Tra poche ore conosceremo la composizione del nuovo governo Renzi, dopo appena una settimana dalla sfiducia extraparlamentare a danno di Letta e dopo neanche un anno dalle elezioni in cui vinse di misura la coalizione guidata da un PD pesantemente diverso.
All'epoca Bersani si candidava a premier di un governo di centro sinistra dove la presenza di SeL dava un certo peso alla parola sinistra: un film che è durato fino al giorno successivo alle elezioni. Poi cento e uno parlamentari democratici hanno mandato un chiaro segnale di sfiducia a Bersani (con conseguente impallinamento di Marini e Prodi al Quirinale), il quale ha tirato i remi in barca. La palla è passata in mano ad un ottuagenario rieletto Napolitano, che ha affidato un incarico tecnico e a tempo al giovane ma ben navigato Letta. E dopo Monti, ecco arrivare un secondo governo tecnico, che in nove mesi è sopravvissuto a numerosi scandali e crisi: Alfano-Shalabayeva, Idem, Cancellieri, spaccatura Pdl.
E gli italiani? Sono rimasti a guardare, rassegnati, in attesa che i nuovi tecnici risollevassero la sorte della penisola, dopo il disincanto del governo Monti.
Oggi Renzi chiede a Napolitano di sciogliere la riserva per un governo non più tecnico e a tempo, ma politico e a pieno mandato: questa è la realtà. Chi si illude che il Ncd di Alfano possa essere diverso da un governo con Berlusconi ha la memoria corta, e poi basta il nome di un alfaniano su tutti per cambiare idea: Giovanardi Carlo.
Le abbiamo provate tutte, le Unioni, la vocazione maggioritaria, il partito liquido, i governi tecnici, di transizione, di cambiamento, le liste di intellettuali della società civile, vogliamo non provare anche la furbizia e l'ambizione del giovane politico fiorentino?? Io dico, vediamo, può essere che abbiamo sempre sbagliato noi, che le riforme si ottengono così, che dal marcio ristagnamento italiano si riesca a sollevarci così. Non mi convincerei della bontà delle scelte, ma almeno potrei dare atto del merito.
Vediamo.
venerdì 21 febbraio 2014
Con rassegnazione, vediamo
Scritto da
Lore
alle
17:30
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sabato 15 febbraio 2014
D'ora in avanti, sotto il sedile?
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gio
alle
20:00
Faccio un po' di pubblicità a questo articolo del Sole 24 Ore che descrive l'ennesima subdola trovata dell'agenzia delle Entrate per fare cassa: tassare del 20% tutti i bonifici provenienti dall'estero e destinati a persone fisiche.
Il principio è sempre lo stesso (ne avevo già scritto tempo fa qui): partire dal presupposto che il cittadino sia in qualche modo in torto, senza sentire la minima necessità di doverlo dimostrare o darne atto in qualche forma. Quindi considerarlo evasore (o sovratassarlo preventivamente, come in questo caso), lasciando a lui l'onere del dover dimostrare di essere invece già in regola. Con tutte le rotture di balle e le incertezze che ne derivano.
In questo caso, l'assioma dell'Agenzia delle Entrate consiste nel fatto che - se una persona fisica riceve una somma tramite bonifico da uno stato estero - questa somma si suppone vada a generare reddito e quindi imponibile. Pazienza se era già stata dichiarata nella dichiarazione dei redditi di uno stato estero, magari UE, o se proveniva da un flusso di tipo patrimoniale. Chissenefrega! Quelli intanto ne trattengono un quinto, senza nessuna prova di illecito, a te dimostrare di essere nel giusto!
Tanto per fare un esempio stupido per chiarire l'assurdita': io - residente all'estero - vado a cena con i miei amici a Genova. A meta' serata dico: "cacchio, mi sono scordato il portafoglio! Pagate voi per me e poi ve lo rimborso con un bonifico appena torno a casa?". Beh, in questo caso, 20% di tasse sul bonifico a meno di non fare pervenire alla banca italiana scontrino e documentazione ad hoc. Gia' assurdo per me - italiano che vive fuori - immaginatevi per uno straniero che nulla sa del nostro paese e dei nostri non sense!
