martedì 11 settembre 2012

Laureati e mondo del lavoro

Notizia di questi giorni, i dati sulle previsioni di occupazione per l'anno 2012: meno assunti, più disoccupati (che novità!). Ma anche un più 2% di assunzioni tra i laureati rispetto al 2011. Domanda: nel male, si potrebbe pensare che sia buon segno per il nostro piccolo orticello? Bah.. Repubblica scrive: "Rispetto allo scorso anno, l'incremento della quota di laureati ricercati di 2 punti percentuali andrà a discapito soprattutto delle qualifiche professionali e delle persone prive di formazione specifica". Il nocciolo è qui e secondo me i numeri nascondono un sotto problema: nell'ultimo decennio si è puntato tantissimo sulla necessità di aumentare la percentuale dei laureati rispetto alla popolazione giovanile ma la proposta da parte del mondo del lavoro è rimasta la stessa. Con il risultato che fior di laureati usciti dalle migliori università finiscono a fare lavori dove la laurea è diventato un requisito per il solo fatto che le aziende riescono ad imporlo e non perchè davvero la posizione lo richieda. Oltretutto, un requisito che non viene neppure premiato in termini economici perchè le cifre dei contratti di prima assunzione le conosciamo tutti.

Il fatto è che, nella maggior parte dei casi, uno studia non solo per avere più facilità a trovare lavoro ma anche per avere più facilità ad avere una posizione migliore rispetto a chi non ha studiato. La realtà italiana di oggi (per la poca esperienza che mi sono fatto) è che le aziende assumono te piuttosto che un altro perchè, sì, ti sei laureato bene, magari con esperienze all'estero e lavori part time durante il weekend ma poi ti mettono a fare un lavoro che dieci anni fa veniva assegnato ad un ragioniere un po' sveglio. E allora a che cosa è servito tutto questo? Studiare ormai serve soltanto ad avere più probabilità di trovare un lavoro, punto e basta? Se è così è male perchè ci sarà parecchia gente insoddisfatta e quei pochi che non si rassegneranno saranno costretti ad andare all'estero.

Detto questo, come sappiamo tutti, ci sono discipline per cui una laurea non garantisce affatto il lavoro e ve ne sono altre per cui l'ingresso nel mondo del lavoro passa forzatamente attraverso stage mal o non retribuiti al solo scopo di farsi un po' di curriculum. Strumenti che sono ormai utilizzati dalle aziende a fini quasi ricattatori nei confronti della domanda lavorativa a discapito della vera occupazione, quella con un contratto e uno stipendio veri. Banche che assumono stagisti per un anno a 500 euro al mese informandoli il primo giorno che non vi sarà nessuna possibilità di assunzione (Questo accade a Genova. Che vuoi, la crisi..). Multinazionali che ogni anno di x stagisti ne tengono x-decimi, per poi assumere nuovamente x stagisti e così via. Le stesse aziende che, appena varcato il confine, adottano politiche (e stipendi) completamente diversi. Se davvero non c'è occupazione, perchè non regolamentare queste cose? Questo giro di stagisti sono posti di lavoro in meno, stipendi in meno, ricchezza in meno. E sono numeri che - a livello di grandi aziende - non possono fare la differenza ma servono solo a migliorare il risultato annuale ottenuto dall'amministratore delegato di turno. 

E poi un ultimo aspetto: gli straordinari. Ambito consulenza: le maggiori aziende di consulenza in ambito tecnologico ed economico non pagano gli straordinari. E' illegale, perchè dovrebbero farlo per la maggior parte dei contratti; ma ti impongono di farli e poi non te li pagano. La mia non è un'esperienza diretta perchè la mia (piccola) azienda si è sempre comportata onestamente ma sono stato contornato da situazioni come queste. Un progetto da chiudere e si è in ritardo: una, due, tre, persino cinque ore di straordinario al giorno non pagate. Tutti i giorni, per settimane. "Perchè non cambi?" - chiedi al collega. "Perchè dappertutto è così". Ed è vero: quasi dappertutto è così. E, di nuovo, sono le stesse multinazionali della consulenza che, varcato il confine, si comportano diversamente. Non pagare gli straordinari è sfruttare il lavoratore, evadere le tasse ma anche togliere occupazione al paese. Perchè se quelle ore le pagassero come dovrebbero pagarle (cioè di più di quelle canoniche, perchè oltre orario lavorativo), probabilmente qualche contratto in più lo farebbero. E, allora, perchè il governo non interviene? Dove sono i sindacati? Perchè non ristabilire la legalità? La litania su imu e sacrifici, su iva, tasse ed evasori, va bene se la beccano tutti. Multinazionali e grandi gruppi non esenti.

2 commenti:

  1. Sollevi una bella questione: dove sono i sindacati?

    la mia sensazione è che quest'organo, che dovrebbe fare da ponte tra il mondo del lavoro e le istituzioni, sia un po' bloccato, o meglio, si dia da fare per battaglie "singole" ma poi non intervenga a dovere per un cambiamento strutturale.

    Che ne pensi?

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  2. Non lo so, può darsi.. Sicuramente ci sono sindacati più potenti di altri e sicuramente molte delle battaglie che combattono non godono della mia simpatia, però non conosco quasi per nulla l'ambiente.. Di sicuro mi piacerebbe che problematiche come quelle che ho descritto venissero risolte non dai sindacati ma dal mercato: "Mi sfrutti e mi sottopaghi? Bene, cambio azienda". Alla lunga, vedendo il continuo perdere competenze che finiscono alla concorrenza, l'azienda cambia registro e comincia a riconoscere diritti che prima non riconosceva.. In assoluto non è un'idea utopistica ma probabilmente lo è in questo periodo di crisi e in particolare per il mercato italiano che è particolarmente bloccato..

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