venerdì 18 giugno 2010

Siamo tutti Coreani



Prima dell'inizio dei Mondiali di Calcio mi è capitato sott'occhio un articolo del Post sulla squadra della Corea del Nord, che ricordo è una nazione sotto il regime socialista/stalinista di Kim Yong Il, anche se si dichiara Repubblica Democratica Popolare di Corea. Ecco, l'articolo parlava di come questa squadra di una nazione sotto regime si presenta ai mondiali, riporto alcuni pezzi salienti:
Quello che in Corea del Nord arriverà, dei mondiali in Sudafrica, dipenderà molto dalle prestazioni della squadra. Il governo ha stabilito che nessuna partita sarà trasmessa in diretta, nel timore che la squadra subisca una goleada o qualche tifoso esponga cartelli e striscioni contro il regime. Le partite perse dalla Corea del Nord non saranno semplicemente menzionate: mai giocate. Se invece la squadra dovesse riuscire per qualche strano accidente a battere il Brasile, per dire, allora una sintesi della gara verrebbe mandata in onda due o tre giorni dopo.
La stella della nazionale è l’attaccante Jong Tae-se, nato in Giappone e naturalizzato nordcoreano. Viene soprannominato “il Rooney del popolo” e ha detto che sarebbe “onorato di fare felice Kim Jong-il”. Tae-se gioca nella serie A giapponese: ai giornalisti di Tokyo ha raccontato che quando torna in patria i suoi compagni di nazionale rimangono allibiti ogni volta che tira fuori il suo cellulare, e se lo passano di mano in mano con la bocca aperta.
I nordcoreani che possono permettersi una trasferta in Sudafrica sono pochissimi, meno ancora quelli che possono avere dal governo un permesso per l’espatrio. Per questa ragione il governo ha “affittato” mille tifosi cinesi, che saranno pagati per fare il tifo per la nazionale della Corea del Nord.
In generale, i calciatori non se la passano affatto bene. Fatta eccezione per i due o tre che giocano all’estero, la nazionale nordcoreana si allena ininterrottamente da sei mesi in un ritiro dalla ferrea disciplina militare. 
Dovessero giocare bene e magari vincere una partita, al loro ritorno in patria li aspetterebbe una casa migliore e forse uno stipendio leggermente più alto. Dovesse andar male, invece, potrebbe andare molto male. Nel 1966, dopo avere eliminato l’Italia, la Corea del Nord sprecò un vantaggio di tre reti contro il Portogallo, perdendo 5-3. Al loro ritorno in patria, i giocatori sono stati spediti nei famigerati campi di rieducazione, a compiere lavori forzati. Alcuni sarebbero stati uccisi, per anni si è detto che alcuni sarebbero addirittura scappati prima di tornare a casa, restando nascosti in Inghilterra.
Da quel momento sono diventato un tifoso della Corea del Nord, e sono molto felice per il primo risultato: perdere 2 a 1 dal Brasile è un'impresa che neanche l'Italia...
Della partita ricordo soprattutto la gioia dei coreani dopo il gol e le lacrime di uno di loro durante l'inno:



Oltre a questo si è aggiunta la notizia di quattro giocatori della Corea "scomparsi" (non presenti alla prima partita senza essere infortunati): la FIFA ha detto che si è trattato di un errore di trascrizione, ma a me piace credere che quattro di loro siano fuggiti per chiedere asilo politico in Sudafrica, un po' come in Fuga per la Vittoria.

E so che è impossibile, ma sarebbe bello vedere un pareggio o una vittoria di questa squadra contro Portogallo o Costa d'Avorio, se lo meriterebbero.

Forza Corea!!

1 commento:

  1. Grazie per aver ampliato il mio punto di vista sul mondo con queste informazioni sulla Corea del Nord di cui non avevo alcuna conoscenza.

    Mi duole riportare a mò di lieto fine della narrazione di tante devastazioni il 7 a 0 contro il Portogallo. Abbiamo la quasi certezza che i nordcoreani non avranno avuto nè avranno il piacere di vedere le prodezze di Cristiano Ronaldo...

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