Ah, dimenticavo la norma è retroattiva: vale su tutti i bonifici a partire dal primo febbraio, non importa se è stato comunicato con due settimane di ritardo!
Il principio è sempre lo stesso (ne avevo già scritto tempo fa qui): partire dal presupposto che il cittadino sia in qualche modo in torto, senza sentire la minima necessità di doverlo dimostrare o darne atto in qualche forma. Quindi considerarlo evasore (o sovratassarlo preventivamente, come in questo caso), lasciando a lui l'onere del dover dimostrare di essere invece già in regola. Con tutte le rotture di balle e le incertezze che ne derivano.
In questo caso, l'assioma dell'Agenzia delle Entrate consiste nel fatto che - se una persona fisica riceve una somma tramite bonifico da uno stato estero - questa somma si suppone vada a generare reddito e quindi imponibile. Pazienza se era già stata dichiarata nella dichiarazione dei redditi di uno stato estero, magari UE, o se proveniva da un flusso di tipo patrimoniale. Chissenefrega! Quelli intanto ne trattengono un quinto, senza nessuna prova di illecito, a te dimostrare di essere nel giusto!
Tanto per fare un esempio stupido per chiarire l'assurdita': io - residente all'estero - vado a cena con i miei amici a Genova. A meta' serata dico: "cacchio, mi sono scordato il portafoglio! Pagate voi per me e poi ve lo rimborso con un bonifico appena torno a casa?". Beh, in questo caso, 20% di tasse sul bonifico a meno di non fare pervenire alla banca italiana scontrino e documentazione ad hoc. Gia' assurdo per me - italiano che vive fuori - immaginatevi per uno straniero che nulla sa del nostro paese e dei nostri non sense!
Ah, dimenticavo la norma è retroattiva: vale su tutti i bonifici a partire dal primo febbraio, non importa se è stato comunicato con due settimane di ritardo!
venerdì 14 febbraio 2014
Italia stai serena
Scritto da
Lore
alle
00:38
Io dico che non ci siamo, non ci siamo.
Settimane di stallo, di dichiarazioni pubbliche in politichese, di dico non dico ma poi ritratto per non aver mai detto quello che avete capito, manovre di palazzo, incredibili giravolte per finire con un bel .... Renzi che si inerpica sulla poltrona di palazzo Chigi!
1994-2014: Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema, Amato, Monti, Letta, Renzi: otto persone diverse diventano presidente del consiglio, solo due elette. E' la novità che avanza?
Settimane di stallo, di dichiarazioni pubbliche in politichese, di dico non dico ma poi ritratto per non aver mai detto quello che avete capito, manovre di palazzo, incredibili giravolte per finire con un bel .... Renzi che si inerpica sulla poltrona di palazzo Chigi!
1994-2014: Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema, Amato, Monti, Letta, Renzi: otto persone diverse diventano presidente del consiglio, solo due elette. E' la novità che avanza?
martedì 4 febbraio 2014
Posti nuovi e altri
Scritto da
Lore
alle
00:29
Metti caso che nei vicoli di Genova ci
sia qualcuno che ama il palcoscenico.
Metti caso che questo qualcuno vi abbia
dedicato la vita intera, anima voce e corpo.
E metti caso che questa persona non
abbia perso negli anni la passione per le arti sceniche. Insegnando
alle nuove generazioni la tecnica e l'arte.
Il posto è una chiesetta sconsacrata e soppalcata in vico Tana, centro storico, uno spazio suggestivo dove riportare vita.
Lo chiamano Studio d'Arti Sceniche, al
suo interno bambini, ragazzi e adulti trovano spazio e tempo per
immergersi nella magia del teatro.
