domenica 18 marzo 2012

Clooney e il manifestare

L'arresto di Clooney ispira in maniera indiretta questo post. Non scriverò del Sudan (anche se probabilmente ve ne sarebbe più motivo) ma di arresti e manifestazioni o, più in generale, di manifestazioni che creano disagi e delle relative conseguenze.

Partiamo da alcuni fatti: è chiaro che la maggior parte dei diritti di lavoratori e non solo sono stati ottenuti tramite manifestazioni e che la manifestazione è una delle espressioni più naturali e più salutari di una democrazia. Ma è chiaro anche che la curva che descrive la risonanza data dai media alle idee ispiratrici di una manifestazione al variare del disagio che questa crea al cittadino è una parabola. E che fare un po' di casino riuscendo a fermarsi al momento gusto può essere un efficace modo per far sì che ciò che volevi esprimere arrivi alle orecchie di un gran numero di persone: per esempio, occupare una stazione per mezz'ora può far scrivere di te e delle idee che esprimi sui giornali quando, non facendolo, nessuno ti avrebbe dedicato due parole in croce; però, contemporaneamente, bruciando auto e cassonetti rischi che l'eco del casino che hai combinato superi di gran lunga quello dei temi che ti interessava portare.

L'arresto di Clooney mi ha riportato alla mente la notizia di qualche mese fa in cui, a New York, la polizia aveva reagito a manifestanti che bloccavano il ponte di Brooklyn caricandoli a centinaia su pullman per portarli in commissariato per poi processarli per il disagio che avevano creato.

Le notizie di fermi in conseguenza a manifestazioni pacifiche suscitano sempre un po' di apprensione ma la verità è che una manifestazione è pacifica non soltanto quando non vengono commesse violenze o bruciati cassonetti ma anche quando non vengono occupati binari o autostrade o, in generale, quando non vengono commessi reati. Bloccare una stazione, una strada o un ponte è una violenza che pochi commettono a danno di molti e, di conseguenza, coloro che la mettono in atto dovrebbero pagarne le conseguenze.

La sensazione è che in Italia ciò non accada mai. In generale, la polizia si limita a far sfollare o a contenere in modo che la manifestazione non degeneri in un qualcosa di più violento, fermando qualcuno (pochi e a campione) soltanto quando ci sono degli scontri con le forze dell'ordine. Alle volte questo accade per mancanza di mezzi o organizzazione o per opportunità: rischio di far montare la tensione e peggiorare le cose e magari farci una figura di merda o anche solo voglia di evitare di tirar su eventuali polveroni polemici del giorno dopo. Il problema, però, è che continuando placidamente a tollerare, l'occupare stazioni o autostrade sta diventando un'abitudine non sanzionata se non quasi un diritto, quando si è in tanti a protestare.

In questo (per me pessimo) articolo del Fatto, il giornalista si sente migliore dell'umanità di prima classe freccia rossa che inveisce malamente contro i manifestanti notav che hanno bloccato la linea su cui transitavano e implicitamente giustifica gli unici stanno effettivamente commettendo un reato, cioè quelli che bloccano la linea. Lui scopre di stare dalla parte giusta dell'Italia, tra quelli che amano il proprio paese, cioè non tra quelli che si incazzano (seppur in modo poco ortodosso) perchè per l'ennesima volta i loro diritti sono violati. Per me sbaglia, perchè il lamentarsi di questa gente è conseguenza della tolleranza o solidarietà che quelli come lui hanno nei confronti di chi, per far valere i propri diritti, calpesta quelli altrui. Impunemente.

6 commenti:

  1. E dopo questo post, l'asse del blog si sposta definitivamente a destra.. Mi sa che dovete ricominciare a scrivere..

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  2. Sono sostanzialmente d'accordo con te, Doson: in Italia manca una cultura della legalità anche fra chi si fa paladino della vera democrazia dal basso. Ognuno è sicuro di fare il giusto nel suo ruolo e denuncia le nefandezze degli altri, salvo poi finire per ledere le libertà altrui. Ci manca una visione collettiva, un punto di vista nazionale e soprattutto basato su tempi lunghi, non sull'immediato degli effetti sulla propria vita personale.

