lunedì 8 ottobre 2012

Energia: libero mercato e interventismo di Stato


Ciao a tutti, tanto per cambiare mi trovo a scrivere di energia (per vostra sfortuna oggi sarò più prolisso del solito)

L'argomento che vorrei sollevare, nella speranza che qualcuno più competente di me possa chiarirmi le idee, riguarda il mercato dell'energia.

E' un tema complesso, ma la questione che sollevo, che spiegherò a breve, è abbastanza intuitiva, ed è sostenuta da una persona che non è proprio l'ultima arrivata: ha lavorato nel settore dell'energia per più di 35 anni, sia in Italia che in Francia.. Insomma, è uno che ne sa a pacchi.

Egli sostiene che, stringi stringi, il libero mercato dell'energia di fatto remi contro all'ottimizzazione ed all'eficientamento energetico.
In pratica sostiene che l'energia sia ormai un bene primario, come l'acqua, e pertanto andrebbe gestita in buona parte dallo Stato.
In un mondo come il nostro, dove la libera competizione dei mercati dovrebbe consentire "intrinsecamente" un'ottimizzazione delle risorse (l'azienda per essere competitiva deve fare prezzi buoni, e per farlo deve spendere poco, quindi ottimizzare appunto) appare una tesi strampalata, però le argomentazioni a suo favore sembrerebbero essere convincenti..




L'energia non si può accumulare, perciò quella che serve va prodotta all'istante. La borsa dell'energia, nella quale avvengono le transizioni tra acquirenti e produttori, è un ambiente perciò piuttosto frenetico, per due motivi.

Ci sono interi reparti dedicati all'analisi predittiva del carico, e funzionano piuttosto bene, il problema è che come tutte le analisi predittive esse sono affette da errore.
Questo fatto unito soprattutto alla "gerarchia energetica", per la quale gli impianti rinnovabili hanno la priorità di erogazione in rete rispetto agli impianti classici, fa si che la rete possa variare l'effettiva richiesta a causa dei "buchi" lasciati dalle rinnovabili, dato che sono fonti stocastiche (percui se ho un campo solare da 50 MW e passa una nuvola, ho un gap energetico da colmare, e come? con le care vecchie centrali a combustibile fossile)




A livello "tecnico" questa impostazione ha diverse
conseguenze..
Innanzitutto per stare dietro alle oscillazioni del mercato le società sono portate a tenere parte di impianti termoelettrici a regime di minimo per tutto il giorno (che NON immettono energia ma che però bruciano combustibile fossile!) usati esclusivamente per coprire le punte di carico, oppure i "buchi" lasciati dalle fonti stocastiche.
Impianti termoelettrici che, quindi, funzionano da centrali vere solo per qualche ora., vi lascio immaginare i consumi e l'inquinamento assolutamente inutili..
Per non parlare della vita utile degli impianti, che si riduce drasticamente con il continuo accendi-spegni, ma anche con la continua variazione di potenza erogata.
[a questo proposito mesi fa era uscito un servizio di Report, mi pare.. purtroppo non sono riuscito a recuperarlo]


Inoltre, in quest'ottica continuamente mutevole e frenetica gli impianti vincenti sono quelli piccoli e reattivi, pronti, cioè a seguire il carico chiesto, che siano abituati a variare continuamente la potenza emessa.
In perfetta antitesi con l'effetto scala (per il quale, per produrre 100, è meglio UN impianto da 100 anzichè due da 50).
Il rendimento degli impianti inoltre non è costante, e varia a seconda dell'energia prodotta, percui vien da se che lavorando continuamente a carichi parziali e fuori dalle condizioni nominali, il rendimento sia inferiore (uguale: maggior consumi, piu inquinamento)





Ci sarebbe poi la questione della maggior difficoltà di investimenti a lungo termine, in quanto le società devono comunque chiedere finanziamenti bancari, e se i ritorni economici non si hanno nel giro di pochi anni non partono.
E anche questo fa si che le aziende investano in impianti più piccoli.





Insomma, la tesi finale è che quando era lo Stato a regolamentare tutto, poteva fare investimenti a lungo termine, su impianti grossi e piu efficienti, e farli lavorare sempre in condizioni nominali (dunque con i rendimenti massimi)



Certo, il fatto che l'energia fosse gestita in maniera monopolistica dallo Stato dava luogo ad altri problemi, però per certi versi ho la sensazione che non sia un discorso campato in aria.


