattamenti in carcere.
Brevemente è successo che dopo la morte del figlio la madre, insospettita da lesioni riscontrate sul cadavere, ha cominciato a chiedere sempre più insistentemente giustizia certa. E come succede in queste occasioni le autorità francesi hanno cominciato a negarle anche i diritti più fondamentali, come appunto la libertà di manifestare il proprio dissenso di fronte al carcere. Lei denuncia di essere stata arrestata a sua volta e picchiata, con il risultato di tre costole incrinate.
Al ritorno della salma in Italia i medici legali dell'ospedale della Versilia hanno riscontrato l'avanzato stato di decomposizione dovuto alla mancata conservazione a basse temperature. Non solo: il corpo era privo di organi, c'erano solo muscoli e ossa. In una situazione del genere è stata praticamente esclusa la possibilità di eseguire una nuova autopsia da confrontare con quella francese, di cui ancora oggi non si conoscono tutti i risultati.
Che dire? Oggi il ministro Frattini dichiara: “La Francia è un paese amico dell’Unione Europea, un grande paese democratico, ma alcune domande non hanno ancora una risposta: io desidero che tutta la verità emerga”. E incontrerà la madre di Franceschi.
Vi invito a farvi un'idea vostra del caso su internet, che alcuni francesi dicono essere tutta una montatura italiana, perchè il fatto che queste notizie non abbiano la giusta rilevanza penso faccia soffrire due tre quattro volte in più le persone strettamente coinvolte.
A mio parere c'è bisogno di sensibilizzazione in circostanze come queste, in cui l'autorità competente nega di rispondere agli interrogativi più inquietanti.
E c'è bisogno di un pelino di sensibilizzazione in meno sul caso Scazzi, ad esempio, che è sotto l'attenzione di competenti magistrati ed investigatori che vanno lasciati lavorare alle indagini. Senza nulla voler togliere, ovviamente, alle interessanti comitive domenicali davanti al garage dello zio orco, per carità!

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