L'attore sa recitare ovunque, nelle
stradine di paese come nei grandi palcoscenici delle metropoli, ma ha
bisogno di un posto da dove partire e dove ritornare a posare la sua
valigia...
Da dieci anni lo studio d'arti sceniche
rappresenta tutto questo per un manipolo di attori e amanti del
teatro a Genova.
Questa non è pubblicità per
promuovere la nostra residenza artistica, è un tributo ad un luogo che presto non sarà più nelle disponibilità di noi attori
e delle nostre valigie.
Percorreremo altre strade, calcheremo
altri palcoscenici, ma al nostro rientro non avremo quel posto dove
ricaricarci e preparare nuovi spettacoli.
Per salutare lo studio
d'arti sceniche, appuntamento sabato sera, 8 febbraio 2014, alle ore
20:30 per lo spettacolo “Max at work – operazione trasloco”.
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domenica 2 febbraio 2014
"Mi sento destrizzato!"-"PD?"-"No, no, proprio destrizzato!"
Scritto da
Bolo
alle
14:12
Pensavo che tutti coloro che parlano con me (grillini, ex berluschini e quelli che avrebbero votato Civati ma non ci sono andati, quelli del, quando Bersani perse, "se ci fosse stato Renzi...", per i quali ora che c'è non va bene... Del resto le vegane col cane a cui puntano loro li prendono per molli se dicono di votare PD. Quello che vota PD non può darlo bene, è teorema...) mi guardano e mi dicono, in merito a Renzi e al PD: "Beh, questi non saranno mica di sinistra?! Che ne pensi di Renzi?" (sorrisino da "uomo di sinistra come sei dovresti essere irritato da questa degenerazione del tuo PD...") Questo post vuole essere la risposta definitiva a queste futilità.
Queste persone pensano di ferire la mia sensibilità politica con queste inutili provocazioni. La sinistra che ho in mente io (cioè niente comunisti [specie se figli di papà], niente arcobalenini spruzzanti lubrificante, niente problematiche contro i preti, niente battaglie appassionate contro lo Stato, niente difese della Palestina a caso, niente commoventi storie di migranti perché lo eravamo anche noi, niente animali, niente abbracci agli alberi) non è probabilmente mai esistita né mai esisterà. Qualcuno cioè che rappresenti il lavoratore in modo serio e competente senza diventare una macchietta alla Peppone. Uno stato di diritto ma anche di DOVERE. Un mondo dove le persone dei ceti più bassi vengano riconosciute come esistenti e tutelate da logiche sotterranee oramai consolidate ("Fattura?" "Sì, grazie" "Allora sono cento in più"), dai soprusi, dalle difficoltà economiche. Un mondo dove chi ha paga e chi evade perde ciò che ha. Un mondo dove esistano sufficienti risorse e competenze per dare assistenza sociale, pensioni, cultura, dove si cementifichino ulteriormente diritti ormai fragili (ferie, permessi, mutua, numero di ore di lavoro, riconoscimento dello straordinario, sciopero, norme di sicurezza, contratti equi, garanzia del posto di lavoro), un mondo scevro da ogni logica esclusivamente capitalistica ma che prenda coscienza del capitalismo come di un dato oramai di fatto, come condizione necessaria per l'esistenza della democrazia.
Avrete, io credo, notato una punta di eccesso in alcune righe precedenti. Ebbene sto proponendo una "sinistra destrizzata"? Troppa decisione? Troppa fermezza? Troppo ordine? Allora forse ci siamo capiti male, tutti male. Forse NON sono un uomo di sinistra. Esticazzi? Guardate che non ho più vent'anni... E allora posso votare PD senza complessi, non trovate? Del resto se oggigiorno la sinistra è rappresentata dallo squadrismo grillino io sono orgogliosamente NON di sinistra.
Quanta crema depilatoria è più corretto utilizzare per non sembrare un Hobbit? Votiamolo online! Siamo trentamila, ma questa è la volontà del popolo italiano.