    Poi sulla questione NoTav con me sfondi una porta aperta: ne ho scritto già precedentemente, la mia posizione si sta trasformando da simpatizzante a infastidito.

    Che aggiungere? La denuncia delle ipocrisie altrui sembra essere diventato il tuo argomento di discussione principale, ne parliamo ogni volta che ci vediamo, praticamente, riferendoci a differenti contesti: tasse, NoTav, ecc. Sono sempre comunque campi in cui è labile il confine tra legalità e illegalità, tra giustificazione e condanna del crimine, e soprattutto è soggettivo. Non resta che continuare a discuterne caso per caso...

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  3. Una manifestazione è il raduno organizzato (e sempre autorizzato) di un gruppo CONSISTENTE di persone che difendono un'idea, un diritto, un'esigenza.

    Oggigiorno manifesta chiunque. Manca solo che manifestino coloro che sono contrari ai disagi creati dalle manifestazioni o alle manifestazioni stesse. Si creerebbe un divertente ossimoro tipico di questi ultimi vent'anni di "democrazia" italiana.

    Al di là del discorso No Tav, su cui non mi sento sufficientemente informato, sembra che, quando parli di manifestanti, parli delle casalinghe che si ritrovano per lamentarsi che la loro telenovela preferita inizia troppo tardi. Buon Dio, qui spesso e volentieri si parla di diritti! Mi parli del diritto del pendolare sul treno ad arrivare in tempo?! Mah... Il fatto che CHIUNQUE negli anni di Berlusconi abbia manifestato (togliendo alla manifestazione quel sapore costruttivo per conferirle un retrogusto da massificazione nazista) non toglie a questa fondamentale espressione della volontà popolare la sua inviolabilità. Se non succede niente di grave i giornali non ne parlano proprio, anche si trattasse di migliaia di persone. Se succede qualcosa di grave i giornali parlano solo di quello, e non del motivo per cui si manifestava. Che fare? Smettere di manifestare? No. No. No. Perché non si manifesta solo per cagare il cazzo o darsi visibilità tramite i giornali. Si manifesta anche per sapere e ricordarsi che non si è da soli a pensare una certa cosa.

    Capiamoci. Manifestazione non sono due coglioni che occupano un binario. Io parlo di MIGLIAIA di persone. Il fatto che i giornali parlino di manifestazione non appena due gatti si trovano per sottolineare i disagi causati è irrilevante. I due coglioni che occupano il binario devono essere puniti. Coloro che incendiano le auto pure (c'è da accertare se erano gli stessi manifestanti di cui sopra o due squallidi vandali che avrebbero fatto lo stesso dopo la partita della domenica). Il fatto che non lo siano dovrebbe portare a manganellate e via? Carcere? Multa? Carcere PREVENTIVO?!

    Il confine qui è labile davvero tra chi pensa di essere nel giusto ad occupare dei binari o tra chi ritiene che bisogna impedire a certa gente di restare impunita dopo una simile violenza... Dire che la polizia non fa mai niente (dopo ciò che, per esempio, è accaduto DOCUMENTATO a Genova nel 2001, e non parlo di Giuliani) per me è da fuori di testa. Vuoi uno Stato dove c'è chi, perché ha una divisa, può violare a sua volta un diritto, come il manifestante che occupa il binario? Si è deciso qualche tempo fa che il manifestante può farlo, il poliziotto no. E ho la sensazione che in fondo sia la scelta più equilibrata.

    Ma non dimentichiamo che esiste un metro di giudizio anche per i manifestanti stessi, anche loro non sono tutti uguali. Esempio? Io e venti amici ci separiamo da una manifestazione autorizzata e ci troviamo sui binari a Brignole con degli striscioni in cui ci lamentiamo che il culto di Santa Caterina da Siena non sia insegnato nelle numerose moschee al Polo Nord. Ebbene io merito la prigione. Se ci lamentiamo del fatto che dopo 42 anni di lavoro usurante forse è il caso che mi molli e mi lasci a casa no.

