lunedì 17 dicembre 2012

...e la pizza? e il mandolino?


Come spesso mi succede la voglia di scrivere post mi viene in seguito a battute, scambi di idee e discussioni con amici..
La riflessione che segue, ad esempio, è nata da qualche scambio di impressioni con una amica.

Ieri sono andato al Palazzo Ducale (Genova, per chi non fosse di qui), a vedere la mostra di Steve McCurry.

Premetto che di fotografia non ne so gran che, a quello che si dice McCurry è uno dei piu grandi fotografi esistenti, ma non posso non dire che il ritratto che ha fatto dell'Italia sia, nonostante l'indubbia qualità e il valore delle fotografie (che comunque trovo oggettivamente belle) quantomeno qualunquista.. almeno, ciò che ne traspare dalla mostra

Ecco alcuni degli scatti riguardanti il nostro paese.

























Capito? prima il siciliano con l'aria da mafioso, poi i monumenti in rovina, testimonianza di un passato glorioso e ormai morto, oscurato da una decadenza che si manifesta negli ultimi due scatti proposti, l'Italia del trash e delle veline seminude.

l'Italia è anche il paese delle veline, ma non solo il paese delle veline.
E' anche il paese della mafia e dei monumenti decadenti, ma non solo.



Ebbene, caro McCurry, sarai anche il piu grande fotografo del mondo, ma secondo me hai un po' toppato: l'Italia è il paese delle mille contraddizioni, delle storture, dei cervelli in fuga, dei geni e dei furbetti.. di cose ce ne sono da raccontare, è un peccato che tu ti sia fermato a questo..


4 commenti:

  1. Tommy, il guru della fotografia dei noi altri ti snobba.. Lui qui non ci discute di fotografia: solo su Flickr o in altri salotti snob!

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  2. hehe periodicamente balletz diventa un desaparecidos!!

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  3. Ieri sono finalmente andato alla mostra di McCurry: mi è piaciuta, non mi ha sconvolto o emozionato esageratamente, ma la consiglio (c'è tempo fino al 9 aprile, mi sembra).

    Sono andato col pregiudizio del post di Tommi ma non ho trovato affatto quel difetto. L'audio guida lo spiega all'inizio: nel suo lavoro lui cerca di catturare le situazioni che caratterizzano un popolo. Non credo che in India vestano tutti con turbanti, o in Etiopia si allunghino tutti il collo con quei collari di metallo, o in Afghanistan facciano tutti i pastori, così come in Sicilia non tutti escono con la coppola, ma questi elementi rendono la fotografia interessante. Secondo me l'unicità dello scatto è segnata proprio da questi particolari.

    Un mio collega ipercritico mi aveva raccontato che lo avevano infastidito certe immagini con soggetti di guerra o altre tragedie, lo avevano fatto pensare a un fotografo che cerca il successo tramite la sofferenza altrui. Su questo sono andato in crisi anch'io, certe fotografie le ho trovate poco etiche e soprattutto "costruite": vorrei sapere come McCurry si è ritrovato a fotografare un bimbo che si punta una pistola alla tempia. Una deriva sensazionalistica.

    Comunque, ripeto, la consiglio, se non altro per l'originalità degli allestimenti (bellissima la prima sala al buio coi pannelli semitrasparenti che ti permettono di vedere affiancati diversi livelli di foto, e bella anche l'ultima, con le foto "a muzzo") e per le foto in sé, astratte dal loro contesto.

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  4. Noto ora che io non ho ancora commentato questo post! :D
    Sostanzialmente sono più d'accordo con il commento Lore che con quello di Tommi. C'è anche da dire che le foto da esporre non le sceglie McCurry, quindi eventualmente la scelta di "stereotipizzare" l'Italia è di chi ha allestito la mostra (gli allestitori sono tutti italiani).

    Riguardo al fotografare o no momenti di sofferenza o violenza, un po' di tempo fa sono stato ad alcuni seminari di Giulia Ticozzi, la fotografa de Il Post, che ne ha parlato in maniera interessante. Ha scritto anche un articolo a riguardo: http://www.ilpost.it/2012/12/05/decidere-se-scattare-una-fotografia/

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