Ho scoperto di essere intollerante. Forse voi lo sapevate già. Ma sì, lo sapevo pure io. Intollerante da morire. Ho rinunciato ad un partito che rappresenti esattamente le mie istanze più profonde, perché irrealizzabili senza un rinnovamento culturale. Mi dovrò accontentare di contrastare cosa decisamente NON voglio.
In particolare auspico una cancellazione totale di tutte le istanze frammentarie che dilaniano il nostro Paese. Le "minoranze". Per rappresentare le istanze di coloro che odiano gli elefanti rosa saranno sufficienti piccole associazioni locali e nazionali fuori dal Parlamento. Richiederei all'elettore di scegliere: A oppure B. Fai tu. Se vuoi puoi anche stare a casa, ma poi te ne stai da chi esce vincitore in ogni caso. E magari la volta dopo ci pensi. Nel nostro Paese esisterebbero comunque falangi di diverso orientamento all'interno sia di A che di B, assicurando la varietà politica necessaria. Ma se vuoi fare politica devi scegliere: o A o B. Fuori tutti i movimenti antiparlamentaristi, di tutti i generi, colorati e non. Richiederei in particolare un controllo estensivo sulla Rete (va oramai di moda scriverla con l'iniziale maiuscola) che consenta la libertà di espressione (quindi anche il circolare di informazioni scomode), ma non consenta più, perché sono comodamente seduto a casa, di esprimere le istanze più basse della mia natura ("troia", "puttana", "la stupro io", "Augias servo del potere"). Con un opportuno controllo nemmeno questo post, forse, sarebbe scrivibile. Ma siamo in tempi in cui il popolo è bene che si esprima. Lo faccio anche io.
Coloro che per stuzzicarmi mi chiedono "Ma cosa ne pensi di Renzi nel tuo PD?", con tanto di "Ma tu non eri il proletario? Sei solo un servo. E il PD è peggio del PDL" (con quell'eco, in alcuni casi, di un "Io ho votato Berlusconi e ho sbagliato, ma il PD proprio no, piuttosto Grillo!") mi fanno salire la voglia di piantarla una volta per tutte con questa storia della sinistra. Guardate, non ne posso più. E' in atto una mutazione in drago sputafuoco. Chi mi conosce SA che cosa significa.
L'espressione "sinistra destrizzata" inizia a piacermi. Dove quel "destrizzata" denota semplicemente quella fermezza e quella necessità di senso dello Stato che stiamo dimenticando per strada nel fare le cose e, soprattutto, la mia preoccupante tendenza ad essere intollerante. Ma proprio qui arriva il punto: SAREBBE SBAGLIATO se un uomo come me portasse le sue idee in Parlamento. Io non sono NESSUNO. Non è che solo perché posso scrivere in Rete allora posso scrivere quel che mi pare. La Rete non è espressione di libertà, consente solo all'uomo comune di sentirsi importante e di sperare che le sue opinioni possano essere condivise da altri.
Ed ecco perché Tommi ha ragione: io tutto volevo tranne che sentirmi dire "Legge elettorale comunista, non ci ha consultato!" Che la faccia B., che è così bravo in tutto. Se vince io non so cosa farci. Ma non sarà stato un PD "poco giovane", "legato a valori morti", "di sinistra", a perdere o a regalargli la vittoria. Sarà stata una destrina indecisa a perdere e saranno stati milioni di capre a votarlo, non io. Che ci posso fare io? Facciamola con lui la legge elettorale e vinca chi vinca. Ma di nuovo sentirmi dare del PM comunista NO.
Quindi Renzi non è il nuovo B. E' un uomo di sinistra? No. Realizzerà il mondo che ho in mente io? No. E' un uomo che esprimerà le esigenze della mia classe sociale? No. Ma non è un nuovo B. Inoltre se dovessi tentare di rispondere alle stesse domande con il grillismo sarebbero sempre tre no. E visto che a me piace servire, probabilmente voterò PD, DI NUOVO. Senza orgoglio, beninteso.