    Perciò qui non stiamo denunciando alcuna ipocrisia. Stiamo semplicemente vivendo in un mondo dove, a patto di modificare un poco le carte in tavola, tutti hanno ragione e tutti hanno torto. Sapete queste foreste di confini labili da cosa sono create? Da questa perversa difesa della soggettività delle opinioni. La soluzione? Esistono confini che sono OGGETTIVI. Oggettivo cosa significa? BASATO SUI FATTI. Se manganello uno perché occupa un binario ho torto. Se occupo un binario ho torto. Se manifesto perché Santa Caterina è dimenticata ho torto. Se manifesto per i diritti acquisiti ho ragione.

    A te Doson sembra urtare questa mia fiducia in un mondo oggettivo. Incomprensibile... Giusto per finire. Oggettivo non vuol dire immutabile. Io ho sempre provato di saper cambiare idea anche troppo velocemente.

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  4. Io preferirei che il mondo funzionasse come gli autovelox: il limite è 130 ma se ho fretta posso superarlo rischiando di incorrere in una multa. Se valga la pena correre il rischio lo decido io in funzione di quanto importante è il motivo per cui accelero. Ma se il superamento del limite non è mai punito, tanto vale non mettere il limite perchè tutti correrebbero quanto pare a loro..

    Non voglio certo dire che a uno che invade l'autostrada si debbano tagliare le mani però non si può non fare mai niente perchè se no chiunque si arroga il diritto di bloccare quel che gli pare perchè, per lui, ciò per cui manifesta è importante..

    Il tuo discorso sulle categorie oggettive per me non regge: quando si manifesta è per affermare un diritto che spesso la maggioranza non riconosce.. Pertanto, molto lontano dall'essere oggettivo! Chiunque manifesti in buona fede è certo di essere nel giusto..

    A mio parere la diaz o il G8 sono stati un'eccezione a quella che è la normalità delle reazioni della polizia che magari manganella troppo spesso ma fa dei fermi troppo poco spesso..

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  5. Come se l'"oggettivo" fosse ciò che è riconosciuto dai più... Non mi sono ancora appellato alla categoria del "buonsenso" perché l'ho sempre pensata fragile.

    E quando si manifesta non è perché si è "x" persone contro la maggioranza. La maggioranza, spesso, non si è nemmeno fatta un'opinione su un certo tema o problema, magari perché non la riguarda o CREDE che non la riguardi. Ben venga qualcuno che si sbatte per farci capire le cose.

    E sia. Vada per l'autovelox allora. A quanto lo mettiamo il limite? Chi lo decide?

    Sul G8 non mi pronuncio proprio. A casa a Genova ho una lista documentata delle scorrettezze compiute negli ultimi sessant'anni in casi come quello. Sarò lieto di rendervene partecipi quando torno.

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  6. Anch'io sono per il sistema autovelox, anche se ho da ridire su una questione fondamentale: "quando si manifesta è per affermare un diritto che spesso la maggioranza non riconosce", questo può essere vero in certi casi ma attenzione che generalizzare è gravissimo! Ci sono mille esempi tra loro molto diversi: dal referendum sull'acqua di giugno (doveva non raggiungere il quorum) agli scioperi sull'articolo 18 (cosa pensa la maggioranza degli italiani? guardiamo le statistiche), la lista può diventare infinita.Ha ragione ragionissima Bolo.

    Il problema forse è proprio l'impianto della giustizia civile e penale: in Italia non c'è certezza della pena, i processi sono lunghissimi, anche se un poliziotto dovesse arrestare un quindicina di manifestanti violenti colti in flagrante, saprebbe che sarebbero rilasciati dopo poco. Da qui immagino che la frustrazione posso avere la meglio sulla necessaria moderatezza che un celerino dovrebbe avere, e quindi manganellate ecc. Ok, forse la faccio un po' troppo semplice ma penso che un fondo di verità ci sia. Guardatevi ACAB, il film di Sollima che è uscito qualche settimana fa: è molto bello e permette di conoscere un po' di più i meccanismi dei reparti delle squadri mobili della polizia.

    Ritornando a bomba, sì all'autovelox con una serie di garanzie perché chi manifesta comunque pacificamente non venga punito al pari di un violento.

    Bolo: i limiti li decide la politica, così come decide i parametri di ogni altra legge dello stato.

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