Del resto, l'idea che mi sono fatto (da profano, lo ammetto, perchè di economia non ne so molto) ma che comunque mi sembra una cosa ormai assodata, è che il libero mercato lasciato a se stesso è deleterio, slegato dalla realtà, astratto, e non tutto quello che produce è buono.




E' chiaro che nessuno ipotizza un ritorno al monopolio di Stato, ma, anche in questo caso, un certo interventismo sarebbe forse auspicabile.
Non si tratta di tornare alle vecchie e pesanti centrali da 1 GW in su, e disincentivare la generazione distribuita, si tratta di coniugare le due cose: impianti grossi ed efficienti (fatti lavorare in condizioni nominali) a coprire un carico di base, affiancato ad una generazione distribuita di piccoli impianti (caldaie cogenerative, fotovoltaico, eolico) che soddisfi le necessità  di "isole energetiche".. Ma per far questo, come accennavo già qualche post fa, è essenziale lo sviluppo di una rete di distribuzione intelligente, le cosidette "Smart Grid"

Per finire qualche numero:
l'efficienza di rete è passata dal 37% circa al 44% dal 2002 al 2012.
Ottimo, abbiamo guadagnato 7 punti percentuali.
Peccato però che nel frattempo abbiamo costruito diverse centrali a ciclo combinato con rendimenti al 58%, molte vecchie centrali hanno subito una conversione a ciclo combinato (compresa la "nostra" centrale spezzina) per non parlare dell'"esplosione fotovoltaica", 13 GW solari installati in pochi anni.
Se questi impianti fossero gestiti in maniera coordinata ed intelligente, sicuramente ne avremmo guadagnati molti di più..


Per chi volesse approfondire l'argomento, ecco qualche link
  • sito del GME (Gestore del Mercato Elettrico), dove è spiegato per filo e per segno come funziona la borsa elettrica
  • sito di TERNA S.p.A. ,proprietario della rete elettrica 
  • rapporto redatto dalla Bocconi nel 2009, a 10 anni dal decreto Bersani sulle liberalizzazioni energetiche


Alla prossima!


12 commenti:

  1. Grazie Tommi, io spero davvero che qualche esperto legga i tuoi post e ci dia qualche lume, perché con l'impegno che ci metti lo meriteresti!!!

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  2. Beh però al momento il mercato italiano dell'energia è disciplinato dall'AEEG (o da chi per essa, ma comunque da un organo pubblico): quindi mi pare che il modello che proponi tu - cioè una roba che sia a metà tra il pubblico e il liberalizzato - mi pare che sia più o meno già in atto..

    E comunque per ciò che riguarda l'Italia voglio sperare che, siccome di energia se ne produce in patria molta meno di quella che si consuma, le centrali italiane funzionino sempre a pieno regime fino a quando comprarla all'estero non sarà più economico!

    Il discorso degli investimenti a lungo termine secondo me non regge: i produttori/distributori di energia di soldi ne hanno finchè ne vogliono. In questo periodo di crisi sono tra i pochi che sanno che i loro guadagni non diminuiranno se non di percentuali irrisorie: i mezzi per fare programmazioni a lungo termine ce li hanno di sicuro e lo stato - tramite sgravi, ecc - secondo me ha a sua volta gli strumenti per indirizzare tali investimenti.

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  3. Ciao Doson, ti rispondo in maniera ordinata:

    -E' vero che comunque il mercato è regolamentato in qualche maniera dallo Stato, però è un po' il nocciolo del post: qual è l'effettivo rapporto tra istituzioni e libero mercato?
    Come ho scritto anche io non ne so più di tanto, questo mio prof molto in gamba sostiene che ci sia troppo mercato e poco Stato, e da alcune riflessioni sembra essere così

    -In realtà in Italia abbiamo il potenziale produttivo ben superiore a quello richiesto!!
    Questa è una cosa che ho scoperto da poco, ma è un paradosso che non riesco a spiegarmi: potenza installata 118 GW, potenza di picco richiesta 57 GW... ?????
    Non è chiaro perchè si continui a costruire, allora, ma una cosa è certa: l'energia la importiamo perchè è piu conveniente, a livello economico (i francesi la "svendono" di notte perchè le centrali nucleari sono meno regolabili delle altre, percui sono costretti a farle andare a pieno regime tutta la notte, quando si sa si consuma meno (e quella che avanza la svendono a noi).
    Anche questo contribuisce al meccanismo di "accendi spegni" degli impianti, ce lo diceva il direttore della centrale cogenerativa vicino alla fiumara