Il vostro servo della Kasta
Queste persone pensano di ferire la mia sensibilità politica con queste inutili provocazioni. La sinistra che ho in mente io (cioè niente comunisti [specie se figli di papà], niente arcobalenini spruzzanti lubrificante, niente problematiche contro i preti, niente battaglie appassionate contro lo Stato, niente difese della Palestina a caso, niente commoventi storie di migranti perché lo eravamo anche noi, niente animali, niente abbracci agli alberi) non è probabilmente mai esistita né mai esisterà. Qualcuno cioè che rappresenti il lavoratore in modo serio e competente senza diventare una macchietta alla Peppone. Uno stato di diritto ma anche di DOVERE. Un mondo dove le persone dei ceti più bassi vengano riconosciute come esistenti e tutelate da logiche sotterranee oramai consolidate ("Fattura?" "Sì, grazie" "Allora sono cento in più"), dai soprusi, dalle difficoltà economiche. Un mondo dove chi ha paga e chi evade perde ciò che ha. Un mondo dove esistano sufficienti risorse e competenze per dare assistenza sociale, pensioni, cultura, dove si cementifichino ulteriormente diritti ormai fragili (ferie, permessi, mutua, numero di ore di lavoro, riconoscimento dello straordinario, sciopero, norme di sicurezza, contratti equi, garanzia del posto di lavoro), un mondo scevro da ogni logica esclusivamente capitalistica ma che prenda coscienza del capitalismo come di un dato oramai di fatto, come condizione necessaria per l'esistenza della democrazia.
Avrete, io credo, notato una punta di eccesso in alcune righe precedenti. Ebbene sto proponendo una "sinistra destrizzata"? Troppa decisione? Troppa fermezza? Troppo ordine? Allora forse ci siamo capiti male, tutti male. Forse NON sono un uomo di sinistra. Esticazzi? Guardate che non ho più vent'anni... E allora posso votare PD senza complessi, non trovate? Del resto se oggigiorno la sinistra è rappresentata dallo squadrismo grillino io sono orgogliosamente NON di sinistra.
Quanta crema depilatoria è più corretto utilizzare per non sembrare un Hobbit? Votiamolo online! Siamo trentamila, ma questa è la volontà del popolo italiano.
Ho scoperto di essere intollerante. Forse voi lo sapevate già. Ma sì, lo sapevo pure io. Intollerante da morire. Ho rinunciato ad un partito che rappresenti esattamente le mie istanze più profonde, perché irrealizzabili senza un rinnovamento culturale. Mi dovrò accontentare di contrastare cosa decisamente NON voglio.
In particolare auspico una cancellazione totale di tutte le istanze frammentarie che dilaniano il nostro Paese. Le "minoranze". Per rappresentare le istanze di coloro che odiano gli elefanti rosa saranno sufficienti piccole associazioni locali e nazionali fuori dal Parlamento. Richiederei all'elettore di scegliere: A oppure B. Fai tu. Se vuoi puoi anche stare a casa, ma poi te ne stai da chi esce vincitore in ogni caso. E magari la volta dopo ci pensi. Nel nostro Paese esisterebbero comunque falangi di diverso orientamento all'interno sia di A che di B, assicurando la varietà politica necessaria. Ma se vuoi fare politica devi scegliere: o A o B. Fuori tutti i movimenti antiparlamentaristi, di tutti i generi, colorati e non. Richiederei in particolare un controllo estensivo sulla Rete (va oramai di moda scriverla con l'iniziale maiuscola) che consenta la libertà di espressione (quindi anche il circolare di informazioni scomode), ma non consenta più, perché sono comodamente seduto a casa, di esprimere le istanze più basse della mia natura ("troia", "puttana", "la stupro io", "Augias servo del potere"). Con un opportuno controllo nemmeno questo post, forse, sarebbe scrivibile. Ma siamo in tempi in cui il popolo è bene che si esprima. Lo faccio anche io.
