Da valutare la serietà dell’iniziativa: il solo cominciare a
parlare di tagli alla spesa può mettere un freno al dilagare del malcontento derivante
da tasse, benzina ed equitalia e il governo lo sa bene. Il portale delle
segnalazioni, poi, sa di valvola di sfogo e mi ricorda un po’ i due minuti d’odio
di 1984. In pratica, solo il tempo ci dirà se l’iniziativa è seria o solo propaganda.
La verità è che di riforme nel pubblico ce ne sarebbe
davvero bisogno. Basti pensare all’università, l’unico ambiente statale che
conosco davvero da vicino: quanti ordinari o associati che, dopo trent’anni di
carriera, hanno un curriculum tale per cui adesso non riuscirebbero a vincere
neppure un posto da ricercatore? Quanti tecnici che, dopo trent’anni che
lavorano nello stesso posto, non hanno ancora un ruolo preciso, per il fatto
che non c’è bisogno di loro o perché troppo indolenti per sapersi trovare un
ruolo in tanti anni? E, nelle università, notoriamente i finanziamenti latitano:
cosa potrà succedere in quei reparti per cui il portafoglio statale è sempre
stato aperto, come l’esercito o la sanità? Quali e quanti sprechi, privilegi e inettitudini
strapagate?
L’idea mia è che non servano segnalazioni ma basti
confrontare i dati dove, nel particolare, sta scritto quello che tutti già
sanno e avere il coraggio di tentare di migliorare le cose senza essere troppo
sensibili ai malumori di categorie e politica. Tagliando il privilegio di un buono stipendio a chi non lo merita, trasferendo chi non è utile e licenziando anche qualcuno: non succederà niente di tutto questo, ma se da adesso in poi, anche nel pubblico, si trovasse il modo di valorizzare quegli enti che, con determinate risorse e obblighi, riescono a mantenere bilanci decenti ottenendo buoni risultati e penalizzando chi non vi riuscisse, beh allora magari un po' di attenzione al merito e a qualità e quantità di lavoro forse si trasferirebbe anche tra le scrivanie delle anagrafi come tra le cattedre delle università piuttosto che negli ospedali. E le cose migliorerebbero.
eh già ma come fare?
RispondiEliminaquali leve muovere per fare arrivare la meritocrazia anche in quegli enti che sguazzano proprio nella non meritocrazia, e che magari appoggiano autorità e amministrazioni affinchè esse mantengano lo status quo? (e viceversa: amministrazioni locali che non intervengono per avere l'appoggio)
insomma, è un cane che si morde la coda.. sono trent'anni che ci imbuoniscono con la favola che bisogna premiare il merito e tagliare gli sprechi, ma gli stessi che lo dichiarano forse sono in parte sorretti dallo stesso sistema che dicono di voler combattere.
comunque non conoscevo il portale web e non vedo di cattivissimo occhio l'idea delle segnalazioni.. cioè anche secondo me non ha molto senso, ma per il fatto che da quello che ho capito è troppo centralizzato come sistema.
avrebbe certamente senso se la possibilità di fare queste segnalazioni avvenisse sul territorio per enti del territorio.. magari con cadenza anche bimestrale ma capillari (usando ad esempio le circoscrizioni)
mi viene in mente il sondaggio ministeriale di qualche tempo fa sul valore legale della laurea.. ma cristo, perchè non si è insistito affinche fossero le università a gestire la faccenda?
Beh, diciamo che intanto vogliono tagliare 4 miliardi su 800 di spesa pubblica annuale e la cosa in un mondo normale non dovrebbe essere tanto difficile.. E' come se uno che guadagna mille euro al mese dovesse impegnarsi a risparmiarne cinque!
RispondiEliminaA mio parere il metodo sarebbe anche abbastanza semplice: gradualmente, dare a tutti meno soldi, con la possibilità di fare riassestamenti a livello di personale come avverrebbe in un'azienda e che si arrangino! Come disse qualche leghista che non ricordo, se ti accorgi che la vasca perde la prima cosa da fare è chiudere i rubinetti! Quello che sta succedendo nell'università italiana, ad oggi, è una tragedia per le nuove generazioni che vogliono intraprendere quella carriera ma sicuramente tra una quindicina d'anni - quando buona parte dei pesi morti si sarà pensionata - la situazione migliorerà perchè, volente o nolente, con il tappo che si è creato in questi anni, sarà entrata gente valida e capace di lavorare..
Il discorso tuo sul valore legale della laurea non lo capisco tanto: le università sono parte in causa, non possono essere chiamate a decidere in toto.. Se io fossi il rettore di una università del cazzo (ad esempio del polo di spezia o savona), sarei contrario perchè mi porterebbe a sparire.. Se fossi il rettore della bocconi sarei favorevole perchè la gente si laurea da me non per il titolo di studio in sè ma perchè sul pezzo di carta c'è scritto bocconi! (sul quinto postulato ne avevo scritto qui: http://ilquintopostulato.blogspot.it/2012/02/valore-legale-o-non-valore-legale.html )
Gradualmente dare a tutti gli enti meno soldi, non necessariamente al personale
Eliminasi forse l'esempio del valore legale della laurea era inappropriato (quello che intendevo, comunque, era non di delegare agli enti università la decisione, ma di delegare a loro la gestione del sondaggio, in modo da rendere il quesito stesso "piu vicino" agli studenti)
RispondiEliminaIn generale comunque sono d'accordo sul tagliare miratamente e gradualmente ma c'è un problema:
chi è ai vertici di un ente o un'amministrazione corrotta gliene frega assai se questa ha un bilancio fallimentare o meno.. loro continueranno a mangiarci sopra, e, se poi l'ente muore chi se ne frega
un po' come i parassiti.
un esempio (forse estremo) è la grecia: la corruzzione dilagante ha fatto si che pochi mangiassero addosso al resto del paese, sbattendosene addirittura del possibile collasso del paese stesso.