    -Le società certo che hanno tanti soldi, ma comunque devono tener conto delle regolamentazioni finanziarie/bancarie. Finchè gli impianti sono piccoli possono metterceli di tasca propria e sbattersene dei ritorni di investimenti e quant'altro, ma quando le cose si fanno grosse comunque ci vanno di mezzo le banche, e quindi, ad esempio, un sistema di congenerazione e teleriscaldamento, che tra tutti è probabilmente il migliore in termini energetici, converrebbe alla collettività ma non agli investitori: tempi di ritorno superiori a 15 anni (quando bisognerebbe star sotto i 5) e costi di investimento comunque grossi: solo la linea di distribuzione in città costa 2 milioni di € a km (piu o meno).. Non a caso impianti di questo tipo presenti in Italia e costruiti durante il periodo del monopolio, anche nella ex URSS ci sono intere cittadine alimentate così.

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  4. Ecco io mi sento una capra Tommi, ed è per questo che non ho mai partecipato attivamente a discussioni come questa. Ma un post del genere, che sembra frutto di una vera passione, impregnato di informazioni e termini tecnici, merita attenzione totale.

    Che il libero mercato astratto sia ormai un modello superato mi sembra ormai un fatto oggettivo. Agli albori del capitalismo poteva anche funzionare, e forse continua a funzionare per i beni materiali, concreti. E' ora ormai di costruire una metateoria. Il bene che consente l'accesso a tutti gli altri, il "bene dei beni", è l'energia e le regole di distribuzione, erogazione, vendita e fruizione di questa non possono essere le stesse dei "sottobeni". Ma subito ci rendiamo conto che una simile teoria non esiste, perché ogni Stato ha le sue possibilità energetiche ed economiche, diverse caso per caso.

    Di conseguenza ciascuno, localmente (come Stato), dovrebbe ottimizzare al meglio le sue possibilità ed interagire intelligentemente con gli Stati adiacenti. Questo è ormai possibile, perché siamo in un mondo globalizzato. Ma anche questo viene complicato dal fatto che non tutte le fonti di energia sono equamente pulite e disponibili. Inoltre la fisica ci insegna che non tutto il lavoro emesso produce energia, ma una parte ne viene irrimediabilmente perduta.

    In una baraonda simile diventa un rompicapo attaccare il problema anche da un solo punto di vista, perché tutti gli altri sono ad esso connessi. In questo senso ho sempre trovato irrealizzabili i sogni di un mondo che funziona solo ad energia pulita (con le stesse richieste energetiche odierne, si intende).

    Sto buttando giù le idee a caso. Se l'energia fosse conservabile e sbloccabile a comando saremmo a posto. Se riuscissimo a sprecarne meno durante i vari "accendi-spegni" penso pure. Se riuscissimo a, immediatamente, decidere quale fonte/centrale è più adatta per quella tal richiesta anche, senza stare a usare una centrale a mezzo regime, che suppongo spenda, sprechi e inquini di più.

    Se davvero ora è un ibrido tra energia statalizzata e privata bisognerebbe senz'altro spostarsi verso la prima opzione, perché entrerebbero meno in gioco i meccanismi del guadagno. D'altronde va considerato che non tutti gli Stati, e forse pure il nostro, sarebbero in grado di gestire al meglio tutto ciò.

    Boh Tommi io qui non ho detto niente alla fine e ti prego di perdonare se ho scritto castronerie dettate dall'ignoranza. Ma ci tenevo a dedicare almeno un momento all'ottimo sforzo fatto con questo post. Tenterò di informarmi oppure potrai spiegarmi tutto tu davanti ad una bottiglia di vodka.

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  5. Grazie gente, vedo che i miei pipponi sull'energia non interessano solo a me :)

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  6. Tommi, il rapporto tra Stato e mercato sulla gestione della stabilita' della rete elettrica, e indi sull'overcapacity installata e da installare, e' piu' complesso di come la fai te. Ci sono di mezzo autorizzazione e permessi, oltre ad una buona dose di politica. Non e' che domani vado in banca, mi danno i soldi e costruisco una centrale elettrica.