Coloro che per stuzzicarmi mi chiedono "Ma cosa ne pensi di Renzi nel tuo PD?", con tanto di "Ma tu non eri il proletario? Sei solo un servo. E il PD è peggio del PDL" (con quell'eco, in alcuni casi, di un "Io ho votato Berlusconi e ho sbagliato, ma il PD proprio no, piuttosto Grillo!") mi fanno salire la voglia di piantarla una volta per tutte con questa storia della sinistra. Guardate, non ne posso più. E' in atto una mutazione in drago sputafuoco. Chi mi conosce SA che cosa significa.
L'espressione "sinistra destrizzata" inizia a piacermi. Dove quel "destrizzata" denota semplicemente quella fermezza e quella necessità di senso dello Stato che stiamo dimenticando per strada nel fare le cose e, soprattutto, la mia preoccupante tendenza ad essere intollerante. Ma proprio qui arriva il punto: SAREBBE SBAGLIATO se un uomo come me portasse le sue idee in Parlamento. Io non sono NESSUNO. Non è che solo perché posso scrivere in Rete allora posso scrivere quel che mi pare. La Rete non è espressione di libertà, consente solo all'uomo comune di sentirsi importante e di sperare che le sue opinioni possano essere condivise da altri.
Ed ecco perché Tommi ha ragione: io tutto volevo tranne che sentirmi dire "Legge elettorale comunista, non ci ha consultato!" Che la faccia B., che è così bravo in tutto. Se vince io non so cosa farci. Ma non sarà stato un PD "poco giovane", "legato a valori morti", "di sinistra", a perdere o a regalargli la vittoria. Sarà stata una destrina indecisa a perdere e saranno stati milioni di capre a votarlo, non io. Che ci posso fare io? Facciamola con lui la legge elettorale e vinca chi vinca. Ma di nuovo sentirmi dare del PM comunista NO.
Quindi Renzi non è il nuovo B. E' un uomo di sinistra? No. Realizzerà il mondo che ho in mente io? No. E' un uomo che esprimerà le esigenze della mia classe sociale? No. Ma non è un nuovo B. Inoltre se dovessi tentare di rispondere alle stesse domande con il grillismo sarebbero sempre tre no. E visto che a me piace servire, probabilmente voterò PD, DI NUOVO. Senza orgoglio, beninteso.
Il vostro servo della Kasta
sabato 1 febbraio 2014
Il Fatto e gli Italiani all'estero
Scritto da
gio
alle
12:54
Premessa: riconosco che - per quanto scriva sempre più raramente - il criticare il Fatto Quotidiano sia una delle mie attività preferite sul blog. E' una mia fissa.
Allora, è uscito un articolo giorni fa sugli italiani all'estero che descriveva le reali abitudini dei nostri connazionali oltreconfine, appunto. Cioè anche le mie. Mi sono quindi sentito chiamato in causa, ho dato un'occhiata e qui dico la mia.
L'articolo tenta di descrivere in maniera caricaturale il prototipo dell'italiano iper critico con qualunque cosa accada in italia e che - non potendone più di vivere nel nostro paese per colpa di Berlusconi e tutti i suoi effetti collaterali - se ne va all'estero. Quell'italiano che - dovunque sia finito - non riesce comunque a staccarsi dalla sua italianità nelle sue buone e cattive caratteristiche e che non riuscirà mai davvero ad ambientarsi in un ambiente estraneo ma che - ogni volta che torna a casa per le feste - non la finisce mai di rinfacciare ai connazionali quanto tutto vada bene oltre confine e quanto tutto invece vada male a casa loro. Il classico tipo che irriterebbe chiunque.
