mercoledì 7 agosto 2013

The Rise and Fall of the Third Reich (III)

Carissimi
se potessi dare un sottotitolo a questo post lo intitolerei Costituzionale un cazzo.

Ricorderete come, dopo anni di riflessioni, Hitler giunse alla conclusione che il potere non si sarebbe mai potuto ottenere senza l'appoggio di almeno due dei tre poteri forti della Germania del tempo: il presidente, i grandi finanziatori e l'esercito. Per garantirsi la certezza della riuscita, organizzò un autentico coup de theatre che di fatto fu la sua chiave per diventare dittatore istituzionalmente, in un momento peraltro in cui i suoi consensi erano in calo. Quindi "costituzionale un cazzo", perché forzare gli eventi a proprio uso e consumo è barare.

Il fatto di cui parlo è stato immortalato in foto: l'incendio del Reichstag, il Parlamento tedesco. Con la panzana che i comunisti volevano tentare un colpo di stato e che avevano incendiato loro il Reichstag, il presidente Hindenburg si vide costretto a rendere effettivo un decreto di emergenza, secondo il quale era possibile sospendere i diritti civili, una sorta di perenne stato marziale ("per la protezione del popolo e dello Stato, una misura difensiva contro gli atti di violenza commessi dai comunisti..."). Decreto che rimase attivo sino alla fine della guerra.

"...restrizioni della libertà personale, del diritto di libera espressione delle opinioni, compresa la libertà di stampa, del diritto di riunione ed associazione, violazioni del segreto nelle comunicazioni postali, telegrafiche e telefoniche private, mandati di perquisizione, ordini di confisca e restrizioni della proprietà sono permessi anche al di là dei limiti legali in vigore."

Del resto mi si potrebbe dire che, da un certo punto in poi, costituzionale o meno poco importa. Hitler e i nazionalsocialisti controllavano tutto, il Parlamento era una farsa, la figura del cancelliere (il nostro presidente del Consiglio) e del presidente erano state unite nella nuova carica del "Fuhrer" (la "guida", una parola tedesca simile al nostro "duce"), le elezioni erano una mera formalità retta dal terrore, con punte di consensi oltre il 99%.

Collateralmente, lezione che tutti i potenti furbi del dopoguerra hanno imparato, faccio anche un cenno al modo in cui, perlomeno inizialmente, Hitler poté accumulare così tanti consensi. La parola socialismo, presente nella parola "nazionalsocialismo", fu uno specchietto per le allodole per raccogliere tutti i delusi dalla sinistra. Qualcuno che credeva fermamente nella componente "sociale" del movimento c'era, anche tra i dirigenti del partito (penso in particolare a Gregor Strasser, il quale fu ucciso durante la purga della notte del 30 giugno 1934). Componente presto dimenticata per svelare il vero piano di Hitler, vagheggiato nelle pagine di "Mein Kampf" ed evidente a tutti almeno dal 1936: la guerra.

Questa puttanata del "socialismo" è propria anche di taluni che, ancora oggi, ti guardano e ti dicono che "Mussolini all'inizio era un socialista!" Come se il nome di un partito o le idee fintamente professate da un suo leader possano cambiare lo stato reale delle cose: assassini, briganti, avventurieri e psicopatici.

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