    Ti consiglio di chiedere lumi al tuo amico sulla modalita' di rilascio delle autorizzazione e la relazione tra legislatore e Assoelettrica.

    Per cominciare, leggi questo bell'articolo di Zorzoli sull'argomento overcapacity e fotovoltaico in Italia.

    Filippo Zuliani

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  7. Ciao Filippo, grazie per il tuo contributo!
    Bella l'intervista, da quello che si evince (e che non sapevo) alla fine i grossi investimenti sui cicli combinati sono stati un affare consapevolmente fallimentare fino dall'inizio..
    Secondo te chi ha responsabilità in questo caso? Perchè da quello che scrive Zorzoli "gli investiementi vengono dalle banche. Non sfruttando i cicli combinati si metterebbero in crisi le banche italiane. La cifra investita è semplicemente troppo grossa per lasciar fallire questi investimenti" sembrerebbe che alla fine, stringi stringi, saranno ancora una volta i cittadini a farsi carico degli errori altrui..

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  8. I grossi investimenti sui cicli combinati necessitano di due cose: 1) i soldi delle banche, 2) l'autorizzazione a costruire ldel legislatore. A monte ci sono previsioni di consumo e programmazione, perche' le centrali che costruisci oggi vanno in funzione solo tra qualche anno.

    La mia impressione e' che qualcuno abbia voluto puntare forte, probabilmente troppo assai, su consumi energetici in rapida ascesa. Solo una forte espansione dei consumi infatti giustifica economicamente tutta quella overcapacity. Poi, come dice Zorzoli, la crisi ha messo a nudo una decisione sbagliata, presa per motivi altrettanto sbagliati, che ha probabilmente ha piu' retroscena politici ed economici di quanti mai sapremo. Poi, ai Governi di oggi - che, bada ben, non sono gli stessi delle autorizzazioni - resta la scelta tra il male minore: o salvi chi ha commesso errori anche gravi oppure esponi il paese intero a un rischio di fallimenti in massa ben peggiore. Bada ben, in questa categoria vanno anche considerati quei Governi che hanno concesso copiosi incentivi al fotovoltaico, la cui elefantiaca capacita' installata ha oggi peggiorato la tenuta economica generale del nostro sistema energetico.

    Certo, resta molto amaro in bocca, ma eviterei di categorizzare i responsabili in "mercato" o "politica". Esistono decisioni brutte prese da presidenti/governi altrettanto brutti. Basta non votarli alle elezioni politiche o del consiglio di amministrazione (l'understatement del secolo, lo so).

    Filippo Zuliani

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  9. Quello che mi interessava sollevare con questo post era proprio questo: volevo capire se la situazione energetica non felice nella quale ci troviamo fosse dovuta ad uno sbilanciato rapporto tra istituzioni e libero mercato.
    Se fosse, in sostanza, una situazione congenita del sistema socio-economico nel quale ci troviamo.

    Il tuo parere, se ho ben capito, è che uno sbilanciamento magari c'è ma non è questo il punto.
    Alla fine, come spesso accade, sono le speculazioni sostenute da amministratori conniventi (o complici) che ci ha portato a questo.

    Certo questa non è una novità (purtroppo)

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  10. Tommi, del rapporto tra istituzione e mercato scrissi qui, nella seconda parte del post. Se interessa.

    Filippo Zuliani

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  11. Certo che interessa!! :)
    avevo già letto il tuo post tempo fa, consigliato anche ai lettori del VP
    Ben chiara la tua posizione, che per certi versi, è anche la mia [salvo sull'indipendenza delle autority ;) ]

    Riguardo però alla questione "tecnica", cioè il paradosso degli impianti spenti o tenuti a regime di minimo per coprire le punte di carico cosa ne pensi?
    Credi che con il supporto di Smart Grid questa situazione si modificherà?
    Ma soprattutto, come siamo messi effettivamente in Italia con queste Smart Grid? anche in confronto agli altri paesi europei?
    Ho letto tempo fa che alcune aziende stanno puntando forte su "centrali virtuali" da, ad esempio 400 MW in moduli distribuiti su una regione intera.

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  12. Ahi ahi, Tommi. Dovresti leggere di più il mio blog. Sulla Smart Grid e sulla situazione italiana in materia (in breve: molto buona) ho scritto qui.
    FZ

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