sabato 31 dicembre 2011

Da acqua ad acqua

Per la serie “le grandi inchieste del quinto postulato”, volevo segnalare una notizia che mi ha colpito recentemente. Nell’era dell’informazione post 11 settembre 2001, tante volte e su svariati argomenti ciascuno finisce per credere a chi gli è più simpatico (fatto quotidiano o il giornale, tg1 o tg3 ma anche informazione standard o alternativa ed infine, genericamente, internet). Ciò accade sia a riguardo di controversie politiche o di attualità ma spesso anche a proposito di questioni pratiche. La questione pratica che mi interessa è quella dell’acqua potabile.

C’è chi dice che sia sempre meglio comperarla in bottiglia, per sapore e salubrità. Chi sostiene il contrario perché l’acqua in bottiglia è meno controllata. Chi, invece, è per quella in bottiglia ma solo di vetro perché la plastica rilascia particelle nocive se esposta al sole. Altri che sono fan dell’acqua del rubinetto “perché in bottiglia è un inutile spreco” ed infine chi, nel mezzo, usa acqua dell’acquedotto pubblico ma la depura attraverso filtraggi fai da te. Io, per natura, sono uno da informazione standard e, conseguentemente, da acqua del rubinetto. Tuttavia recentemente, mi sono fatto convincere all’acquisto di una delle tante brocche filtranti: l’acqua di casa mia è molto dura e si spera così di ridurre il quantitativo di calcare quotidianamente ingerito.

Però da allora, quale uomo di informazione standard, una paura fa qualche volta capolino: scoprire, un giorno, che i filtri in cui l’acqua che bevo passa tutti i giorni trattengono sì le sostanze indesiderate ma rilasciandone altre molto più pericolose. Chi ne certifica l’effettiva non-nocività? L’acqua di un acquedotto è in qualche modo controllata, ma questi filtri? Ebbene, l’altro giorno esce notizia di un’indagine della procura di Torino proprio su questo argomento. E l’accusa è che l’uso di tali filtri facciano diventare l’acqua potabile che li attraversa dannosa per l’organismo. Vedremo cosa ne verrà fuori.

Una precisazione però va fatta: l’indagine è nata in seguito ad una denuncia presentata da Mineracqua una società nata per tutelare le aziende produttrici di acque minerali e controllata dalle stesse aziende. Il sospetto che la denuncia sia stata mossa non soltanto da scopi filantropici ma anche da qualche venale motivo di interesse viene facile..

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