Ora, posto che il profilo dell'italiano afflitto e lamentevole del tipo che cosa ci rimaniamo a fare in italia? ma inerte e incapace di alcun tipo di iniziativa seria a mio modo di vedere corrisponde proprio a una buona fetta dei lettori del Fatto (ma lasciamo stare, è una caricatura pure questa), l'articolo vuole essere ironico e non va troppo preso sul serio. Per quanto lo faccia male e in maniera grossolana, personifica tutte le cattive caratteristiche che chi più o chi meno, chi cervello, chi no, tutti noi italiani all'estero abbiamo e che ci portiamo dietro quando torniamo a casa, talvolta irritando i nostri connazionali. Un giochino simpatico, volto a dar voce e immagine a quel senso di fastidio che qualche volta alcuni atteggiamenti degli italiani in fuga possono suscitare in chi invece se ne sta bello e buono a casa.
Il giochino non è riuscito gran che perché - oggettivamente - l'articolo è talmente mal scritto che l'ironia la si coglie poco e male e molti hanno finito per sentirsi offesi. Per primi i lettori del Fatto con una miriade di commenti, poi anche altri con articoli o lettere qua e là ad esempio, rispondendo magari punto su punto all'aticolo.
La morale è: impariamo a leggere meglio (noi) e a scrivere meglio (loro). E a indignarci di meno per cose insignificanti. Oppure, semplicemente, smettiamo di leggere il Fatto se questo è il tenore di quello che propone quotidianamente.
Saluti dalla Francia (ah qui sì che si sta bene!!).
Allora, è uscito un articolo giorni fa sugli italiani all'estero che descriveva le reali abitudini dei nostri connazionali oltreconfine, appunto. Cioè anche le mie. Mi sono quindi sentito chiamato in causa, ho dato un'occhiata e qui dico la mia.
L'articolo tenta di descrivere in maniera caricaturale il prototipo dell'italiano iper critico con qualunque cosa accada in italia e che - non potendone più di vivere nel nostro paese per colpa di Berlusconi e tutti i suoi effetti collaterali - se ne va all'estero. Quell'italiano che - dovunque sia finito - non riesce comunque a staccarsi dalla sua italianità nelle sue buone e cattive caratteristiche e che non riuscirà mai davvero ad ambientarsi in un ambiente estraneo ma che - ogni volta che torna a casa per le feste - non la finisce mai di rinfacciare ai connazionali quanto tutto vada bene oltre confine e quanto tutto invece vada male a casa loro. Il classico tipo che irriterebbe chiunque.
Ora, posto che il profilo dell'italiano afflitto e lamentevole del tipo che cosa ci rimaniamo a fare in italia? ma inerte e incapace di alcun tipo di iniziativa seria a mio modo di vedere corrisponde proprio a una buona fetta dei lettori del Fatto (ma lasciamo stare, è una caricatura pure questa), l'articolo vuole essere ironico e non va troppo preso sul serio. Per quanto lo faccia male e in maniera grossolana, personifica tutte le cattive caratteristiche che chi più o chi meno, chi cervello, chi no, tutti noi italiani all'estero abbiamo e che ci portiamo dietro quando torniamo a casa, talvolta irritando i nostri connazionali. Un giochino simpatico, volto a dar voce e immagine a quel senso di fastidio che qualche volta alcuni atteggiamenti degli italiani in fuga possono suscitare in chi invece se ne sta bello e buono a casa.
Il giochino non è riuscito gran che perché - oggettivamente - l'articolo è talmente mal scritto che l'ironia la si coglie poco e male e molti hanno finito per sentirsi offesi. Per primi i lettori del Fatto con una miriade di commenti, poi anche altri con articoli o lettere qua e là ad esempio, rispondendo magari punto su punto all'aticolo.
La morale è: impariamo a leggere meglio (noi) e a scrivere meglio (loro). E a indignarci di meno per cose insignificanti. Oppure, semplicemente, smettiamo di leggere il Fatto se questo è il tenore di quello che propone quotidianamente.
Saluti dalla Francia (ah qui sì che si sta bene!!).
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