venerdì 17 settembre 2010

Al tramonto

Cari amici,
mi concedo una breve sospensione della mia concentrazione sulla tesi per porre l'attenzione su una riflessione, frivola volendo, ma che mi sta molto a cuore, stimolata dal fatto che il Teatro Carlo Felice di Genova è alla frutta. Non ricordo se già avevo scritto in merito, nel caso lo faccio ora. Qui non è soltanto un melomane invasato di opera e di classica che vi parla. E' un uomo seriamente preoccupato per il misero peso che viene dato alla cultura o più in generale allo svago in un Paese in cui ce n'è così tanto bisogno.

Non siamo nulla senza la memoria. Non siamo nulla senza il passato che ci sorregge. E non siamo nulla se non abbiamo uno sguardo alle trame future del tempo. Non siete sorpresi di come quasi ogni cosa del mondo di oggi non si faccia per il gusto di essere fatta, per il fatto che è bella o per aspettarsi che duri nel tempo? Cosa credete che resterà di tutto ciò che conoscete? Non avvertite un intimo senso di fiacchezza e di inadeguatezza rispetto a coloro che ci hanno preceduto? Dove sono gli uomini che hanno fatto le piramidi e San Pietro? Dove sono gli uomini che hanno composto musica di una bellezza che nemmeno immaginate? Dove sono gli uomini che potevano, con un libro solo, condizionare le vicende della Storia? Non siamo della stessa schiatta?

Evidentemente no.

Un'involuzione della nostra specie è in atto amici. Il riflusso è già cominciato. Un profeta visionario dei primi del Novecento, Oswald Spengler, nel suo monumentale "Il tramonto dell'Occidente", aveva intravisto qualcosa di tutto ciò. Peccato fosse un destroide. Essenzialmente aveva capito che in modo naturale le civiltà evolvono e vanno in modo automatico verso un miglioramento delle condizioni di vita (quelle statiche collassano prima). Miglioramento che comporta un progressivo oscurarsi delle cose inutili per fare posto alle cose utili, che consentano la sopravvivenza di un maggior numero di persone. Quando questo processo si compie, la civiltà muore (o meglio si rinnova, spesso su basi diverse) e il ciclo ricomincia.

Ho semplificato il tutto dimenticando cose importanti. Ma vorrei sottolineare che non siamo all'apice. Siamo già nel ramo discendente della parabola. Rendiamocene conto. Non possiamo fare nulla per contraddire le predizioni di questa novella Cassandra? Non c'è spazio per la speranza e la bellezza?

Ditemelo voi, cari amici.

Il vostro corrispondente dall'Emilia (in trasferta)

5 commenti:

  1. Già che non si parla di politica, mi sento di aver qualcosa da dire:

    secondo me lo spazio per la speranza e la bellezza c'è.

    Ma prima ogni essere umano deve avere il coraggio di guardare se stesso, CAMBIARSI se c'è qualcosa che non gli piace; l'importante è non approfittare del mondo pieno di distrazioni in cui viviamo per non darsi il tempo di guardarsi.

    Bisogna sedersi a pensare, avere il coraggio di soffrire e il coraggio di essere felici…ma tutti e due, e in parti uguali.

    Sempre secondo me, dopo che ogni uomo farà questo atto d'amore nei suoi confronti (e d'altronde se non ci amiamo noi perché dovrebbe farlo qualcun'altro), allora il mondo potrebbe avere maggiori probabilità di cambiare.

    Prima si risolvono i problemi del proprio giardino e poi si esce di casa!

    Ed è per tutto questo che la gente non vive più con gioia, non si gode le cose "inutili", cioè quelle che solamente danno uno spintone al cuore (e ditemi se è poco), come la musica, i libri, i viaggi e chi più ne ha più ne metta; la gente non vive ma SOPRAVVIVE e così si toglie il piacere delle piccole cose.

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  2. Gia` che non si parla di politica...

    Cara Francesca, quanto e` pieno d'amore il tuo commento! Ne e` cosi` traboccante che dopo il post di Bolo stento a credere che un essere umano possa concepire qualcosa del genere! Ma apprezzo molto il fatto che tu non ti sia limitata ad analizzare questo "ramo discendente" della nostra civilta` come lo farebbe un filosofo piu` o meno frustrato del secolo scorso. Io, ti confesso, tra le pagine di questo blog ho un po' paura di distaccarmi dalla profetica visione dell'umana natura propria della filosofia, per le conseguenze che cio` potrebbe avere: sembra che tutto qui sia dannatamente "libresco", legato a schemi e parole che probabilmente pochi condividono realmente.

