lunedì 28 maggio 2012
PELLEAS ET MELISANDE
Scritto da
Bolo
alle
18:51
Cari amici
torniamo seri. Vi propongo ancora una volta qualcosa di diverso, di nuovo. Datato 1902, questo Pelleas et Melisande di Debussy, unica opera scritta dal compositore francese, è assolutamente unica.
Prima di lanciarmi nella mia interpretazione e nella narrazione voglio solo dirvi che a un certo punto la protagonista dice "Je ne pas hereuse" ("Non sono felice"): alla prima rappresentazione gran parte del pubblico inizio a urlare cose come "Nemmeno noi!", prova che l'opera non era pronta per uscire allo scoperto. Sono convinto che nemmeno oggi la gran parte degli appassionati, dopo cento anni, la apprezzerebbe. Manifesto del simbolismo in musica ha segnato una svolta nella produzione operistica. L'atmosfera è fiabesca, vellutata, lontana dalle tante declamazioni che piacciono a me. Eppure ogni volta che la ascolto non posso fare a meno di assaporarne la bellezza intrinseca.
Tratta da un dramma del belga Maeterlinck, con il quale Debussy ebbe da ridire un sacco, l'opera (come quasi sempre accade) non vanta una trama originale. Sono la sua realizzazione e il sistema di echi a cui è sottoposta a essere originali. Potrei parlarvene come di un "Tristano e Isotta" antiwagneriano (contrario cioè allo stile e alle concezioni di Wagner, il cui tessuto musicale è pomposo ed enorme, che a me piace tanto). Ma non lo farò.
Golaud è un principe di una terra indefinita. Mentre caccia trova una fanciulla di nome Melisande che piange presso una fontana. Ella è misteriosa, sembra dire cose incomprensibili. Dopo averla portata al suo castello decide di prendersene cura e di sposarla. Suo fratello Pelleas è un giovane appassionato che si innamora di Melisande, non si sa bene se ricambiato o no. Dopo una serie di apparentemente futili accadimenti di carattere simbolico su cui non mi soffermerò, Golaud si convince che la moglie ormai incinta lo tradisca con il fratello. Pazzo di gelosia lo uccide e ferisce mortalmente anche lei. Nell'ultimo atto la aggredisce mentre è sul letto di morte per farsi dire se avesse effettivamente commesso l'adulterio. La fanciulla continua a parlare per enigmi, non risponde nulla di definito e muore senza nemmeno rendersene conto, dopo aver messo al mondo una bambina.
Tiriamo le fila. Il canto in quest'opera non c'è, si tratta quasi di un parlato accompagnato dalla musica. Mancano le arie, i momenti topici, le grandi masse musicali. Mentre tutte le eroine d'opera sanno bene quando stanno per morire, scartavetrandoci le palle per mezz'ora, Melisande si spegne da un momento all'altro, senza una parola. La musica è posata, piena di evocazioni, richiami, ammanta tutto di un clima indefinito, sospeso, sussurrato. Nessuno urla, nessuno sembra sapere quale sia il suo destino, nessuno sembra capire che cosa accade intorno a sè, è tutto allucinato, velato, accennato. A sfregio per l'opera francese gli atti sono cinque, a richiamare le opere dei tempi andati, ma tutti insieme durano meno di due ore e mezza (i tempi erano un pò più lunghini). Potete immaginare per quale ragione l'opera fu così male accolta.
Qui non c'è solo la storia. In certi punti il libretto sembra un'accozzaglia di cose a caso a cui dare un senso (a un certo punto si vede il figlio di Golaud, nato da un precedente matrimonio si impressiona alla vista di un gregge che va al macello e poi dice "Devo andare a dire qualcosa a qualcuno", al di fuori di ogni logica narrativa un minimo sensata; l'intero secondo atto si fonda sulla perdita della fede nuziale di Melisande... E' impossibile rendere tutto qui, dovrei scrivere un saggio).
Un'interpretazione banale, tutta mia, è autoreferenziale. Melisande è l'opera stessa che sta andando in scena (più in generale l'arte nuova, contrapposta alla vecchia), Pelleas è il poeta "alla ricerca della bellezza", emarginato dal pubblico e dalla società, Golaud è la presenza "antica", il pubblico, la critica, il mondo reale che vuole sempre una spiegazione razionale per ogni cosa e che, così facendo, dimentica la bellezza che c'è nel mistero del mondo (nelle cose solo accennate, nelle cose sfumate) e la rovina o, alle volte, la uccide.
Opera moderna allora questo Pelleas,che vi linko tutta (sottotitoli in inglese; la seconda parte dura venti minuti e la troverete facilmente). Se volete farvi un'idea andate ai minuti 1:09:50\1:11:50.
Alla prossima!
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