    Il punto, a mio parere, e` la mancanza di coerenza. L'ipocrisia, e non sto parlando dell'ipocrisia propria dei rapporti interpersonali, ma di quella che si impadronisce di noi in ogni momento della giornata - dal modo di parlare al modo di vestire, dal rapporto con noi stessi allo stile di vita - ci rende piu` o meno incapaci di comprendere quali siano per noi le nuove piramidi o la nuova San Pietro da costruire.

    E anche il buon Spengler, in fondo, ha parlato di rinnovamento, ma da buon filosofo di inizio Novecento, ha dovuto usare la parola "morte" se no non era soddisfatto, quindi perche` non avere un po' di fiducia nelle nostre potenzialita` invece di credere che il massimo obiettivo raggiungibile possa essere il nostro giardino ( che di certo non e` San Pietro)?

    Apprezzo molto la tua visione della cosa e anche quella piu` catastrofica di Bolo, ma con una riserva: non so se effettivamente quello che stiamo vivendo sia un ramo discendente. Intendo dire che e` sempre giusto confrontarci con il passato, ma nel momento stesso in cui lo facciamo cambiamo le carte in tavola, rendendo ormai passato cio` che fino ad un istante prima sembrava il presente. In questo modo cambiamo dinamicamente, facendo in modo che i famosi "si stava meglio quando si stava peggio", "ai miei tempi...", "nei gloriosi anni..." etc. rimangano solo parole buttate al vento.

    Fabio.

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  3. 1. Bel post Da!
    2. Commenterò più avanti, ora non ho il tempo materiale...
    3. Fabio, non ho capito il tuo discorso "tra le pagine di questo blog ho un po' paura di distaccarmi dalla profetica visione dell'umana natura propria della filosofia, per le conseguenze che cio` potrebbe avere: sembra che tutto qui sia dannatamente "libresco", legato a schemi e parole che probabilmente pochi condividono realmente." Cioè mi interessa davvero, ma non ho capito il senso....

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  4. Grazie di cuore Fra... hai aggiunto quel non so che di non accademico che mancava al mio post, una comprensione di ciò che ho scritto data dal cuore... Son contento di aver stimolato una tua riflessione. Consiglio la lettura del tuo commento a chiunque voglia integrare il mio post.

    Fabio è solo una faina invidiosa di non poter scrivere su questo blog... :-)!

    Regalatemi un pò della positività che mi ha regalato la Fra e non scriverò più questi post apocalittici e decadentisti che vedono il mondo sull'orlo di un abisso di fuoco.

    Attendo approfondimenti dal buon Lore

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  5. Caro Lore,
    finalmente ti rispondo (sono passati due mesi, lo so)!
    Il succo del mio discorso, come gia` ho avuto modo di spiegarti piu` o meno chiaramente di persona, e` questo: spesso si tende a confondere il reale svolgersi degli eventi con tutto cio` che sta scritto sui libri. Voglio dire che raramente si affronta un problema o una discussione direttamente, mentre piu` spesso ci si va a infangare nei vari -ismi, nelle ideologie, nelle filosofie... In realta` tutti sappiamo benissimo che finche` non ci si sporca le mani il problema resta li`. Sono contentissimo che ci siano decine di migliaia di filosofi che hanno scritto centinaia di migliaia di utilissime pagine, ma sono anche contento del fatto che in svariate occasioni, nella mia vita, sia stato io stesso a risolvere i miei problemi. Con le mie mani. Con la mia testa. (Di tutto cio` ne sono convinto, PROFONDAMENTE, anche se non metto in dubbio che studiare la storia, la filosofia, anche la geografia, possa darmi una mano a capire)

    Sono rimasto un pochino deluso dalla reazione generale alla mia risposta (fatta di "Non ho capito..."), mi aspettavo un po` di elasticita` in piu`. Ovviamente, a scanso di equivoci, vorrei sottolineare il fatto che non stavo criticando il blog e non lo sto facendo nemmeno ora. Quel che mi importava evidenziare e` che un intervento molto interessante come quello di Bolo era stato preso un po` in maniera "libresca" - scusate ancora questo termine, ma e` il migliore che mi viene per ora - mentre poteva aprire una miriade di interessantissimi problemi da affrontare "con le mani".

    A presto, ne parleremo ancora,

    Fabio.

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